Ho quasi finito di leggere un libro molto interessante: Selvaggi. Sottotitolo: “Il rewilding della terra, del mare e della vita umana”. George Monbiot ci racconta come cambiare il mondo in uno migliore partendo dal rewilding
Ogni tanto scopro dei libri per caso. Perché qualche casa editrice mi propone la loro lettura, come è successo con questo testo che Piano B Edizioni ha pubblicato lo scorso gennaio. Un libro sull’ecologia, un libro che ci invita a lasciare che la natura segua il proprio corso.
Il titolo è “Selvaggi” e il sottotitolo “Il rewilding della terra, del mare e della vita umana”. L’autore è George Monbiot, ambientalista, scrittore e giornalista britannico che ha collaborato con la BBC e con Guardian. Sulla copertina si legge:
“È il libro sull’ambiente più positivo e audace che abbia mai letto: se davvero vogliamo cambiare il nostro mondo, dobbiamo essere capaci di immaginarne uno migliore” (Thom Yorke)
Mi sono messa a leggere il libro perché c’è bisogno di positività. Purtroppo le notizie negative nel mondo della natura e degli animali abbondano ogni giorno, togliendo visibilità a quello che c’è di buono e di bello. Trovo giusto denunciare e far conoscere cosa non funziona, ciò che non va bene, quello che occorre cambiare, ma a volte sembra anche a me di essere sommersa da troppe notizie brutte da non poterne più. Allora parto alla scoperta del buono e del bello – e se segui la pagina Facebook del blog avrai notato che cerco di dare ogni giorno una buona notizia che riguarda animali, piante e natura.
George Monbiot racconta le sue avventure in giro per il mondo e in ogni ecosistema ci fa vedere quello che non va, cosa e dove abbiamo sbagliato, ma ci suggerisce anche di provare a tornare alla natura selvaggia.
Si parte dal Brasile. Lì vive il popolo degli Yanomami: questa gente abitava una zona di foresta che quasi non esiste più, un’area ora occupata dalle miniere.
“In 6 mesi 1.700 minatori (su un totale di 40.000) sono stati uccisi e il 15% della popolazione Yanomami è morto per malattia”
Al posto della foresta, al posto di un’antica popolazione ci sono oggi le miniere e
“il fiume scorreva morto, arancione, soffocato dall’argilla della foresta stravolta dalle miniere”
Cosa è successo in queste zone? Come mai noi uomini siamo cambiati? La vita di tutti i giorni e la tecnologia ci hanno allontanato dalla natura. Ma il selvaggio è dentro di noi, è un nostro istinto che permane. Questo “selvaggio” cerca di riportarci ad una vita più naturale, ricca di istinti, di odori, di sensazioni.
Ma come si fa? L’autore stesso se lo chiede. Come posso conciliare il mio lavoro, la mia vita, la famiglia con il richiamo al selvaggio? Tutti desideriamo una vita più ricca e più naturale, senza troppi schemi e comportamenti prestabiliti, piena di emozioni, di sapori, di odori che quasi non siamo più in grado di riconoscere.
Il rewilding: ecco la soluzione. La soluzione è nel rewilding della terra, del mare e della vita umana. Come si legge nel libro, la parola inglese rewilding viene tradotta col termine rinaturalizzazione e appare nei dizionari dal 2011. All’inizio significava “liberare gli animali in cattività per reintrodurli nella selvaticità”. Poi il vocabolo è stato utilizzato per “descrivere la reintroduzione di specie animali e vegetali negli habitat da cui erano state eliminate”.
Ora si parla anche di rewilding degli ecosistemi per descrivere una “restaurazione del selvaggio”. Si tratta di permettere ai processi ecologici di rimettersi in moto. La natura è data da un insieme di specie in relazione tra loro e con l’ambiente:
“Rewilding è resistere alla pulsione di controllare la natura: è permettere alla natura di trovare la propria strada”
Gli ecosistemi non sono terra selvaggia ma bensì terra determinata, non governata dalla gestione umana ma da propri processi. Il rewilding non ha punti di arrivo: lascia che sia la natura a decidere.
La caccia selvaggia e gli sgombri: un primo esempio. Nei vari capitoli del libro si attraversano varie aree geografiche e si racconta la natura e la vita di questi luoghi. Com’erano, come sono cambiati, come potrebbero essere se solo lasciassimo la natura più libera di decidere per sé stessa, senza intervenire troppo per riportarla dentro certi schemi che sono i nostri, quelli dalla specie umana.
L’autore è un appassionato di kayak e pesca in una zona dell’Irlanda che confina col mare. La pesca è cambiata notevolmente anche nel corso di pochi decenni. Risalendo i fiumi fino al mare George Monbiot ama rilassarsi lì dove ci si sente vivi e liberi, in riva al mare. Lì, in quell’angolo, in un posto tutto suo, quasi come fosse un santuario, un’area di pace.
Solo qualche anno fa ogni pescatore con una barca riusciva a pescare anche 200 sgombri all’ora. Adesso, se ne peschi una decina al giorno puoi dirti fortunato. Monbiot va alla scoperta del fiume, fino al mare, per capire cosa sia successo ai pesci. Ognuno ha una propria spiegazione di ogni cosa, si sa, ma c’è un’evidenza. Molte grandi navi al largo del Mare d’Irlanda risucchiano masse di sgombri, interi branchi, utilizzando dei tubi a vuoto. In questo modo la popolazione degli sgombri è notevolmente diminuita.
Il paradosso: farina per animali. Ma il bello – meglio sarebbe dire, il brutto – della faccenda deve ancora arrivare. A cosa servono queste migliaia di sgombri pescati? Non all’alimentazione umana, come sarebbe logico, ma per produrre farina di pesce da usare come fertilizzante o cibo per animali. Un’eccesso che il nostro ecosistema non può permettersi. Ogni pesce pescato dovrebbe essere usato per l’alimentazione umana.
Una volta spariti gli sgombri, il loro spazio viene occupato dalle tracine, animali che possono anche pungere causando danni seri all’uomo. Perché in natura il vuoto non esiste. E succede che in una giornata si peschino più tracine che sgombri. La soluzione sta nel rewilding. Basta con la pesca eccessiva e lo spreco di noi umani, lasciamo che la natura si governi da sè.
Se siete curiosi di saperne di più sul rewilding, vi suggerisco di leggere questo interessante libro. Ci sono esempi e casi che mi stanno incuriosendo e che vi racconterò in altri post. Perché abbiamo molte opportunità di avere una natura bella e piacevole e spero proprio che queste opportunità non vengano sprecate.
George Monbiot – Selvaggi. Il rewilding della terra, del mare e della vita umana – Piano B Edizioni – 2018 – 304 pagine – prezzo di copertina 17,90€
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