Il 2015 ha portato alla luce a Milano la vigna di Leonardo da Vinci, un terreno al quale lui teneva moltissimo e che è visitabile vicino alla Basilica di Santa Maria delle Grazie.
La Basilica di Santa Maria delle Grazie è una chiesa molto conosciuta anche all’estero, o forse molto più conosciuta all’estero che in Italia. Nel suo refettorio, Leonardo da Vinci dipinse la famosa “Ultima Cena” conosciuta in tutto il mondo e visitata ogni giorno da numerosi turisti.
Di fronte alla Basilica, è stata aperta la casa degli Atellani, una storica dimora rinascimentale che racchiude un bellissimo giardino. In fondo a questo giardino è stata portata alla luce la vigna di Leonardo.
Leonardo e Ludovico, amici e collaboratori. Leonardo da Vinci e Ludovico Maria Sforza, detto Il Moro, nascono nello stesso anno, il 1452. Dal 1480, Ludovico assume la reggenza del Ducato di Milano e due anni dopo Leonardo si trasferisce da Firenze a Milano. Nel 1495 Ludovico il Moro incarica Leonardo di dipingere una “Ultima Cena” nei pressi della Basilica di Santa Maria delle Grazie. Nasce così il rapporto di lavoro e di amicizia tra leonardo e Ludovico.
Il 16 aprile del 1499, in occasione del 47° compleanno (il giorno prima) di Leonardo, Ludovico il Moro gli dona ufficialmente una vigna di 16 pertiche, cioè all’incirca 1 ettaro nella zona di campagna della vigna grande di San Vittore. Qui abita la famiglia degli Atellani, cortigiani degli Sforza ai quali Il Moro aveva donato le due case, vicine alla vigna.
Agli inizi del 1500 la vigna viene confiscata dai Francesi. Le truppe francesi invasero la città di Milano e conquistarono il Ducato. Leonardo si trova ad Amboise, in Francia, e, non potendo tornare in Italia, decide di dare in affitto la sua vigna. Alla sua morte, nel 1519, nel testamento si legge che la vigna dev’essere suddivisa in due parti uguali e lasciata a Gian Giacomo Caprotti, presso il quale Leonardo lavorò appena arrivato a Milano, e a Giovan Battista Villani, scrittore che lo seguì in Francia.
Una famiglia di vignaioli. Leonardo da Vinci era figlio di vignaioli e teneva molto alla sua vigna milanese. In questa zona, il Duca di Milano sognava di costruire un nuovo quartiere residenziale, dove alloggiare i suoi uomini più fedeli, come la famiglia degli Atellani e Leonardo. Un sogno comune che incontrò molte difficoltà e non si realizzò mai.
Dopo la morte di Leonardo la vigna venne dimenticata. La casa passò dalla famiglia degli Atellani a quella dei Taverna, dei Pianca e dei Martini di Cigala. Nel 1823 i Pianca vollero risistemare la casa.
Nel 1919 arriva il senatore Ettore Conti e acquista la proprietà. Fu lui ad affidare all’architetto Piero Portaluppi il progetto della ristrutturazione dell’edificio. La nuova casa degli Atellani fu inaugurata nel 1922. Portaluppi era un architetto molto famoso a Milano e aveva già lavorato al Planetario e a Villa Necchi Campiglio.
Ma la Seconda Guerra Mondiale arriva con tutta la sua distruzione e colpisce anche questa casa, distrutta quasi completamente durante i bombardamenti di Milano del 13 e 16 agosto 1943. La vigna di Leonardo venne di nuovo dimenticata fino ai nostri giorni.
Con Expo 2015, per volontà della Fondazione Portaluppi e dei proprietari della casa degli Atellani, la casa e la vigna sono di nuovo aperte al pubblico.
Il progetto della vigna. Nel 1920, studiando i documenti antichi, Luca Beltrami aveva rintracciato la posizione esatta della vigna e aveva fotografato l’area. Basandosi su questi studi, sono iniziati i lavori per riportare alla luce l’antica vigna. Grazie al lavoro dell’enologo Luca Maroni e agli studi della genetista Serena Imazio, insieme a Attilio Scienza, esperto del DNA della vite, si è riusciti a scoprire quale particolare varietà di vite era coltivata da Leonardo nella sua vigna.
Il vitigno di Leonardo. Nella Facoltà di Scienze Agrarie e Alimentari dell’Università di Milano sono stati analizzati in laboratorio alcuni campioni trovati durante gli scavi: gli studi hanno messo in luce la presenza di piante di vite, specie Vitis vinifera, la vite comune euroasiatica. A questo punto è stato possibile ricostruire il profilo genetico completo del vitigno di Leonardo. Grazie a questo lavoro, oggi siamo in grado di dire che nelle sue vigne Leonardo coltivava la Malvasia di Candia Aromatica.
Secondo Quattrocalici, il vitigno Malvasia di Candia Aromatica ha un sapore ricco e complesso, pieno di aromi primari di arancio, cedro, limone e note fruttate di pesca, albicocche e floreali (acacia, fresia, lavanda). Si coltiva tuttora principalmente in Emilia, nelle province di Piacenza, Parma e Reggio Emilia per produrre vini secchi semidolci, sia fermi che frizzanti.
Da poco la vigna di Leonardo è tornata in vita. I filari di vite sono lì dove Leonardo li aveva voluti. Anche il vitigno è lo stesso e spero che nei prossimi anni la raccolta dell’uva sia abbondante in modo da poter assaggiare un vino che lo stesso Leonardo amava. Questa vigna è un esempio dell’importanza della biodiversità nelle piante che sono per noi fonte di cibo e bevanda – e di questo argomento, biodiversità, piante e cibo, si parlerà presto sul blog.
Se siete a Milano, potete abbinare la visita all’Ultima cena con la casa degli Atellani e la vigna di Leonardo: uno spettacolo da non perdere che spero rimanga aperto al pubblico ancora a lungo. La casa avrebbe dovuto chiudere con Expo 2015 ma, vista l’affluenza di pubblico, la sua apertura è stata prorogata almeno fino alla prossima primavera.
Sul sito potete trovare tutte le informazioni sulla visita che dura circa trenta minuti ed è articolata in sette tappe: le corti di Pietro Portaluppi, la Sala dello Zodiaco, i ritratti del Luini, lo studio di Ettore Conti, la Sala dello Scalone, il giardino nascosto di Matteo Bandello e la vigna di Leonardo.
Waw!! Spero che qualcuno la mantenga viva questa vigna, visto che era stata lasciata incolta da quando è morto Leonardo Da Vinci 😀
Bellissima la vigna la casa il
ricordo, manteniamoli !
Sai che non mi ricordavo di aver scritto questo commento? 😀