Al Museo Scienza di Milano abbiamo parlato delle carriere delle donne in ambito scientifico e di genere. È stato presentato il Progetto Hypatia e ci siamo posti tante domande: perché i bambini non li vestiamo di rosa? Perché alle bambine non regaliamo meccano e microscopi?
Al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano ho partecipato alla mattinata “Genere e STEM” dedicata alla presentazione del Progetto Hypatia. La sigla STEM si riferisce alle parole inglesi Science, Technology, Engineering e Mathematics ed indica dunque le principali professioni in ambito scientifico.
Chi era Ipazia. Ipazia era una matematica, astronoma e filosofa greca, vissuta tra il IV e il V secolo d.C. Una delle più grandi intellettuali di Alessandria d’Egitto. La vita e il lavoro di Ipazia furono in difesa della scienza, specialmente durante il periodo di conflitti e restrizioni religiose. Ipazia, quindi, è stata presa come ispirazione per il progetto, in quanto matematica e astronoma e anche come simbolo di istruzione e conoscenza.
Il progetto Hypatia ha come fine quello di stimolare ed attrarre l’interesse degli adolescenti, in particolare delle ragazze, verso lo studio e la scelta delle professioni STEM sia di supportare l’orientamento alle carriere STEM, in modo da renderle più gender-inclusive. Per questo il progetto prevede la realizzazione di un kit di strumenti attraverso i quali gli insegnanti e gli altri stakeholder coinvolti (scuola, azienda, musei e istituzioni scientifiche) possono aiutare i ragazzi ad esplorare le diverse possibilità e competenze che le carriere STEM offrono. Complessivamente, lo scopo è quello di raggiungere 50.000 insegnanti e più di 250.000 giovani.
Milano è una delle cinque città che hanno dato vita al progetto. Oltre al Museo, coordinatore per l’Italia, i principali Partners del progetto sono: Science Centre NEMO di Amsterdam, The Bloomfield Science Museum di Gerusalemme, Experimentarium di Copenhagen, Universcience di Parigi, l’Università di Copenhagen, il network di musei Ecsite (European Network of Science Centers and Museums) e le aziende BureoQ, PPG e L’Oreal Foundation.
Durante la prima parte dell’incontro si sono svolti interventi, trattati da diversi punti di vista, sulla parità di genere e sull’orientamento alle carriere STEM. Interessante l’intervento di Pubblicità Progresso con la campagna “Punto su di te!” che ci dice come tuttora esista una grande disparità, in generale, tra uomini e donne, disparità che, per quanto riguarda lo stipendio, può arrivare fino al 30%. Inoltre: 1 donna su 4 abbandona il lavoro dopo il primo figlio.
“L’obiettivo è quello di sensibilizzare e ottenere la partecipazione attiva di tutti, in modo che la professionalità delle donne venga riconosciuta e valorizzata in termini di maggiore rispetto, stima e opportunità” come ha detto durante l’incontro il Presidente della Fondazione Pubblicità Progresso
La mattinata si è conclusa con il workshop “Indovina chi? Il gioco delle professioni”. E’ stato un momento per condividere idee e pensieri con i soggetti coinvolti, sfide e opportunità relative al progetto.
Qualche dato statistico. Se in Europa le cose sembrano andare meglio con il 40% di donne tra scienziati ed ingegneri, in Italia la percentuale di donne che occupano posizioni tecnico-scientifiche è tra le più basse dei paesi OCSE, il 31,71% contro il 68,29% di uomini: ci sono 2,15 uomini per ogni scienziata o ingegnera (fonti Istat ed Eurostat).
Solo il 5 per cento delle ragazze italiane di 15 anni aspira ad intraprendere professioni tecnico-scientifiche. Le donne che si iscrivono a discipline STEM sono, ancora oggi, meno degli uomini. Nel 2012 le neolaureate sono state il 62,2 % (fonti Ocse ed Eurostat).
Inoltre, a cinque anni dalla laurea le donne nei settori STEM soffrono di un divario salariale più alto rispetto ad altri settori.
“La possibilità di limitare le barriere di genere diviene fondamentale, soprattutto per l’Italia, non solo in termini di equità ed efficienza ma anche per creare opportunità e generare nuove ricchezze. In quest’ottica la costruzione di un hub italiano in cui collaborino musei scientifici, istituti di ricerca, aziende, fondazioni con insegnanti e studenti è centrale per compiere dei passi in avanti in termini di sviluppo e innovazione come Paese.”
Una mattinata interessante che mi ha fatto scoprire molto su Ipazia, sul lavoro in ambito scientifico e sui problemi che ancora oggi sono molti sia per le donne nella vita quotidiana che per le donne che vogliono intraprendere la carriera scientifica. C’è tanto da fare a partire dall’infanzia e spetta a noi cambiare le cose. Ad esempio i dati di indagini statistico-scientifiche ci dicono che i bambini sono più impegnati nello sport e in giochi che hanno a che fare con l’uso del computer, mentre alle bambine si chiede, fin dalla giovane età, di aiutare a cucinare, a spolverare, a lavare i piatti, presentandolo come un gioco.
Perché non vestiamo i bambini di rosa? Perché non regaliamo alle bambine microscopi e meccano? Sono solo due delle tante domande che mi hanno colpito e fatto riflettere.
0 commenti