Durante l’evento Earth&Love 2020 si è parlato molto della plastica, un elemento non naturale che deve essere utilizzato e riciclato in modo corretto.
I problemi sanitari del 2020 ci hanno messo di fronte alla plastica e al suo utilizzo anche in ambito sanitario: plastica sì, plastica no? Come percepiamo la plastica dopo il 2020? Te ne parlo in questo post assieme al caso studio di Plastic Free.
La plastica nell’ambiente
Di plastica si è parlato molto durante l’evento annuale di &Love dedicato all’ambiente: Earth and Love 2020.
Infatti la plastica è l’elemento non naturale più presente nell’ambiente: bottiglie vuote, sacchetti e contenitori, oggetti di uso quotidiano vengono lasciati spesso per strada, sulle spiagge, ai bordi delle strade.
La plastica persiste per molto tempo nell’ambiente naturale. Perché un sacchetto di plastica si degradi completamente occorrono dai dieci ai trenta anni e possono servire cento anni per una bottiglia di plastica.
Per l’ambiente la plastica è un elemento estraneo che assomiglia molto, nella forma e nei colori a degli esseri viventi, vegetali o animali. Per questo le immagini ci mostrano tartarughe marine, pesci, uccelli che scambiano per loro cibo tappi di plastica, reti da pesca e altri oggetti simili che galleggiano nei fiumi e nei mari.
Gli animali che ingeriscono plastica muoiono soffocati. Se sopravvivono, soffrono molto perché il loro organismo non riesce più ad eliminare questa sostanza accumulata negli organi interni. Altre volte gli abitanti del mare si feriscono o restano mutilati da pezzi di plastica vaganti, quali le reti da pesca o i tondini che tengono insieme le lattine delle bibite.
La plastica non è un elemento naturale e per questo occorre utilizzarla solo se necessario e se non c’è un valido sostituto. Inoltre, una volta usata, occorre smaltirla correttamente.
Nel mondo solo il 20% circa della plastica viene eliminato nella raccolta differenziata. Molti paesi non hanno questa possibilità e la plastica spesso viene abbandonata nei fiumi e nei mari e si ritrova poi a galleggiare per anni o sminuzzata sotto forma di micropalstiche.
Oggi più che mai le persone sono sensibili alla plastica presente nell’ambiente. Grazie alle campagne degli scienziati e di chi si occupa attivamente di natura e ecologia, la maggior parte delle persone conosce i danni che la plastica può causare.
Tutti noi siamo attenti nel fare la raccolta differenziata, nell’evitare di comprare contenitori, packaging o bottiglie in plastica, nel riciclare il più possibile in modo corretto.
Come percepiamo la plastica dopo il 2020?
La pandemia che ci ha colpito nel 2020 ci ha fatto riflettere ancor di più sull’uso della plastica. Le mascherine e i guanti monouso in plastica che abbiamo usato per difenderci dal virus ci fanno pensare a come la plastica viene utilizzata e raccolta. Le immagini delle mascherine e dei guanti abbandonati nelle città, per strada, sulle spiagge, ci preoccupano.
Durante la giornata Earth and Love 2020, Enrica Tiozzo ha esposto i dati Ipsos su come è cambiata la percezione della plastica e dell’inquinamento ambientale dopo il 2020.
A lungo termine, i cambiamenti climatici rappresentano una crisi più seria di quella del covid19 per il 70% degli italiani intervistati.
Gli italiani sono oggi molto consapevoli a proposito di ambiente e sostenibilità.
Le persone si sentono responsabili: l’80% afferma che se c’è una crisi ambientale, questa è imputabile al genere umano.
In Italia tutti vogliono fare la loro parte (85%) privilegiando prodotti sani per l’uomo e per l’ambiente.
Per questo fanno molta attenzione quando acquistano, scegliendo prodotti e aziende che:
- utilizzano poco packaging (55%)
- prediligono materiali di riciclo (50%)
- assicurano un risparmio di energia e minor spreco (49%)
La pandemia ha riportato la plastica al centro del discorso sull’ambiente. Molta plastica monouso, comprese mascherine e guanti, sono visti come un problema se abbandonati nell’ambiente.
Il 53% degli italiani vede nella plastica un problema serio
Se tutti sono concordi che gli oggetti in plastica sono indispensabili nel settore ospedaliero e sanitario, nella vita quotidiana si raccomanda di smaltirli nella frazione indifferenziata e negli appositi contenitori per questo tipo di materiale.
Il 74% degli italiani crede inoltre che la tecnologia sarà di grande aiuto per lo smaltimento della plastica.
Oggi molta plastica di uso quotidiano, bottiglie e contenitori, viene riciclata e utilizzata come materia prima per nuovi prodotti.
Il 2020 ci ha reso più consapevoli di quanto la plastica sia necessaria e, in diversi casi, insostituibile. Allo stesso tempo ci ha fatto riflettere sul passaggio dalla plastica alla bioplastica, materiale che nasce dal corretto reimpiego della plastica stessa.
L’esempio di Plastic Free
Plastic Free Odv Onlus è un’associazione nata nel 2019 con l’obiettivo di informare e sensibilizzare sulla pericolosità della plastica, in particolare quella monouso.
Plastic Free è una piattaforma digitale che nel primo anno di vita ha raggiunto oltre 150 milioni di utenti e conta più di trecento referenti in Italia.
Come associazione è impegnata nella salvaguardia dell’ambiente e organizza passeggiate per ripulire le città, le spiagge, i boschi dai rifiuti in plastica.
La plastica è un materiale che non si trova in natura: è meglio utilizzarla solo quando è necessario. Nella medicina e negli ospedali per garantire l’igiene e la salute è senza dubbio insostituibile. Almeno al momento, fino a quando non saranno scoperti nuovi materiali, ma al di fuori di questi settori possiamo trovare valide alternative.
Si calcola che ogni anno 12 milioni di tonnellate di plastica finiscono nella natura
Gli animali, come abbiamo visto, ne fanno le spese, ma anche l’uomo. Le microplastiche abbondano nelle nostre acque e ognuno di noi, attraverso i cibi della catena alimentare, mangia un quantitativo di plastica pari a una carta di credito ogni settimana.
L’associazione Plastic Free promuove in tutta Italia passeggiate per ripulire la natura e l’ambiente dalla plastica. In particolare la loro attenzione è rivolta alle tartarughe marine attraverso un aiuto concreto al Centro di Recupero Tartarughe Marine di Calimera in Salento.
Nella giornata di Earth and Love 2020, Luca De Gaetano, Presidente di Plastic Free, ci ha raccontato quali sono stati i fattori vincenti per questa realtà digitale:
- la strategia comunicativa
- le scelte organizzative
- la formazione interna
- l’uso della tecnologia.
Quattro parametri hanno fatto la differenza per raggiungere il pubblico e trasmettere in modo chiaro e immediato il messaggio dell’associazione:
- Il nome comprensibile, semplice, immediato: Plastic Free
- Il logo con la tartaruga marina per indicare come la plastica danneggi l’habitat marino e per sottolineare l’impegno dell’associazione verso le tartarughe marine
- Il colore blu, un colore vincente, che ricorda le acque del mare, e trasmette calma e attenzione
- Le immagini di qualità, scelte con cura dallo staff di Plastic Free.
Un mondo senza plastica è per ora impossibile, ma forse nel futuro sarà realizzabile grazie alle nuove tecnologie.
A noi resta la scelta di vivere una vita sempre più plastic free, di consumare meno plastica e riciclarla meglio.
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