Le figure femminili, assieme alla natura e ai fiori sono le protagoniste della mostra dedicata ad Alfons Mucha, uno dei maestri dell’Art Nouveau. E qui ho scoperto la forza del numero quattro.
Lo scorso anno ho visitato una piccola mostra, ma molto interessante, dedicata all’Art Nouveau e ne sono rimasta affascinata. Agli inizi del Novecento le prime osservazioni della natura, fatte dal vivo o con l’uso delle nuove tecnologie di allora, come i microscopi, hanno portato alla luce un mondo nuovo. In quella mostra, ho apprezzato gli animali e i fiori, oltre alle mille altre espressioni di quest’arte.
Visitando l’esposizione dedicata ad Alfons Mucha, invece, sono stata colpita dalla figura femminile. Per Mucha, la donna è al centro di tutto e la natura, le pietre preziose, persino i prodotti da reclamizzare, sono al suo servizio. La figura femminile domina in tutte le otto sezioni tematiche della mostra: il teatro, la vita quotidiana, la figura femminile, il giapponismo, il mondo animale, i materiali preziosi, il tempo e l’immaginario floreale.
Mucha ha inventato la pubblicità. Questo artista è famoso per aver creato numerosi cartelloni pubblicitari, con le donne protagoniste. Nel teatro, ha rappresentato la sua artista preferita, Sarah Bernhardt e le opere che andavano in scena all’epoca. Nel mondo della vita quotidiana, ha pubblicizzato diversi prodotti: biscotti, liquori, saponette, sempre mettendo l’immagine femminile in primo piano e lasciando a lei il compito di introdurre il prodotto.
Il periodo di inizio Novecento ha messo insieme due caratteri della figura femminile che Mucha è riuscito bene a far emergere: da un alto, la donna angelica, dall’altro la famme fatale. E allora, nel manifesto Job del 1896 si vede una donna con la sigaretta in mano per pubblicizzare una cartina per sigarette. Anche la sigaretta è stata vista, agli inizi del Novecento, come una conquista del mondo femminile, un articolo che fino ad allora era destinato solo agli uomini.
Altro interessante manifesto che racconta un’altra conquista del mondo femminile è Cycles Perfecta del 1902 dove si vede una donna in primo piano, vicino alla sua bicicletta.
Il mondo animale è una sezione della mostra che mi ha incuriosito (come potete ben immaginare). Il pavone è stato molto rappresentato, con la sua bellezza sinuosa, come simbolo di forza. Anche gli insetti e le creature sottomarine cominciano ad essere conosciuti e apprezzati. Inizia a comparire anche un certo gusto per il macabro, raccontato in mostra attraverso le opere di Hans Stoletenberg Lerche: pipistrelli, pesci e granchi ricordano i miti del Nord Europa. Ci sono anche zucche e lucertole, libellule, gufi e querce, fagiani.
Sette opere raccontano la forza del numero quattro. Torno dunque a quello che mi è rimasto impresso di questa mostra: la forza del numero quattro. Questo numero è ricorrente in molte opere di Mucha e credo che nasca dalla natura, precisamente dalle quattro stagioni. Quattro sono le stagioni, rappresentate da altrettante tipologie femminili. A partire da questa considerazione, l’artista ha proposto diverse volte (io ne ho contate almeno sette) nelle sue opere la forza del numero quattro.
1 – Le quattro stagioni sono davvero bellissime. Quattro diverse tipologie di donne per rappresentare le diverse stagioni dell’anno (e della vita). La primavera, vestita di bianco, circondata dai fiori e dal canto degli uccellini. L’estate, con i papaveri in testa e i piedi immersi nelle acque del ruscello. L’autunno, tra le piante della vite e i grappoli d’uva. L’inverno, vestita di verde, tra la neve e il gelo.
2 – Le arti. Sono quattro le arti: la poesia, la musica, la danza e la pittura. Sono quattro le donne che le rappresentano: la poesia, con la corona d’alloro, la musica, spavalda, a seno scoperto, la danza, che si muove a piedi nudi, la pittura, con il cerchio d’oro
3 – Le pietre preziose. Il topazio, nei colori del giallo e dell’oro, una donna seduta, le bacche in primo piano. Lo smeraldo, una donna in verde, con un serpente in testa, appoggiata ad una testa di vipera-drago. L’ametista, vestita di rosa, tra fiori di iris, con le mani tra i capelli. Il rubino, una donna con ciliegie tra i capelli, che mostra la sua rossa collana di pietre preziose, con ai piedi steli di poinsettia, la stella di Natale.
4 – I fiori. Quattro diversi fiori, per quattro donne diverse. Il garofano, una donna, di schiena, che ci spia con la coda dell’occhio. La rosa, una donna con uno sguardo sensuale, immersa tra questi bellissimi fiori. Il giglio, una giovane ragazza bionda, circondata da mille petali bianchi. L’ iris, una donna in primo piano, che accarezza gentilmente uno di questi fiori.
5 – Le ore del giorno. Il riposo mattutino è una donna seduta che guarda verso l’orizzonte. Le fantasticherie serali, raffigurate come una donna con la testa appoggiata sulle braccia, vestita di bianco, che comincia a sognare. La luce del giorno, è una donna che si alza, con lo sguardo verso l’orizzonte. Il risveglio del mattino, è una donna che cammina a testa alta, nella luce del sole, tra fiori gialli, come questa stella che ci illumina.
6 – Le stelle. La stella del mattino, una bellissima donna, seminuda, che cammina verso di noi, verso il mattino. La stella polare, una giovane ragazza, di schiena, che ammira la luce della stella alle sue spalle. La stella della sera, una donna che avanza, ma rivolge lo sguardo all’indietro. La stella al chiaro di luna, una ragazza, incerta, con la mano sulla bocca e un’aureola di luce sulla testa
7 – I dodici mesi. Sempre il quattro, che si ripete per tre volte nei dodici tondi che rappresentano dodici mesi e dodici donne.
Uno sguardo bellissimo, quello di Alfons Mucha sul profilo del viso, sulla sinuosità del corpo femminile, spesso rappresentato come una ingenua ragazza, a volte come una donna dallo sguardo sensuale. Uno sguardo sulla natura, sulla bellezza e sulla varietà della nostra flora. Uno sguardo sulle pietre preziose, sul loro colore, sulla loro forza. Come sempre, la forza del numero quattro.
*Nota* La mostra “Alfons Mucha e le atmosfere dell’Art Nouveau” resterà a Milano, a Palazzo Reale fino al 20 marzo 2016. Dal 30 aprile 2016 sarà a Genova, a Palazzo Ducale.
Giusto ieri sera ne parlavo con mia sorella. A me la mostra è piaciuta molto a lei un po’ meno perché ne aveva già vista una anni addietro a Monaco a quanto pare molto più ricca ed esaustiva. A ogni modo consiglio di andarla a vedere.
Grazie per il tuo commento, londarmonica. Anche a me è piaciuta la mostra di Milano, immagino che a Monaco sia stata più grande e più ricca e il confronto ha penalizzato Milano.
Bellissime descrizioni, grazie!
Magnifica mostra che trasmette, oltre alla bellezza femminile l’eleganza e la seduzione, anche il buon gusto per le belle cose dentro una splendida cornice quale è il Palazzo Ducale.
Giusy
Grazie a te, Giusy, per aver lasciato questo bel commento