Il libro di Anna Lisa Tota, Ecologia del pensiero, conversazioni con una mente inquinata, ci ricorda che il paesaggio naturale e quello mentale sono collegati. Ecco perché dobbiamo pensare bene per vivere meglio.
L’era dell’Homo videns e il pensiero lento
Il titolo del libro di Anna Lisa Tota, Ecologia del pensiero. Conversazioni con una mente inquinata mi ha incuriosito. Non leggo molto di sociologia e perciò i primi capitoli non sono stati facili da affrontare, ma sapevo che gli ultimi avrebbero ripagato l’impegno. Ecco alcuni spunti di riflessione nati dalla lettura del libro.
Le parole hanno un significato, ma portano anche con loro un’energia dei pensieri che le hanno prodotte: ecco perché pensare bene vuol dire vivere meglio.
Il paesaggio mentale è, al pari del paesaggio naturale, l’oggetto e il risultato consapevole di una scelta interiore, di uno sguardo dell’anima che sceglie dove posarsi e cosa guardare.
Ecologia del pensiero. Conversazioni con una mente inquinata, libro di Anna Lisa Tota
È certamente vero che siamo l’aria che respiriamo, la terra che calpestiamo, l’acqua che beviamo e ciò che mangiamo. Oggi siamo anche le immagini che vediamo, le parole che ascoltiamo. Tutto questo dovrebbe spingerci a volere un mondo non inquinato, un mondo sano, per avere di conseguenza una vita sana.
Perciò non è più sufficiente curare l’esterno: occorre più che mai cambiare i nostri pensieri, il nostro punto di vista, per creare un mondo migliore, una realtà sana e non inquinata, un mondo più equo e giusto per tutti gli esseri viventi.
Oggi è il tempo dell’istantaneità. Immagini e video veloci, letture veloci, è ciò che i moderni mezzi di comunicazione ci offrono in abbondanza. Il confronto con la velocità di computer e smartphone ci ha portato a essere come loro.
Ma noi non siamo computer e dobbiamo tornare a pensare lenti. Un esempio interessante del libro è quello del treno ad alta velocità. I treni ad alta velocità sono un’ottima invenzione ma non per questo, da quando ci sono, noi esseri umani corriamo a cento all’ora per competere con loro.
La cosa più difficile oggi è stare nel presente e pensare lentamente:
Nella contemporaneità sembra che uno degli esercizi quotidiani più difficili per tutti noi sia stare con la mente nello stesso tempo in cui si colloca il nostro corpo
Ecologia del pensiero. Conversazioni con una mente inquinata, libro di Anna Lisa Tota

Ecologia del pensiero. Conversazioni con una mente inquinata, libro di Anna Lisa Tota
La capacità di sperare e la connessione pensiero-movimento
Un’altra interessante riflessione nata dalla lettura del libro Ecologia del pensiero. Conversazioni con una mente inquinata riguarda la speranza. Perché oggi manca così tanto, perché non siamo più capaci di sperare?
Secondo quanto ha scritto nel suo libro Hope, Tia DeNora afferma che “sperare è un passo fondamentale per la felicità, per la qualità generale della nostra vita. Quando speriamo, ci prendiamo cura di noi, indipendentemente da quello che accadrà. La speranza è un atto di grazia e gratitudine verso il futuro. Se smettiamo di sperare, abbiamo perso quello che abbiamo, ciò che sostiene la nostra capacità di resistere e affrontare le difficoltà.
La speranza è necessaria per ogni cambiamento sociale e dunque anche per cambiare l’ambiente attorno a noi. Non ci sarà un vero cambiamento ecologico e ambientale senza la capacità di sperare per disegnare nuove opportunità per il mondo.
La speranza ha bisogno di tempo, è un lungo processo silenzioso e invisibile, fatto di microeventi e microdecisioni.
Non possono esserci capovolgimenti o trasformazioni positive se manca la capacità di sperare, perché è proprio da essa che dipende la possibilità di disegnare l’insieme delle probabili opportunità nel nostro mondo
Ecologia del pensiero. Conversazioni con una mente inquinata, libro di Anna Lisa Tota
Pensiero e movimento sono connessi. Ecco perché camminiamo mentre parliamo al telefono e facciamo una passeggiata all’aperto per avere un’idea o prima di prendere una decisione. Pensare riguarda il corpo, pensare a piedi permettere al pensiero di ascoltare e ascoltarsi, essere in un flusso, è un pensare profondo e leggero che porta benessere e pace.
Andare a piedi è sfogliare il libro e invece correre è guardare la copertina
Franco Cassano, Pensare a piedi
La sostenibilità responsabile e l’ecologia del pensiero
Un altro interessante spunto di riflessione nato dalla lettura del libro Ecologia del pensiero. Conversazioni con una mente inquinata riguarda la sostenibilità responsabile, o meglio uno sviluppo sostenibile responsabile. Sono concetti e comportamenti collegati.
Non basta più non inquinare, ma occorre farsi carico di ripulire il Pianeta dall’inquinamento passato e presente. Secondo Anna Lisa Tota:
La sostenibilità va pensata, narrata, praticata e insegnata
Pensieri, parole e azioni sono collegate in modo inscindibile. Il pensiero filosofico e scientifico vanno riconnessi tra loro, ma anche col corpo e col mondo terreno e sensibile. Il mutamento culturale che serve oggi passa da tutto questo. Ribellarsi all’inquinamento, agli imballaggi eccessivi, all’eccesso di rifiuti, allo spreco di cibo e vestiti è ripensare al rapporto tra uomo e natura, a un nuovo patto cooperativo che metta lo sviluppo sostenibile al centro di ogni scelta.
Quando il discorso narrativo della letteratura che tratta la relazione ecologica con l’ambiente viene meno per un intero popolo succede che viene meno anche la capacità di pensare al proprio rapporto con quella natura negata
Da qualche anno assistiamo ad una inversione di tendenza: il mondo vegetale, da grande escluso, torna ad essere al centro della riflessione degli studiosi, della progettazione delle città.
Allora ci accorgiamo che le foreste sono entità viventi che comunicano. Lo studioso Sven Erik Jørgensen ha dimostrato che gli ecosistemi, dopo grandi disastri ambientali, producono nuove conoscenze adattative e necessarie alla loro evoluzione.
Le foreste hanno una memoria. Non sono solo gli esseri umani ed altri animali ad averla. I boschi, le foreste, le singole piante così come gli interi ecosistemi ricordano.
Cosa significa Environing, fare ambiente
L’ambiente non è solo quello esterno. Da qui è nato un nuovo termine: “environing”, fare ambiente.
Fare environing significa calibrare in continuo l’interno e l’esterno, l’individuale e il collettivo. Vuol dire fare un gesto gentile nell’accettare di essere una specie animale tra tante altre specie animali e vegetali.
Oltre alla forza e alla determinazione della volontà occorre aggiungere la pacatezza della tranquillità per arrivare alla consapevolezza di “esercitare un potere rivolto al bene comune”.
È la forza tranquilla di chi è capace di cambiare il corso degli eventi in modo mite, fermo ma con una solidità interiore. Un’interezza del pensiero che sa che agire ed essere sono allineati e collegati.
Per una vita quotidiana ecologica, secondo il libro Ecologia del pensiero. Conversazioni con una mente inquinata, serve una quiete accesa.
Il nostro passato ci influenza, ma anche il nostro futuro, quello che incontriamo nel presente. Il futuro vivente è quello che ci appare nel presente, è quello che i popoli dell’Amazzonia conoscono bene perché loro sanno “cosa pensano le foreste”. Nei momenti in cui il futuro vivente bussa alla nostra porta, scegliamo chi essere e chi diventare.
La natura è madre perché ci tende le sue mani e ci abbraccia. Madre Natura è nell’abbraccio silenzioso ad un albero, nella passeggiata in un bosco, nello stare in silenzio in riva al mare o sulla vetta delle montagne. Madre Natura è la forza equilibrata che ci permette di affrontare le vicissitudini della vita.
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