Dal 7 al 19 dicembre 2022 è in corso a Montreal in Canada COP 15, Conferenza delle Parti sulla Diversità Biologica. Cosa significa COP 15, perché è importante proteggere la biodiversità e la situazione in Italia: ecco cosa trovi in questo post.
Cosa significa COP 15?
Dal 7 al 19 dicembre 2022, a Montreal, in Canada si sta svolgendo la 15esima COP, ovvero Conferenza delle Parti. Non si tratta di una conferenza sui cambiamenti climatici, come quella appena conclusa, la COP 27: qui si parla della biodiversità a livello mondiale.
È una Conferenza delle Parti (COP) della Convenzione sulla Diversità Biologica o Biodiversità (CBD) delle Nazioni Unite. Le COP sulla biodiversità si svolgono ogni due anni per due settimane. A questo incontro internazionale partecipano 196 Paesi del mondo, quelli che hanno firmato l’accordo chiamato Convenzione sulla Biodiversità, ovvero quasi tutti gli Stati del mondo tranne lo Stato del Vaticano e gli Stati Uniti d’America.
La prima COP della storia, COP 1, si è svolta a Nassau, nelle Isole Bahamas (novembre-dicembre 1994). Ad ogni incontro sono ammessi i Governi dei 196 Paesi firmatari, i rappresentanti delle comunità locali e della società civile, oltre alla stampa e ai mezzi di informazione.
Questa COP 15 è particolare perché si sta svolgendo in due periodi diversi a causa della pandemia. Una prima parte dei lavori si è svolta online a ottobre 2021 e in questi giorni i rappresentanti degli Stati si trovano in presenza in Canada. Il Canada è Paese partner di COP 15 perché la presidenza di COP 15 spetta alla Cina in quanto è saltato l’incontro del 2019 a Kunming nella Repubblica Popolare Cinese.
Un importante appuntamento, iniziato con il discorso del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres che ha detto una grande verità:
La natura è la migliore amica dell’umanità. Senza natura, non abbiamo niente. Aria, acqua, cibo, energia: tutto deriva dalla natura. Nonostante l’importanza della natura, le abbiamo dichiarato guerra
Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres
Guterres ha ribadito anche che questa è l’ultima opportunità che abbiamo per salvare la natura.
Perché è importante proteggere la biodiversità
Altro punto cruciale di questa COP 15 consiste nel fatto che sono scaduti gli accordi sulla biodiversità mondiale che vengono presi ogni dieci anni. Nel 2010, in Giappone, sono stati approvati gli accordi noti come Aichi Target: dei 20 obiettivi previsti, gli studiosi concordano nel dire che non ne è stato raggiunto nemmeno uno. Non siamo riusciti a proteggere il 17% della superficie terrestre e il 10% delle aree marine.
Tre dati fra tutti sostengono quanto sia sempre più importante proteggere il nostro patrimonio naturale:
- 1 milione di specie animali e vegetali sono a rischio estinzione
- i tassi di perdita delle specie, a causa dell’uomo, sono 1.000 volte più veloci dei tassi naturali
- l’ultimo rapporto IPBES ci dice che circa il 75% degli ambienti terrestri e il 66% di quelli marini sono alterati dalle azioni dell’uomo.
La natura viene distrutta dai comportamenti umani, come dimostrano i sei principali fattori della perdita di biodiversità a livello mondiale:
- i cambiamenti dell’uso del suolo e dei mari
- le sfruttamento delle specie
- i cambiamenti climatici
- l’inquinamento
- le specie invasive
- il consumo e la produzione insostenibile.
In questi giorni negli incontri di COP 15 si discutono le bozze di oltre venti progetti per arrivare a definire un documento chiamato Global Biodiversity Framework che dovrà fare da linea guida per la biodiversità come l’Accordo di Parigi per il clima.
Fermare la perdita di biodiversità e proteggere i servizi ecosistemici: questi sono i due punti essenziali dai quali partire per arrivare ad un accordo finale. Oltre 1 milione di specie si sono già estinte. Se il mare e i suoi abitanti collassano, perderemo la pesca e la sopravvivenza di intere popolazioni. Allo stesso modo, la perdita delle api e degli insetti impollinatori impoverisce le produzioni agricole e ci porta ad una dieta sempre più povera e meno varia.
Il Global Biodiversity Framework dovrebbe contenere dai 20 ai 25 obiettivi, misurabili e monitorabili. Si parte dal 30-by-30 una sigla che indica la necessità di proteggere il 30% degli habitat terrestri e marini entro il 2030.
Il problema dei finanziamenti resta un punto chiave: gli inviati a COP 15 riferiscono che occorrerebbero almeno 100 miliardi di dollari l’anno per tutelare la biodiversità. Altro punto che crea discordia è la necessita di ripensare e rivedere i sussidi per le industrie e le multinazionali che inquinano e danneggiano gravemente l’ambiente e la natura.
Come succede per il clima, anche per la natura occorre una equa ripartizione dei benefici, benefit sharing, in modo che i benefici economici che derivano ad un Paese da una risorsa naturale presente nel proprio territorio possano restare al Paese stesso.
Lo Stato della biodiversità in Italia
Un interessante articolo di LifeGate fa il punto sullo stato della biodiversità in Italia. L’Italia è un hotspot di biodiversità, una zona molto ricca in specie. Di tutte le specie presenti, 240 sono a forte rischio estinzione.
Gli ultimi dati raccolti sulle specie vegetali e animali in Italia ci dicono che le piante sono una grande risorsa e contiamo:
- 8.195 specie di piante vascolari (le classiche piante)
- 1.169 specie di briofite (muschi e piante simili)
- 2.704 specie di licheni
Il mondo animale conta 60.000 specie sul territorio italiano. Il 98% sono Invertebrati e sono presenti oltre 1.300 specie di Vertebrati. Anche i mari italiani sono molto ricchi di specie: 2.800 specie compongono la flora marina e 9.300 specie la fauna marina.
Secondo le Liste Rosse IUCN delle specie a rischio, il 43% della flora tutelata resta classificata come minacciata a rischio di estinzione. In Italia numerose leggi tutelano la biodiversità e i territori: la Direttiva Habitat e la Rete Natura sono le principali, ma molto di più può essere fatto sia dal settore pubblico che da quello privato.
In attesa della fine dei lavori e delle decisioni di questa COP 15 pensiamo che le principali minacce alla natura sono date dalla plastica, dai combustibili fossili e dall’inquinamento.
Come ci ricordano le parole di Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite:
“Non facciamo della natura il nostro gabinetto e non permettiamo che a guadagnare dalla natura siano soltanto le grandi multinazionali”.
Fonti: Materia Rinnovabile – LifeGate – Italia Clima
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