Rapporto IPCC: Europa, Mediterraneo, Italia

ECOLOGIA

È stato pubblicato il Secondo Volume, WG2, del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC sui cambiamenti climatici. Com’è la situazione italiana e quella del Mediterraneo? Quali rischi corre l’Europa e cosa può aiutarci a rallentare il clima che cambia.

Cos’è l’IPCC

La sigla inglese IPCC indica l’Intergovernmental Panel on Climate Change. Si tratta di un gruppo di studiosi, un foro scientifico nato nel 1988 grazie all’ Organizzazione Meteorologica Mondiale e al Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente allo scopo di studiare il riscaldamento globale. Il 28 febbraio 2022 è stato pubblicato il secondo volume, WG2, del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC, la più aggiornata e completa rassegna scientifica sui cambiamenti climatici.

Dell’IPCC fanno parte un gruppo di scienziati incaricati di studiare come cambia il clima, come possiamo contrastare e rallentare il più possibile questo cambiamento. Gli studi vengono fatti basandosi su temi generali.

I temi generali dell’ IPCC sono quattro e riassumono il lavoro che è stato fatto dagli scienziati:

  • analizzare gli impatti dei cambiamenti climatici a scala globale e regionale e valutare gli effetti sugli ecosistemi, la società, le infrastrutture, i settori produttivi, le città e gli insediamenti
  • valutare la vulnerabilità e i rischi futuri basandosi su differenti scenari di sviluppo socio-economico chiamati in italiano percorsi e in inglese SSP, Shared Socioeconomic Pathways
  • valutare le opzioni di adattamento in atto e quelle future
  • mostrare come il successo dell’adattamento sia legato al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, SDGs, Sustainable Development Goals

Tre sono le novità assolute rispetto alle precedenti edizioni dell’IPCC:

  • un maggiore sforzo di integrazione tra le scienze naturali, sociali ed economiche
  • l’unione delle conoscenze possedute dalle popolazioni indigene e dalle comunità locali alla tecnologia e all’innovazione
  • la grande importanza che viene riservata alla giustizia sociale.

Nonostante questo, la situazione del clima globale resta preoccupante: se l’aumento della temperatura rispetto ai valori dell’epoca preindustriale supererà 1,5°C, la capacità di adattamento del pianeta sarà molto limitata. L’adattamento e la riduzione dei rischi sono strettamente collegate alla mitigazione del cambiamento climatico:

“Maggiore sarà il riscaldamento del pianeta, più limitata e costosa sarà la capacità di adattamento”

(Piero Lionello, Università del Salento, CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici)
Rapporto IPCC: Europa, Mediterraneo, Italia

Cinque scenari per il futuro

Abbiamo visto che l’IPCC è un’assemblea, un insieme di studiosi del cambiamento climatico, provenienti da diverse aree del mondo. Gli studiosi che lavorano nei gruppi di ricerca per il documento dell’IPCC fanno numerose simulazioni di come sarà l’evoluzione futura del clima. Per questo hanno bisogno di dati comuni sulle emissioni di gas serra, dati che vengono raccolti secondo protocolli comuni e precisi, per poter essere confrontabili tra loro.

Sono stati individuati e studiati cinque percorsi socioeconomici condivisi, chiamati in inglese SSP Shared Socio-economic Pathways. Si basano su cinque possibili scenari futuri per realizzare cinque diversi percorsi:

  • SSP1, sviluppo sostenibile
  • SSP3, rivalità regionale
  • SSP4, disuguaglianza
  • SSP5, sviluppo basato sui combustibili fossili
  • SSP2, scenario intermedio tra quelli descritti.

Nel delineare questi scenari occorre tenere presente il livello di riscaldamento globale o GWL, Global Warming Level, definito come l’aumento della temperatura media globale dell’aria in prossimità della superficie terrestre rispetto al periodo preindustriale (1850-1900). Gli studi in questo caso considerano quattro diversi aumenti di temperatura pari a 1,5°C, 2°C, 3°C o 4°C.

Mettendo insieme i percorsi socio-economici, i dati del presente e del passato e i possibili aumenti di temperatura a livello globale, scrivono un report IPCC che spiega a livello scientifico come cambierà il clima nei prossimi anni.

La situazione è davvero preoccupante ma non dobbiamo arrenderci e credere che non ci sia più niente da fare. Al contrario, dobbiamo agire ora, agire bene.

Alla conclusione dei lavori viene scritto e diffuso un corposo documento in lingua inglese. Per la stampa, i cittadini e anche il mondo politico, come abbiamo visto col Summary, sono redatti dei riassunti, dei comunicati stampa ufficiali ai quali tutti hanno accesso.

Per l’Italia, il sito ufficiale di riferimento è il sito dell’IPCC Focal Point per l’Italia.

Il secondo volume , WG2, del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC sui cambiamenti climatici viene spiegato dagli esperti italiani nei suoi punti principali con un focus sull’Italia, l’Europa e il Mediterraneo.

Leggendo questi report si identificano 4 categorie di rischio per l’Europa: il Mediterraneo e la siccità sono punti essenziali da prendere in considerazione.

Il Mediterraneo e le 4 categorie di rischio per l’Europa

Il Mediterraneo e le 4 categorie di rischio per l’Europa

L’IPCC identifica quattro categorie di rischio per l’Europa e il livello di ogni rischio aumenta all’aumentare del livello di riscaldamento globale:

  • Ondate di calore sulle popolazioni e gli ecosistemi. Il riscaldamento riduce gli habitat adatti agli ecosistemi terrestri e marini e cambierà in modo irreversibile la loro composizione anche in Europa.
  • La produzione agricola è a rischio. Il caldo unito alla siccità porterà nel XXI secolo a perdite sostanziali di produzione agricola in tutte le aree dell’Europa.
  • Rischio di siccità e scarsità delle risorse idriche. Soprattutto nelle zone dell’Europa meridionale, un aumento della temperatura di 1,5°C è già pericoloso e il rischio è classificato come alto per un aumento della temperatura pari a 3°C. Già oggi in queste zone la domanda di acqua e risorse idriche è superiore alla disponibilità
  • Maggiore frequenza e intensità di inondazioni. Cambiano le precipitazioni piovose e nevose. Il livello del mare si innalza e i rischi per le persone e le infrastrutture in Europa aumenteranno, specie per le zone costiere, fluviali e pluviali.

La regione del Mar Mediterraneo sarà soggetta a forti impatti e rischi dovuti al clima che cambia. Il mare e la terra di queste zone si scalda molto già ora, soprattutto in estate. Diventerà più arida per l’effetto combinato delle minori precipitazioni e dell’aumento della traspirazione. Il livello del mare potrebbe aumentare in modo irreversibile, cioè indietro non si torna. Più aumenta la temperatura media del pianeta, più gli impatti saranno forti sulle zone attorno al Mar Mediterraneo.

I rischi sulle zone mediterranee sono resi peggiori da alcuni fattori:

  • la popolazione urbana è numerosa e in crescita e affronta male le ondate di calore
  • molte persone vivono in aree colpite dall’innalzamento del livello del mare
  • c’è una grave e crescente carenza di acqua e l’agricoltura ne richiede molta per l’irrigazione
  • l’elevata dipendenza economica dal turismo con problemi futuri per lunghi viaggi in aereo e crociere
  • la perdita degli ecosistemi: ecosistemi marini, delle zone umide, dei fiumi, ma anche delle zone montane dovute a pratiche non sostenibili come la pesca eccessiva o lo sfruttamento del suolo.

Il livello del Mar Mediterraneo è aumentato di 1,4 mm l’anno nel corso del XX secolo

Di questo passo, con l’aumento di emissioni in atmosfera, nel 2100 il livello dei mari si innalzerà di un metro.

La scarsità delle risorse idriche riguarderà dal 18 al 54% della popolazione, a seconda dell’aumento della temperatura. Più l’aria si scalda, più aumenta l’aridità del suolo.

Siccità: tema chiave dell’ultimo rapporto dell’IPCC

Siccità: tema chiave dell’ultimo rapporto dell’IPCC

Quello della siccità è un problema complicato perché è legato a molti fattori: aspetti sociali, fisici, economici di governance e ambientali. Molti sono i settori che risentono fortemente del problema della siccità:

  • agricoltura
  • produzione di energia
  • industria
  • approvvigionamento idrico per le case
  • ecosistemi.

La siccità è uno dei motori della desertificazione e del degrado del territorio. Causa la fragilità degli ecosistemi e l’instabilità sociale. Dipende dalla quantità di precipitazioni, ma anche dall’umidità del suolo, dalla portata dei fiumi e dalle acque sotterranee.

I rischi legati alla siccità sono previsti a livello mondiale. Lunghi periodi di siccità potrebbero portare a gravi condizioni di aridità anche in Europa. Anche se resteremo entro un aumento di 1,5°C di temperatura, oltre 120 milioni di persone sarebbero a rischio per mancanza di risorse idriche e siccità.

La siccità è molto legata anche al problema dello scioglimento dei giacchiai. Per questo gli scienziati stanno raccogliendo il maggior numero possibile di dati: la siccità è un effetto grave che non si vede nell’immediato. La siccità di questo mese di gennaio si farà sentire in primavera e in estate sulle coltivazioni. La riforestazione è senza dubbio un aiuto per per regolare il flusso dell’acqua e le risorse idriche anche attraverso servizi che la natura ci offre.

L’agricoltura dovrà far fronte alla siccità e alla mancanza di acqua con l’utilizzo maggiore di piante che richiedono poca acqua, ovvero specie a ridotto fabbisogno idrico.

“Il tema della siccità avrà un impatto diretto sulla vita e sui mezzi di sussistenza delle persone in tutto il mondo”

In conclusione: cosa fare?

  • dare un ruolo importante alla ricerca scientifica e alla raccolta di dati
  • avere un’agenda politica sull’adattamento ai cambiamenti climatici
  • investire in modo adeguato con finanziamenti adatti a risolvere problemi
  • includere le conoscenze dirette delle comunità locali
  • utilizzare al meglio la tecnologia e le innovazioni
  • basare le azioni sull’equità sociale e di genere.

 

 

 

 

 

 

 

Sabrina Lorenzoni

Sabrina Lorenzoni

Biologa ambientale

Blogger e green content writer, mi occupo di comunicazione digitale e divulgazione scientifica nei settori ambiente e biosostenibilità.

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