Siamo a dicembre, in pieno inverno, anche se ancora le temperature sembrano miti, almeno in città. Viaggiando in metropolitana leggo un articolo dell’ultimo numero di Panda che parla di papaveri, cardellini e raccolto sostenibile. Mi sembra strano leggerlo in pieno inverno, ma poi ne faccio un mio personale collegamento con il freddo, che ora vi racconto.
Nell’articolo, Fulco Pratesi parla dell’uso sempre più massiccio dei diserbanti e si augura che si possa tornare ad un’agricoltura più sostenibile. Questo per due motivi principali. Primo, i diserbanti chimici sono dannosi sia alla salute dell’ambiente, che a quella dell’uomo (ricordando, come esempio, il caso Atrazina del 1992), e causano spesso l’aumento del numero dei tumori. Secondo, i diserbanti provocano la scomparsa di una catena ecologica che arricchisce la biodiversità di ogni ecosistema.
Questa parte dell’articolo è molto bella e vorrei riportavela:
“ […] Un’agricoltura cerealicola rispettosa dell’ambiente può ridurre la competizione con le specie estranee, con una accorta rotazione delle colture […] In più, lasciando fasce periferiche dei campi alla libera diffusione dei fiori di campo (papaveri, fiordalisi,…) si favoriscono gli insetti impollinatori (soprattutto bombi e farfalle) e il controllo di specie dannose. […] Aiutando, inoltre, le specie ad esso legate, come i passeri – che preferiscono ai chicchi di grano quelli minuti, scuri e nutrienti dell’amaranto e del farinaccio -, come i cardellini e i verzellini che piluccano i semi dei fiordalisi e dei cardi, come le rondini e i balestrucci che si nutrono di insetti e le rare averle che insidiano i coleotteri più grandi. E, risultato non secondario, arricchendo di bellezza il paesaggio rurale. […]”
Perdere animali che fanno parte di una catena ecologica, crea danno a tutti gli altri animali e alle piante che da essi dipendono. Ma crea danno anche alla varietà del mondo animale e vegetale che i nostri figli non potranno mai conoscere. I fiordalisi sono rari nei campi e anche i papaveri stanno scomparendo, tra le coltivazioni del grano, ma anche ai bordi delle strade e lungo i fossati. Magari le generazioni future potranno vederli solo in fotografia, come oggi noi conosciamo specie che si sono già estinte.
Allora, adesso che siamo in inverno, che la temperatura si farà sempre più rigida e la neve ricoprirà il suolo, non lasciando possibilità agli uccelli di trovare cibo, aiutiamoli noi, con briciole di pane, ma non solo.
Edoardo, grande attivista e guardia ecologica, mi ha inviato questa bellissima tabella sul cibo preferito dalle varie specie di uccelli. Ve la riporto e la tengo anche io come promemoria, sperando di poter vedere tutte queste creature e di offrire a ognuna di loro, uno dei cibi preferiti, come “regalo” delle feste natalizie. Invito tutti voi a fare altrettanto.
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