Parte il progetto The Ocean Cleanup

ECOLOGIA

The Ocean Cleanup è il progetto di un giovane ragazzo olandese, Boyan Slat, che vuole ripulire gli oceani dalla plastica che li inquina con un traguardo ambizioso: “entro il 2040 via il 90% della plastica dagli oceani”

Da molti anni tratto nel blog il problema dell’inquinamento di mari e oceani. L’anno scorso ho partecipato al convegno One Ocean Forum dal quale è emerso che mari e oceani sono gravemente danneggiati dall’eccesso di plastica. Qualche anno fa mi aveva molto colpito la lettura del libro “Come è profondo il mare” al quale ho dedicato una serie di post qui sul blog.

Questa estate molte persone si sono accorte dai gravi danni che la plastica porta ai nostri fiumi, ai laghi, ai mari e agli oceani. In molti gruppi di discussione, tante persone hanno iniziato a fare qualcosa in prima persona, come pulire un tratto di costa marina o aderire ad associazioni che lavorano a favore della salvaguardia dei mari. Eliminare il più possibile la plastica usa e getta dalle nostre vite è il primo passo da fare. Poi ci sono diversi progetti interessanti, tra i quali quello del giovane Boyan Slat.

Come funziona The Ocean Cleanup. Si tratta di una serie di tubi galleggianti posti sulla superficie dell’oceano, a forma di U, in modo da convogliare tutta la plastica al centro di questa figura. Senza l’utilizzo di motori, né l’intervento dell’uomo. Questa invenzione “inserita tra le migliori del 2015 da Time gli è valsa un posto nella lista di Forbes degli Under 30 più brillanti al mondo”

Il progetto. Dopo aver dato vita alla fondazione The Ocean Cleanup, Slat ha raccolto denaro da privati e tramite una raccolta fondi online, ha messo insieme un team di scienziati e dopo numerose prove fatte in laboratorio, ora il suo progetto è pronto per partire nell’Oceano Pacifico.

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Il progetto The Ocean Cleanup (foto©TheOceancleanup)

Il primo passo prevede di trascorrere un mese su di una barca al largo di San Francisco per osservare il funzionamento del tubo galleggiante. Un tubo galleggiante lungo 600 metri al quale è ancorato uno schermo galleggiante profondo sei metri – e non una rete che danneggerebbe gli animali marini. Questo sistema crea una zona di mare calmo nella quale dovrebbe fermarsi tutta la plastica che verrebbe poi raccolta dagli operatori e avviata alle corrette procedure di riciclo.

Un sistema da replicare. Il lungo tubo galleggiante, una volta appurato il suo funzionamento, verrà riproposto in almeno altre cinque zone degli oceani nelle quali la plastica si accumula e forma delle proprie isole di plastica, come il Great Garbage Patch. Si prevede di posizionare oltre sessanta tubi in tutto l’Oceano.

Un progetto interessante, proposto da un ragazzo molto giovane che si è posto come obiettivo quello di rendere la Terra e le sue acque un posto meno inquinato. Di certo non è la soluzione al problema dell’inquinamento da plastica ma speriamo possa funzionare per dare maggiore ossigeno ai nostri oceani.

Sabrina Lorenzoni

Sabrina Lorenzoni

Biologa ambientale

Blogger e green content writer, mi occupo di comunicazione digitale e divulgazione scientifica nei settori ambiente e biosostenibilità.

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