Attivismo ambientale, arte e cultura, musei e cura dell’ambiente: come possono dialogare? Come sono in relazione tra loro? Se ne è parlato in due interessanti dibattiti durante la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, Fa’ la cosa giusta!
Anche quest’anno sono stata a Fa’ la cosa giusta! nella giornata di sabato e mi hanno incuriosito in particolare due dibattiti: li ho seguiti per capire meglio diversi punti di vista sull’ambiente e l’attivismo ambientale, i musei, l’arte e la cultura. Te ne parlo in questo post.
Arte, attivismo e cura dell’ambiente
Oggi sono molto utilizzate parole quali mitigazione, cambiamenti climatici, net zero: sappiamo davvero di cosa stiamo parlando? Con queste parole è iniziato l’interessante confronto dal titolo Arte, attivismo e cura dell’ambiente organizzato da Terre di Mezzo Editore presso Fa’ la cosa giusta!, la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili.
Rappresentanti dei movimenti Ultima Generazione e Fridays For Future hanno dialogato con rappresentanti di musei italiani, tra i quali il Muse di Trento. I musei devono aggiornarsi e migliorarsi. La transizione ecologica si gioca non solo tra chi si occupa di ambiente, ma in ogni campo e settore di lavoro. Musei e aziende e ogni singolo individuo devono tenere conto di quello che accade all’ambiente che ci circonda.
Non possiamo più voltarci dall’altra parte: il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, il problema dell’erosione del suolo, dell’acqua e delle risorse limitanti hanno un impatto su ogni singola persona e quindi riguardano ciascun cittadino. Siamo tutti attivisti per il clima, incluso chi lavora nei musei. Occorre unire le nostre voci e le nostre forze e agire tutti insieme nella stessa direzione perché la narrazione tende a dividere, mentre occorre inclusività e dialogo.
Di recente il Leopold Museum di Vienna ha inaugurato la mostra A few degrees more, inclinando alcuni quadri di artisti famosi come Klimt e Schiele per sottolineare il grande impatto che avrà un aumento di poche frazioni di gradi sul riscaldamento globale. Un esempio di come la fantasia può essere utile per sensibilizzare e raccontare il clima che cambia, anche all’interno di un museo d’arte.
Ai rappresentanti di Ultima generazione spesso vengono poste domande sulle loro azioni contro il patrimonio culturale, sul perché della vernice sui quadri e sui muri dei musei, come mai le proteste nelle strade e nelle piazze. La loro risposta è che il movimento non è violento, le persone si sdraiano per terra e non oppongono resistenza alle forze dell’ordine che le prelevano. Qual è il loro messaggio? Come si fa a indignarsi perché si arriva al lavoro o a casa con un ritardo di 15 minuti e non indignarsi per il cambiamento climatico, per l’uso dei combustibili fossili, per le risorse naturali che si stanno esaurendo, per le città che finiranno sott’acqua insieme a musei, opere d’arte e abitazioni?
Dall’altra parte, l’opinione di molte persone che vedono queste azioni come violente, come un danno all’arte e alla cultura, senza parlare del fatto che dopo uno o due episodi si perde “l’effetto sensazione”, si torna nella “normalità”, un po’ come accade con le notizie a livello giornalistico. Si rischia un disinteresse, una divisione nella società e non è quello che serve oggi. Serve essere uniti e agire presto e insieme. Chi si interessa al clima ha a cuore anche l’arte, la cultura e i musei.
I rappresentanti dei musei nel dialogo con Ultima generazione e Fridays For future si sono chiesti cosa si può fare? Come agire insieme? Gli attivisti chiedono alla politica di prendere decisioni rapide verso un abbandono dei combustibili fossili per salvare gli habitat e le risorse naturali, ma soprattutto gli uomini, la loro vita e le città. Venezia finirà sott’acqua, case e musei saranno allagati, le opere d’arte distrutte per sempre. Questa è la risposta degli attivisti. È questo che vogliamo? No! Allora perché non indignarsi, non protestare? Serve agire ora, non abbiamo più tempo a nostra disposizione.
Il messaggio che gli attivisti portano avanti è chiaro e nei musei sono i primi a sapere che, se il mondo subirà un disastro ambientale, tutti i musei e le opere d’arte andranno perdute per sempre. Gli attivisti chiedono ai musei di scioperare con loro, di aiutarli a diffondere il loro manifesto e quello in cui entrambi credono. I musei rispondono che sono a disposizione di ogni cittadino, pronti a dialogare e collaborare con tutti, con le istituzioni e con chi condivide il loro messaggio. Il museo deve muoversi per primo verso la transizione ecologica, fare sensibilizzazione, promuovere pensieri, idee e cambiamento proprio come ha fatto il museo di Vienna. I musei sono luoghi di incontro per tutti, non sono luoghi divisivi, non cercano ostilità e non si rivolgono alla politica: questo è quello che hanno espresso i rappresentanti durante il dibattito.
La bellezza e la cultura come valori condivisi. Sensibilizzare, far conoscere, andare in profondità sul significato degli eventi e delle notizie: tutti gli attivisti, i musei e i cittadini devono muoversi insieme in questa direzione. Essere connessi col mondo che cambia. Ritrovarsi a dialogare nei musei e nelle piazze. Ascoltare, dare spazio ai cittadini. Innovarsi. Essere consapevoli di quante bellezze naturali e artistiche stiamo perdendo: questi sono i punti in comune, non solo tra attivisti ambientali e musei, ma tra tutti i cittadini del mondo.
Il direttore del Muse ha fatto notare come i musei sono aperti verso gli artisti e verso ogni forma di arte. I cittadini oggi non comprendono questo modo di agire verso l’arte. Non sanno che le azioni sono fatte in sicurezza. Occorre un manifesto più chiaro per far capire il perché e il come di queste azioni, tutto è visto come una performance che in futuro capiremo meglio, ma che oggi crea divisione e confusione. Oggi soffriamo un distacco tra giovani e politica, serve portare urgenza alla politica e ogni attivista agisce in questo senso. Bisogna recuperare la dimensione politica di queste azioni.
Ai rappresentanti dei musei è chiaro che a tutti sta a cuore l’arte e la cultura. Il museo oggi può essere attivo, partecipare, mitigando i propri impatti sul clima, facendo azioni a favore della transizione ecologica, comunicando per costruire una società, come comunità e luogo di partecipazione e unione, in relazione al territorio.
Ambiente, scienza e bike 1,5°C
Nel secondo dibattito Bike 1,5°C sempre organizzato da Terre di Mezzo Editore presso Fa’ la cosa giusta!, ho avuto il piacere di incontrare Marirosa Iannelli e ascoltare in collegamento Omar Di Felice, entrambi nominati come me LinkedIn Top Voices Ambiente.
Andare in bici è un gesto semplice e bello, racconta Omar Di Felice: occorre narrare belle esperienze di mobilità sostenibile. Condivido la passione per la bicicletta a livello amatoriale, la utilizzo molto per i miei brevi spostamenti quotidiani in unione coi mezzi pubblici e con il camminare. Attirare le persone verso il bello, a piccoli passi, far vedere che un mondo diverso è possibile: come mi ritrovo in queste parole usate da Omar!
COP27 ha portato più attenzione e una consapevolezza crescente verso i problemi ambientali, anche se la comunità scientifica ha opinioni a volte contrastanti su questi meeting. Gli incontri a livello mondiale servono, si può e si deve fare di più, ma allo stesso tempo è sempre importante un incontro e un dialogo, dietro al quale c’è un grande lavoro di diplomazia.
Come ci ricorda Marirosa Iannelli, spesso le COP sono vere e proprie contraddizioni ma ci danno informazioni importanti dal punto di vista scientifico, sono delle linee guida da seguire. Abbiamo ancora la possibilità di restare entro 1.5°C di aumento di temperatura media globale, ma il tempo è davvero poco. Gli impatti su ecosistemi e risorse sono pesanti, perdiamo specie e biodiversità, la qualità della vita sarà peggiore dal punto di vista delle risorse economiche e alimentari. La scarsità delle risorse deve farci riflettere e agire, abbiamo visto come gli ultimi anni sono stati molto caldi e molto siccitosi.
In questi giorni si sta concludendo la Conferenza ONU sull’acqua: speriamo che i gesti contro la cultura non saranno più necessari in futuro ma ognuno cerca di attirare l’attenzione a suo modo. Rappresentanti degli attivisti per il clima di Fridays For Future sono arrivati ai tavoli delle COP per capire i processi dall’interno.
I cambiamenti climatici riguardano tutti, non più solo gli ambientalisti. Ognuno di noi dovrebbe attivarsi: chi preferisce seguire Ultima generazione, chi si unisce ai Fridays For Future, chi sceglie i musei o le piazze o altre forme di comunicazione e sensibilizzazione. Resta il fatto che serve confrontarsi con i politici portando le proprie competenze. È utile stare dentro i processi per capirli e comprenderli.
Parlare ancora di più di ambiente e clima per arrivare a chi deve prendere decisioni. Cosa dicono gli scienziati? Cosa dicono i dati e le ricerche? Abbiamo troppi strumenti e input, oggi è difficile focalizzare l’attenzione su qualcosa. Catturare l’ attenzione in modo giusto e al passo coi tempi non è facile.
Ogni goccia è importante, non siamo soli. Dobbiamo agire insieme, muoverci in bici, a piedi e coi mezzi pubblici il più possibile, comprare sostenibile, passare ad una dieta a base vegetale: l’ambiente è di tutti. Ciascuno deve iniziare a fare la propria parte.
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