Ieri c’è stato l’ultimo dei tre incontri dedicati a “I Menù Amici del Pianeta”, organizzati da WWF, in collaborazione con Adiconsum e Università della Tuscia. Lo scopo di questi incontri era quello di confrontarsi sul consumo sostenibile degli alimenti, anche perché sarà il tema portante del prossimo Expo 2015. Passo successivo, sarà quello di mettere in pratica le buone azioni apprese e diffondere la cultura della sostenibilità a tavola.
I tre incontri ci hanno permesso di scambiare idee, consigli, confrontarsi e hanno generato nuove domande e nuovi temi da approfondire.
L’educazione alimentare, nelle scuole e nella società, si basa soprattutto su 3 punti chiave:
- il contenuto e l’apporto di sostanze nutritive degli alimenti (più o meno calorici, più o meno ricchi di zuccheri o vitamine)
- la sicurezza alimentare (sofisticazioni alimentari, presenza di additivi, conservanti)
- la prevenzione (prevenire l’obesità, piuttosto che il diabete o il colesterolo)
Ma gli inglesi dividono correttamente la sicurezza alimentare in “food security” (che si può riassumere con: cibo decente per tutti) e “food safety” (tutto ciò che riguarda la salute).
E quando parliamo di salute e alimentazione, sorgono anche relazioni con l’ambiente, perché la salute è sì quella di ogni persona, ma anche quella della collettività e dell’ambiente.
Nella filiera legata al cibo, molte sono le connessioni con l’ambiente, l’atmosfera e la natura circostante. Pensiamo che il 40% degli impatti ambientali globali è dovuto alla produzione di CO2 legata al cibo oppure alle coltivazioni intensive che nel Sud del mondo, tolgono spazio alle foreste e alla biodiversità. C’è poi l’impronta idrica, cioè la quantità di acqua che ogni cibo porta con sé, dalla nascita, al suo consumo e il problema degli scarti alimentari, degli imballaggi da riciclare, dei chilometri percorsi dal mio alimento.
Insomma l’argomento è davvero vasto e non si può trattare tutto in un post. Quindi in questo primo post vorrei dare delle piccole indicazione concrete da poter applicare ogni giorno, perché il consumatore deve poter scegliere e per poter scegliere dev’essere informato.
LA SPESA Ogni volta che andiamo a fare la spesa, chiediamoci da dove arrivano gli alimenti che compriamo: preferiamo quelli delle coltivazioni locali e di stagione. Leggiamo bene l’etichetta per i prodotti elaborati e cerchiamo di preferire quelli semplici. Meno elaborato vuol dire migliore per la salute e meno dannoso per l’ambiente, perché ogni passaggio implica un costo e spesso un danno ambientale. Preferiamo, quando possibile, prodotti biologici e con poco imballaggio. Attenzione alla data di scadenza: compriamo solo quello che siamo certi di poter consumare, per evitare inutili sprechi. In questo modo la nostra spesa sarà sostenibile.
CONSERVARE I CIBI Una volta a casa, molti cibi vanno conservati in frigorifero. Se dobbiamo acquistarne uno nuovo, preferiamo quelli di classe energetica A+++ o A++, costano un poco di più, ma il risparmio energetico è assicurato. Disponiamo correttamente gli alimenti nel nostro frigorifero e posizioniamolo nel giusto luogo all’interno della cucina.
CUCINARE Anche quando cuciniamo, cerchiamo di non accendere troppi fornelli, di usare il meno possibile il forno elettrico (che consuma molta energia e molti soldi) e di sfruttare il vapore che si genere nello scaldare l’acqua per la pasta, ad esempio. E poi, per tritare, tagliare, affettare, utilizziamo i classici coltelli, invece degli elettrodomestici: si risparmia e ci si diverte di più!
APPARECCHIARE LA TAVOLA Anche nell’apparecchiare la tavola si può essere sostenibili, evitando di utilizzare stoviglie in plastica usa e getta.
MANGIARE Se abbiamo fatto una sana spesa, non ci saranno problemi. Meglio mettere nel piatto prodotti dell’orto, dei GAS (gruppi di acquisto solidale) o il più possibile biologici. Sarebbe anche consigliabile evitare di mangiare troppa carne e preferire pane, pasta, frutta e verdura.
SPARECCHIARE Se abbiamo seguito tutti i consigli fin qui elencati, sulla tavola saranno rimaste le stoviglie da lavare e pochi scarti. Smaltiamo i rifiuti in modo differenziato e, quando possibile, ricicliamo gli avanzi di pane, pasta, frutta e verdure, insomma tutto quello che sarebbe uno spreco buttare.
Per quanto riguarda le stoviglie da lavare, utilizziamo l’acqua della cottura della pasta o facciamo andare la lavastoviglie, ma solo a pieno carico.
Quello che è emerso dalle nostre discussioni, infatti, è che spesso parliamo di impronta ecologica e impronta del carbonio, ma non dobbiamo dimenticare l’impronta idrica, soprattutto nell’alimentazione.
E qui vi faccio l’esempio delle carote e di quanta acqua consumiamo per produrre 1 chilogrammo di carote, cucinarle, mangiarle, fino alla loro digestione, insomma:
- la carota contiene acqua in sé e serve acqua per annaffiare le piante
- serve altra acqua per pulirle e cucinarle
- poi ne servirà ancora per lavare i piatti e la pentola usati per cucinare e servire le carote
- e alla fine, pensate a quanti litri d’acqua saranno serviti dai semi alla digestione di 1 chilo di carote?
E con questo pratico esempio concludo il mio post, ma ne seguiranno sicuramente altri. Invito tutti a visitare il sito e a cominciare a pensare ad una ricetta sostenibile, (argomento probabile del prossimo post), e a mettere subito in pratica i consigli sulla spesa.
Ho provato a fare l’amatriciana senza pancetta dal sito che hai indicato (oneplanetfood). Molto saporita! E’ piaciuta a carnivori e non… 😉