Desertificazione: cause e conseguenze sull’ambiente

ECOLOGIA

Le desertificazione è sotto ai nostri occhi per noi che abitiamo nella Pianura Padana. Chi è nato lungo le rive del Po e chi abita ancora là dice di non aver mai visto il fiume così in secca in inverno da trenta, forse cinquant’anni.

La siccità è l’anticamera della desertificazione e ci ricorda che il cambiamento climatico corre veloce ed è quasi inarrestabile. In questo post ti parlo in breve delle cause della desertificazione, le conseguenze e la situazione in Italia.

Cause della desertificazione

Nella Pianura Padana non piove da mesi e la siccità ha segnato il primo record climatico negativo dell’anno. Il 2022 ha il record dell’anno con l’inverno più secco. Il fiume più lungo e ricco di acque, il Po, sta soffrendo di una siccità invernale che chi vive lungo le sue rive non ricorda da trenta o forse anche cinquant’anni.

Quando parliamo di siccità sappiamo che è la porta d’ingresso verso la desertificazione. Nel mondo abbiamo superato i 7 miliardi di abitanti e oltre 3 miliardi vivono già in zone aride. Le zone aride oggi ricoprono il 45% delle terre emerse. Le Nazioni Unite hanno dato una definizione di desertificazione:

La desertificazione è il degrado nelle terre aride, semi-aride e sub-umide secche, dovuto a varie cause, inclusi i cambiamenti climatici e le attività umane.

Definizione di desertificazione secondo le Nazioni Unite

Si è da poco concluso, nel 2020, il Decennio che l’Onu ha dedicato ai deserti e alla lotta contro la desertificazione ma la situazione mondiale non è migliorata. Gli hotspot climatici (dall’inglese punti caldi) sono zone che hanno subito un calo di produttività della vegetazione: ricoprono il 9% delle aree globali aride e sono zone nelle quali vive mezzo miliardo di persone.

Le attività umane e soprattutto i cambiamenti climatici innescano un circolo che fa sì che le cause e le conseguenze della desertificazione sono quasi le stesse.

Le principali cause della desertificazione sono:

  • la cattiva gestione del suolo e il suo sfruttamento intensivo
  • la deforestazione
  • le monocolture con l’uso di prodotti chimici e gli allevamenti intensivi
  • i cambiamenti climatici.

Il suolo è un nostro prezioso alleato ma lo stiamo distruggendo. In primo luogo con la deforestazione: il taglio delle foreste e dei boschi danneggia in vari modi la natura, l’ambiente e la vita dell’uomo. Gli alberi producono ossigeno e mitigano la quantità di anidride carbonica che troviamo in atmosfera. Il suolo è un serbatoio di anidride carbonica: trattiene al suo interno questo composto. Il risultato di tutto ciò è molta più anidride carbonica in atmosfera, che fa alzare la temperatura e provoca il surriscaldamento climatico. Le piante regolano anche il ciclo dell’acqua: tagliandole si favorisce l’instaurarsi di un clima sempre più secco e arido.

Spesso gli alberi vengono tagliati per lasciare il posto a monocolture, cioè colture di una sola specie vegetale e allevamenti intensivi, pratiche che impoveriscono il suolo, aumentano la temperatura del Pianeta e portano con sé altri gravi problemi quali la perdita della varietà dei semi e dei vegetali e lo sfruttamento animale.

I cambiamenti climatici sono causa della desertificazione: meno piogge significa meno umidità e più siccità che porta presto alla desertificazione. Oltre il 75% del suolo globale è degradato e si stima che si arrivi al 90% entro il 2050.

Desertificazione: cause e conseguenze sull’ambiente

Conseguenze della desertificazione

Le conseguenze della desertificazione sull’ambiente e sulla vita dell’uomo sono principalmente:

  • perdita di suolo e biodiversità
  • minore disponibilità di acqua dolce
  • crescita dei centri urbani
  • migrazioni forzate di popolazioni

Il degrado del suolo lo rende più povero: meno alberi, meno specie animali e vegetali. Le specie che possono, emigrano verso altre zone. Le piante e altri microrganismi si estinguono. La perdita di biodiversità ha conseguenze anche sull’uomo: meno varietà di semi di specie coltivate come cibo e quindi una dieta meno ricca, più povera e meno varia. La siccità e la desertificazione rendono i suoli inadeguati alla coltivazione e all’agricoltura, un danno ambientale, ma anche sociale, economico e umano.

Se piove meno, se fa più caldo, non sono a rischio solo i bacini di acqua dolce come fiumi e laghi, ma anche i ghiacciai. Sono queste le nostre riserve di acqua dolce e con la desertificazione e le scarse precipitazioni rischiamo di perderle per sempre. L’acqua dolce è una risorsa preziosa e non è inesauribile.

Con l’inaridirsi delle campagne, le persone tendono a migrare verso le città. Le città diventano sempre più popolate ed è sempre più complicato viverci. Più persone in città significa più traffico di mezzi di trasporto, più inquinamento dell’aria dovuto al riscaldamento e tutto ciò torna ad intensificare il problema dei cambiamenti climatici.

Le migrazioni forzate di persone portano al problema delle città che diventano sempre più sovraffollate. Le persone che migrano sono disperate, spesso con seri problemi sociali ed economici. Anche queste sono conseguenze indirette della desertificazione. La povertà, la fame e la sete, portano disagi sociali, ribellioni, rivolte.

Senza contare che la desertificazione ha un enorme costo economico stimato pari a 15 mila miliardi di dollari l’anno. Per questo le Nazioni Unite hanno come obiettivo la neutralità del degrado del suolo (LDN, Land Degradation Neutrality). Significa rendere stabili o migliorare la qualità e la quantità delle risorse del suolo degli ecosistemi, grazie a pratiche virtuose che migliorano la produzione di cibo, fibre, energia, senza impoverire il suolo.

La neutralità climatica o carbon neutralty è l’equilibrio tra emissioni in atmosfera di gas serra che alterano il clima e quelle assorbite da foreste, oceani e suolo. Diventa sempre più un obiettivo prioritario per Europa, Nuova Zelanda, Cina, Regno Unito, Giappone e Sud Corea, stati che si sono impegnati a raggiungerla.

Desertificazione in Italia. Gennaio 2022 tra gli inverni più secchi della storia recente

Desertificazione in Italia

Come abbiamo visto, la desertificazione è un problema mondiale, che riguarda anche l’Europa e l’Italia. Africa, Asia, Medio Oriente ed Europa sono tra le zone più a rischio desertificazione nel mondo. In Spagna è a rischio desertificazione il 74% del territorio, comprese le Isole Canarie. In Italia le regioni a rischio siccità sono la Sicilia, il Molise e la Basilicata.

In Italia il 10% del territorio è classificato come molto vulnerabile e circa il 50% come mediamente vulnerabile.

Secondo il Ministero della Transizione Ecologica, MiTe, il 30% del territorio italiano ha caratteristiche tali da essere predisposto a rischio desertificazione

Ministero della Transizione Ecologica, MiTe

Il gennaio 2022 sarà ricordato come uno degli inverni più secchi della storia. Nell’Italia del Nord Ovest non piove da mesi e si conta il 78% di piogge in meno rispetto agli scorsi anni. In media in tutta Italia si registrano il 28% di precipitazioni piovose in meno.

l fiume Po è in secca come fosse agosto. Nelle zone del cremonese sono registrati livelli pari a meno sei metri sotto lo zero idrometrico. Le coltivazioni del mais e del grano sono a rischio, ancor più quelle del riso, tipiche della zone, che richiedono continui allagamenti.

La situazione è grave e occorre trovare soluzioni appropriate a breve e a lungo termine. Alcune delle possibili soluzioni per prevenire il problema della desertificazione o almeno per mitigarlo:

  • migliorare la gestione del suolo e delle risorse che ci fornisce
  • utilizzare meglio le risorse idriche con opportuni e moderni metodi di irrigazione
  • favorire la rigenerazione degli alberi
  • rispettare la stagionalità dei prodotti della terra
  • non forzare i tempi di crescita della natura
  • andare verso una carbon neutrality

Nel mondo esistono diverse buone pratiche per mitigare e prevenire il problema della desertificazione. Ad esempio, in Cile si adattano le tecniche agricole al suolo insieme ad un’adeguata selezione dei semi: questo ha portato ad un miglioramento delle condizioni del terreno. In Africa si è realizzata una grande muraglia verde di alberi. In diverse zone del mondo si pratica un tipo di agricoltura conservativa e si va verso una agroecologia.

 

 

 

Sabrina Lorenzoni

Sabrina Lorenzoni

Biologa ambientale

Blogger e green content writer, mi occupo di comunicazione digitale e divulgazione scientifica nei settori ambiente e biosostenibilità.

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