Dieci eventi del FuoriSalone 2023 a tema sostenibilità e green

È in corso la Milano Design Week. Oltre al Salone del Mobile a Rho Fiera, la città si anima di eventi a tema sostenibilità e green all’interno del FuoriSalone 2023: ecco dieci suggerimenti per te. 

Il tema del FuoriSalone 2023 è Laboratorio Futuro. Stiamo tutti insieme studiando e sperimentando un futuro nuovo per il mondo e l’umanità. Un argomento che ci invita a domandarci: come immaginiamo il futuro? Come lo stiamo costruendo? È stato scelto per promuovere un confronto e un dialogo, tra le opportunità e le contraddizioni del nostro tempo.

Cercare insime un modo condiviso di affrontare quelli che sono i cinque punti chiave del nostro presente e che il FuoriSalone ha scelto come temi del 2023:

  • progettazione sostenibile
  • circular economy
  • innovazione dei materiali
  • rigenerazione urbana.

Gli eventi del FuoriSalone sono numerosi: ho cerato online alcuni suggerimenti di eventi e location più collegati al tema del green e della sostenibilità e te li condivido.

La torre Dry Days, Tropical Nights in Largo Treves vuole proporre una riflessione sul cambiamento climatico e sulla siccità, temi sotto gli occhi di tutti. Le città stanno soffrendo per la mancanza di piogge e le installazioni e le luci all’interno della torre ripercorrono questo cambiamento. L’edificio sarà ristrutturato dopo gli eventi del FuoriSalone.

L’area Isola Design District propone un festival e numerosi eventi collegati al tema della rigenerazione. Il riciclo e il riutilizzo, la sostenibilità nel design e nei materiali sono i punti in comune di numerose installazioni di questo quartiere di Milano da sempre coinvolto nella settimana del Design. Il sapere tradizionale incontra gli insegnamenti della natura e la mostra Nothing happens if nothing happens ci invita a riflettere su come agire ora per un mondo sostenibile.

The Circular Village nasce nei pressi del Palazzo della Regione Lombardia. Un’altra area che invita a riflettere sui temi della sostenibilità. I biomateriali e gli scarti industriali possono dare origine ad oggetti e progetti che mettono insieme sostenibilità ed estetica. Ecco che i numerosi materiali esposti in questo evento saranno poi riutilizzati e riciclati alla fine della settimana del design.

Numerosi incontri ed eventi si trovano nella zona del Brera Design District. Sempre interessante fare un giro all’Orto Botanico di Brera che quest’anno ospita l’installazione Walk the talk, energia in movimento sulla mobilità urbana.

Vivarium all’Accademia di Belle Arti di Brera mette in mostra una serie di materiali bio-based per far dialogare tra loro natura e innovazione. Qui si incontrano privati e startup per progettare insieme ai giovani un futuro equo e sostenibile. Sempre in questo distretto, molto interessante è il progetto Green Wise Italy Showroom di via Palermo che parla di progettazione rigenerativa e sostenibile del verde. Come possiamo mettere insieme natura e tutto ciò che è artificiale? Una sfida per un futuro che vede nel mondo sempre più elementi innaturali rispetto a quelli naturali. Un invito a valorizzare e a esaltare la bellezza della natura.

Dieci eventi del FuoriSalone 2023 a tema sostenibilità e green
Dieci eventi del FuoriSalone 2023 a tema sostenibilità e green

Il tema della plastica è ripreso ogni anno dal premio Ro Plastic Prize che si conclude con l’esposizione ideata da Rossana Orlandi che quest’anno tratta i temi della sostenibilità e dell’upcycling nella moda e nel design. Se il tuo settore di interesse è quello della moda sostenibile e del riciclo, troverai interessante visitare Re Collettive Milan presso Dropcity in via Sammartini: designer orientali uniti insieme per creare cambiamenti significativi.

Il mondo del packaging è molto legato alla sostenibilità ambientale e all’economia circolare. Al FuoriSalone 2023 questi temi si trovano nella mostra Best Packaging, l’etica del design. Ogni cittadino è un consumatore con abitudini diverse di acquisto e diversi criteri di scelta. Quello che ci accomuna è andare verso packaging naturali, riciclabili, compostabili. Si preferiscono i monomateriali, quelli da gettare nell’umido, materiali derivati da riciclo o da scarti alimentari, tutto ciò che unisce la natura all’innovazione.

Tema molto interessante a proposito di materiali è quello proposto da Giulia Cacopardo e Giuseppe di Terracquea nel progetto collettivo Human Mycorrhizae. Le micorrize sono un esempio di simbiosi tra piante e funghi, esseri viventi appartenenti a Regni naturali diversi che hanno trovato un modo di vivere con benefici comuni. Il progetto che propone elementi naturali quali lignina, funghi, miceli e invita a riflettere e a prendere esempio da questa relazione naturale.

Per fare in modo che il FuoriSalone non sia solo un evento di corsa, ho trovato un paio di iniziative interessanti. Connections, uno spazio immersivo e tecnologico presso Opificio 31 in via Tortona, invita a riflettere su quattro temi fondamentali del presente, ovvero la connessione tra sostenibilità, innovazione, futuro e mobilità. All’insegna dello Slow Design Week è anche lo spazio Dopo? che fa riflettere sul tema della lentezza, attraverso un luogo, uno spazio fisico, dedicato agli incontri, alla discussione e al dialogo, un luogo nel quale fermarsi, sostare per creare relazioni e connessioni.

Da segnalare una nuova zona che per la prima volta entra a far parte del FuoriSalone: l’area del Porta Venezia District, col progetto Futuro Impact che mette insieme i temi del cambiamento climatico, della città e della perdita di biodiversità.

Questo post nasce da segnalazioni e ricerche personali e dagli spunti offerti dall’articolo del sito ufficiale del FuoriSalone e da un secondo articolo di LifeGate. Buon Salone del Mobile e FuoriSalone 2023: che sia un’occasione per riflettere e agire insieme sui temi dell’ambiente, della natura e dell’economia circolare che sono sempre più parte integrante del design.

Keep Clean and Run for Peace 2023

Presentato il percorso della nona edizione della Keep Clean and Run for Peace 2023. Ero presente alla conferenza stampa e abbiamo fatto un po’ di plogging nei Giardini Indro Monatnelli a Milano. Perché il parco sembra pulito, ma non è così. Vieni a scoprire com’è andata e come partecipare alla eco-maratona più famosa d’Italia.

Cos’è il plogging e i suoi benefici

Il termine plogging è un neologismo, cioè una parola inventata. Deriva dal termine svedese ploca upp che significa raccogliere e dall’inglese jogging, correre. Questo termine è nato in Svezia nel 2016 da un’idea dell’atleta Erik Alström, ma la pratica del correre e raccogliere rifiuti è nata in Italia.

Fare plogging vuol dire raccogliere i rifiuti mentre si corre: corri e raccogli. Esattamente come nel Keep Clean and Run che si svolge da nove anni. Il plogging è uno sport ecologico che mette insieme l’utile e il dilettevole. I benefici del praticare la corsa li conosciamo bene, a livello fisico e mentale. In generale: correre diminuisce lo stress, favorisce la circolazione e la respirazione, apporta benefici a livello muscolare e la produzione di endorfine aumenta il benessere e il buonumore.

A questi benefici aggiungiamo il fatto che il plogging spesso è svolto in ambiente di mare, montagna o collina, lungo fiumi e laghi e permette di respirare aria ancora più sana e di godere della bellezza del paesaggio circostante. È uno sport che fa bene alla persona e alla collettività, ma anche all’ambiente. Ripulire dai rifiuti gli spazi aperti crea benessere per tutti coloro che frequentano quei luoghi e aiuta l’ambiente e la natura a ritrovare le loro condizioni di vita ideali.

Per praticare plogging non servono particolari attrezzature: bastano un abbigliamento sportivo, scarpe adatte alla corsa e guanti e sacchetti per raccogliere i rifiuti.

La mia esperienza di plogging ai Giardini Indro Montanelli di Milano

L’11 aprile 2023 ho partecipato ad un’esperienza di plogging ai Giardini Indro Montanelli di Milano. organizzata da Roberto Cavallo e AICA, Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale, prima della conferenza stampa di presentazione della Keep Clean and Run for Peace 2023.

Arrivati al parco ci siamo guardati attorno e ci siamo detti: il parco sembra già pulito, nonostante le giornate festive di Pasqua e Pasquetta e molti coriandoli sparsi. Ma non è così perché un occhio non allenato può essere tratto in inganno. Roberto Cavallo e lo staff di AICA ci hanno dato alcune indicazioni su come procedere nella mezz’ora dedicata al plogging nel parco. Attenzione ai movimenti da fare e non fare, quali tipi di rifiuti raccogliere, dove e come muoversi. Poi ci hanno consegnato guanti e sacchetto per la raccolta e ognuno si è mosso nel parco alla velocità di corsa o camminata preferita.

Ho partecipato più volte a giornate di raccolta rifiuti ma non sono allenata alla corsa. Così ho deciso di partire a passo veloce e girare tra le panchine e i viali del parco. All’inizio, l’occhio non allenato mi sembrava dire: non ci sono rifiuti. Ma sono bastati cinque minuti per ricredermi: il parco ne è pieno.

Tra i rifiuti maggiormente presenti, ho potuto trovare e raccogliere:

  • pezzi di plastica: bottigliette e bicchieri, involucri di fazzoletti di carta e carte di merendine
  • tappi a corona delle bottiglie di birra
  • mozziconi di sigarette
  • volantini in carta e pezzi di giornali
  • fili di plastica e naylon.

Ho trovato grande apprezzamento e molti ringraziamenti tra le persone del parco, segno che tutti noi siamo attenti alla natura che ci circonda ma dobbiamo impegnarci ancora di più per tenerla pulito.

Dopo mezz’ora abbiamo consegnato i nostri sacchetti e sono stati pesati: abbiamo raccolto circa sei chilogrammi di rifiuti in trenta minuti. Davvero incredibile se penso che all’arrivo tutti ci siamo detti: ma il parco è già pulito! Un’esperienza da provare, che è possibile praticare iniziando anche con una camminata veloce per poi passare con gradualità alla corsa.

L’attività di plogging di questa edizione della Keep Clean and Run for Peace 2023 ha come punto di partenza due problemi ambientali molto seri: i cambiamenti climatici e le plastiche e microplastiche presenti nelle acque che entrano a far parte della catena alimentare, oltre ai rifiuti, alla loro differenziazione e smaltimento.

Il programma della Keep Clean and Run for Peace 2023

Durante la conferenza stampa all’aperto all’intento dei Giardini Indro Montanelli di Milano è stato presentato il percorso della Keep Clean and Run for Peace 2023, una eco-maratona che si svolge in diversi Paesi europei all’intento del progetto Let’s Clean Up Europe, un progetto coordinato da AICA, Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale.

I cambiamenti climatici coinvolgono sempre più le zone dei ghiacciai: per questo motivo, quest’anno la partenza sarà proprio dal ghiacciaio della Marmolada, dalla Malga Ciapela e verranno attraversate tre regioni: Veneto, Trentino Alto Adige e Lombardia. La partenza è il 29 aprile 2023 e l’arrivo il 5 maggio 2023.

Il problema ambientale delle microplastiche nei laghi sarà affrontato e studiato attraverso campionamenti fatti nelle tappe dedicate a 14 laghi, in collaborazione con l’Università Statale di Milano.

Un percorso che ha lo scopo di raccogliere i rifiuti abbandonati nel nostro territorio, il littering, e sensibilizzare sui temi ambientali. In particolare, quest’anno si parlerà di giovani, sport, ambiente e impresa.

Il percorso della Keep Clean and Run for Peace 2023 si svolge in sette giorni con le seguenti sette tappe:

  1. Malga Ciapela – Predazzo
  2. Cavalese – Telve
  3. Castelnuovo – Trento
  4. Trento – Isera
  5. Rovereto – Ledro
  6. Ledro – Idro
  7. Malegno – Gandino

La città di Trento sarà coinvolta in occasione del Trento Film Festival. Durante la corsa, Roberto Cavallo sarà affiancato dal runner Vitor Pereira e dal fotografo Gianmarco Maraviglia.

Per saperne di più e per partecipare, visita il sito Keep Clean and Run for Peace 2023

Ambiente e attivismo ambientale

Attivismo ambientale, arte e cultura, musei e cura dell’ambiente: come possono dialogare? Come sono in relazione tra loro? Se ne è parlato in due interessanti dibattiti durante la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, Fa’ la cosa giusta!

Anche quest’anno sono stata a Fa’ la cosa giusta! nella giornata di sabato e mi hanno incuriosito in particolare due dibattiti: li ho seguiti per capire meglio diversi punti di vista sull’ambiente e l’attivismo ambientale, i musei, l’arte e la cultura. Te ne parlo in questo post.

Arte, attivismo e cura dell’ambiente

Oggi sono molto utilizzate parole quali mitigazione, cambiamenti climatici, net zero: sappiamo davvero di cosa stiamo parlando? Con queste parole è iniziato l’interessante confronto dal titolo Arte, attivismo e cura dell’ambiente organizzato da Terre di Mezzo Editore presso Fa’ la cosa giusta!, la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili.

Rappresentanti dei movimenti Ultima Generazione e Fridays For Future hanno dialogato con rappresentanti di musei italiani, tra i quali il Muse di Trento. I musei devono aggiornarsi e migliorarsi. La transizione ecologica si gioca non solo tra chi si occupa di ambiente, ma in ogni campo e settore di lavoro. Musei e aziende e ogni singolo individuo devono tenere conto di quello che accade all’ambiente che ci circonda.

Non possiamo più voltarci dall’altra parte: il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, il problema dell’erosione del suolo, dell’acqua e delle risorse limitanti hanno un impatto su ogni singola persona e quindi riguardano ciascun cittadino. Siamo tutti attivisti per il clima, incluso chi lavora nei musei. Occorre unire le nostre voci e le nostre forze e agire tutti insieme nella stessa direzione perché la narrazione tende a dividere, mentre occorre inclusività e dialogo.
Di recente il Leopold Museum di Vienna ha inaugurato la mostra A few degrees more, inclinando alcuni quadri di artisti famosi come Klimt e Schiele per sottolineare il grande impatto che avrà un aumento di poche frazioni di gradi sul riscaldamento globale. Un esempio di come la fantasia può essere utile per sensibilizzare e raccontare il clima che cambia, anche all’interno di un museo d’arte.

Ai rappresentanti di Ultima generazione spesso vengono poste domande sulle loro azioni contro il patrimonio culturale, sul perché della vernice sui quadri e sui muri dei musei, come mai le proteste nelle strade e nelle piazze. La loro risposta è che il movimento non è violento, le persone si sdraiano per terra e non oppongono resistenza alle forze dell’ordine che le prelevano. Qual è il loro messaggio? Come si fa a indignarsi perché si arriva al lavoro o a casa con un ritardo di 15 minuti e non indignarsi per il cambiamento climatico, per l’uso dei combustibili fossili, per le risorse naturali che si stanno esaurendo, per le città che finiranno sott’acqua insieme a musei, opere d’arte e abitazioni?

Dall’altra parte, l’opinione di molte persone che vedono queste azioni come violente, come un danno all’arte e alla cultura, senza parlare del fatto che dopo uno o due episodi si perde “l’effetto sensazione”, si torna nella “normalità”, un po’ come accade con le notizie a livello giornalistico. Si rischia un disinteresse, una divisione nella società e non è quello che serve oggi. Serve essere uniti e agire presto e insieme. Chi si interessa al clima ha a cuore anche l’arte, la cultura e i musei.

Attivismo ambientale, musei e scienza
Attivismo ambientale, musei e scienza

I rappresentanti dei musei nel dialogo con Ultima generazione e Fridays For future si sono chiesti cosa si può fare? Come agire insieme? Gli attivisti chiedono alla politica di prendere decisioni rapide verso un abbandono dei combustibili fossili per salvare gli habitat e le risorse naturali, ma soprattutto gli uomini, la loro vita e le città. Venezia finirà sott’acqua, case e musei saranno allagati, le opere d’arte distrutte per sempre. Questa è la risposta degli attivisti. È questo che vogliamo? No! Allora perché non indignarsi, non protestare? Serve agire ora, non abbiamo più tempo a nostra disposizione.

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Cisco Future of Work Week, quanto sarà sostenibile il lavoro del futuro?

Il mondo è cambiato, anche quello del lavoro. Come sarà il lavoro del futuro? Quanto sarà sostenibile? Sarà attento alle persone e ai luoghi di lavoro, tecnologico e ibrido. Se ne è parlato alla giornata di presentazione della prima Cisco Future of Work Week.

Il futuro del lavoro in Italia e nel mondo sta cambiando. Per discutere di questa evoluzione, Cisco Italia ha organizzato la prima Cisco Future of Work Week, presentata il 21 marzo presso Fondazione Feltrinelli a Milano. Ero presente alla mattinata di avvio dei lavori e ti racconto in questo articolo i temi chiave che sono emersi per rispondere alla domanda: come sarà il futuro del lavoro?

The world has changed: con queste parole Michele Dalmazzoni, Direttore della Divisione Collaboration Sud Europa, Francia e Israele, Cisco & Future of Work Leader Italy, ha aperto la giornata di incontri insieme a Marco Lorusso, giornalista.

La pandemia ha accelerato un cambiamento che era già in atto e, allo stesso tempo, ci ha fatto riflettere su chi siamo, sui nostri valori e sul tempo e lo spazio dedicato al lavoro nella nostra vita.

I nuovi modelli di lavoro del futuro

I nuovi modelli di lavoro del futuro avranno sempre più una dimensione ibrida e saranno guidati da tre parole chiave, secondo Cisco Italia: tecnologia, persone e spazi di lavoro

Mariano Corso, Responsabile Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano ha iniziato a raccontarci la nuova visione del mondo del lavoro come una tempesta perfetta che stavamo aspettando. Il covid ha accelerato la transizione digitale e la riflessione sui valori e sugli spazi personali. 

Con la pandemia, lo smart working è entrato in modo preponderante nella vita di molte aziende e di molti lavoratori. Ora che siamo usciti dal covid, non abbiamo ancora trovato il nuovo equilibrio del quale si parlava tanto. Forse un nuovo equilibrio non lo abbiamo ancora raggiunto e non si raggiungerà mai: viviamo in un mondo in continua instabilità, veloce e in evoluzione. 

Il mondo del lavoro non fa eccezione e per far fronte a questo cambiamento occorrono nuovi modelli di organizzazione sul lavoro e un migliore equilibrio vita-lavoro. In questi anni abbiamo visto esplodere fenomeni come lo Yolo, la great resignation e il quiet quitting: cosa dobbiamo aspettarci nel futuro del lavoro?

Secondo Mariano Corso, i punti chiave saranno:

  • le persone con le loro nuove aspettative sul tempo, sulle retribuzioni e sui luoghi di lavoro
  • un mismatch di competenze da colmare
  • le competenze digitali che assumeranno maggiore importanza
  • un futuro del lavoro collegato al futuro delle tecnologie
  • le tensioni esterne che sono imprevedibili in ogni settore.
Cisco Future of Work Week, quanto sarà sostenibile il lavoro del futuro?
Cisco Future of Work Week, quanto sarà sostenibile il lavoro del futuro?

Un lavoro a misura d’uomo e di natura

Nel suo interessante intervento Andrea Bariselli, Neuroscienziato e CEO di Strobilo, ci fa riflettere sul fatto che la tecnologia da sola non sarà l’unica soluzione al futuro del lavoro. Occorre mettere al centro gli esseri umani e rivedere il rapporto con la natura. Noi veniamo dalla natura, la vita nelle città è davvero troppo poco naturale e ci espone a stimoli eccessivi: luminosi, acustici, visivi. 

Il nostro cervello si adatta e favorisce la nostra sopravvivenza. Lavorando in ambienti chiusi e a contatto con molte persone, diversi parametri esterni incidono sul nostro rendimento e sulle nostre capacità: temperatura, umidità, rumore, sostanze presenti nell’aria, anidride carbonica e ossigeno. 

Misurare questi parametri nei luoghi di lavoro sarà più che mai necessario per avere uffici e luoghi di lavoro adatti alle condizioni di noi esseri umani. Anche oggi, nella sala dove è avvenuta la presentazione, sono stati misurati diversi valori: già dopo tre ore, fa troppo caldo, c’è troppa anidride carbonica e il nostro cervello si adegua. Di conseguenza ci sentiamo stanchi e affaticati e ci manca l’aria.

Un esempio concreto del fatto che gli esseri umani sono nati per stare nella natura. L’intervento di Andrea Bariselli si conclude con due importanti affermazioni sulle quali riflettere: le scelte del futuro si fonderanno sui dati, come quelli che raccogliamo oggi in sala, dati sull’uomo, sulla natura, sugli ambienti nei quai viviamo. Nel futuro sarà necessario riscoprire meraviglia e gratitudine.

Andrea Bariselli alla Cisco Future of Work Week

La sostenibilità negli ambienti di lavoro

La sostenibilità sarà la parola chiave del futuro nel mondo del lavoro e in ogni settore. Sostenibilità negli uffici significa:

  • spazi adeguati, non tropo ampi né troppo stretti, 
  • una buona illuminazione, 
  • comfort ambientale e negli arredi
  • la tecnologia che sarà di aiuto nel lavoro e nel living
  • aree diverse, ben organizzate e ben collegate tra loro. 

La bellezza sarà fondamentale: i luoghi di lavoro devono essere a misura d’uomo e tener conto della piacevolezza dell’abitare. La bellezza attrae e favorisce gli incontri, la condivisione e la collaborazione.  L’impatto sociale e ambientale non possono essere scollegati tra loro. Andiamo incontro ad un importante cambiamento culturale nella vita privata e nel mondo del lavoro. 

Di ambienti di lavoro sostenibili ha parlato anche Angelo Fienga, Director Sustainable Solutions, Cisco EMEA. I cambiamenti climatici sono al centro delle nostre vite: i report IPCC e lo slogan delle manifestazioni “there is no Planet B” ce lo ricordano ogni giorno. 

Oggi abbiamo la conoscenza e le risorse per cambiare e andare verso un mondo sostenibile. I dati, le misurazioni, le metriche e gli obiettivi sono fondamentali. Per raccogliere e analizzare i dati ci vengono in aiuto le AI, intelligenze artificiali, e la IOT, l’internet delle cose. Una tecnologia innovativa, che consuma meno, ci permette un notevole risparmio di energia e materie prime e ci aiuta a produrre meno anidride carbonica. Tutte le tecnologie ci migliorano la vita, ci permettono di risparmiare tempo da utilizzare per la nostra vita privata, per ritrovare un contatto con la natura, la bellezza e la meraviglia che spesso abbiamo dimenticato.

Il lavoro del futuro sarà:

  • flessibile e inclusivo
  • sicuro e in grado di ottimizzare le risorse
  • da remoto, con l’uso del cloud e senza carta, paperless
  • con la protezione e la sicurezza dei dati al centro.

Durante la mattinata gli esempi del Comune di Milano e di quello di Venezia col progetto Venywhere hanno raccontato un lavoro che si svolge ovunque, grazie a internet e alla tecnologia, in armonia con le persone e con l’ambiente, ibrido e digitale.

Un nuovo futuro del lavoro sta per nascere: speriamo che sia femmina

Questo il titolo dell’intervento di Silvia Zanella, manager, autrice, Linkedin Top Voice Lavoro. Un titolo che si ispira al suo ultimo libro “Il futuro del lavoro è femmina.”

Nel suo intervento, Silvia Zanella ha raccontato perché il futuro del lavoro dev’essere femmina. In primo luogo, le competenze necessarie saranno sia quelle tecniche, che le soft skill, molte delle quali sono diffuse e molto comuni nelle donne, come l’empatia, la cooperazione, la capacità di lavoro in team.

In secondo luogo, il modo di lavorare con al centro la persona, quasi senza unità di spazio e di tempo, è una modalità che permette alle donne di crearsi un lavoro su misura. Si crea una nuova identità, che unisce lavoro e vita privata, che fa della persona un insieme unico, con un suo progetto di vita. 

In terzo luogo, qualcosa si è rotto e dev’essere ricostruito. Siamo in questa fase di rottura col passato e siamo noi a dover creare nuovi luoghi di lavoro sostenibili, inclusivi, a misura di uomo e di ambiente. 

Questi sono i principali spunti emersi nella mattinata di presentazione della prima Cisco Future of Work Week che è proseguita con altri eventi in diversi luoghi della città e della provincia e si è conclusa venerdì 24 marzo 2023.

Come tutti i relatori hanno sottolineato, spetta a ciascuna persona, a ciascun lavoratore creare un futuro del lavoro che sia più che mai entusiasmante.

Come rendere la tua azienda carbon neutral in 5 passaggi con Up2You

Il blog curiosa di natura ha raggiunto la neutralità carbonica: ti racconto la mia esperienza con Up2You e come far diventare la tua azienda carbon neutral in 5 passaggi. 

Curiosa di natura è un blog carbon neutral

Sono felice di poter raccontare a tutti che in questo 2023 il blog curiosa di natura è diventato carbon neutral grazie al percorso fatto in questi primi mesi dell’anno con Up2You. Up2you, la stratup che ti aiuta a ridurre il tuo impatto ambientale, mi ha scelto come testimonial per raccontare il percorso del blog verso la neutralità carbonica.

Nel mese di dicembre ho fatto i primi passi informandomi, inviando i dati relativi al mio blog e al digitale che utilizzo per la mia attività di blogging, chiedendo di iniziare il percorso verso la carbon neutrality. Up2You mi ha accompagnato nei vari passaggi e ha analizzato i miei dati inviandomi un report finale. In questo modo ho iniziato il mio percorso verso la neutralità carbonica, scegliendo un progetto certificato che mi ha permesso di diventare carbon neutral.

Il mio blog è ora carbon neutral, certificato tramite blockchain e rientra nel registro delle certificazioni grazie ad Up2You, la prima azienda in Europa autorizzata a gestire crediti di carbonio certificati Verra e GS utilizzando la blockchain.

Dal report che Up2You mi ha inviato, risulta che nel 2022 il mio blog ha avuto una digital carbon footprint pari a 136 kg di CO2 equivalente: 99 kg sono dovuti al blog, mentre il resto si riferisce alle emissioni collegate al fatto di inviare mail, messaggi, fare telefonate o videochiamate legate all’attività di blogger e allo storage dei dati.

Ma a cosa corrispondono 136 kg di CO2 equivalente? Nel report si possono avere informazioni anche su questo dato perché non è facile farsi un’idea pratica. Corrispondono alla CO2 equivalente prodotta nel lasciare acceso un frullatore per 49 giorni o per ascoltare 74.000 canzoni in streaming.

Una volta calcolato il mio consumo di anidride carbonica, Up2You mi ha permesso di compensare le emissioni sostenendo un bellissimo progetto nature-based: il Rimba Raya Biodiversity Project in Indonesia. Si tratta di un progetto di protezione forestale che permette di salvaguardare un’ampia varietà di vegetazione sulla costa meridionale del Borneo.

Rimba Raya protegge circa 64.000 ettari di foresta torbosa e ripariale, catturando 3,5 milioni di tonnellate di CO2 l’anno, un progetto che salvaguarda la crescita di piante come le mangrovie, che necessitano di un ecosistema sano. Inoltre salvaguarda 422 specie animali tra le quali una delle ultime popolazioni di oranghi selvatici al mondo. Un progetto molto interessante anche per il fatto che contribuisce al raggiungimento di tutti i 17 SDGs, gli obiettivi dell’Agenda 2030.

Il progetto di protezione forestale Rimba Raya crea un’importante zona cuscinetto che permette al vicino Parco Nazionale Tanjung Ptuing di essere protetto dall’espansione delle aree industriali attigue, contribuendo ad assicurare a questa zona dell’Indonesia:

  • preservazione della biodiversità
  • sviluppo economico e sociale
  • miglioramento delle condizioni di aria e suolo
  • energia da fonti rinnovabili.

Sono molto felice di poter contribuire a rendere il mondo migliore, più verde e più equo per tutti anche attraverso la neutralità carbonica del mio blog e ringrazio i ragazzi di Up2You per questa opportunità.

Hai anche tu un blog o un sito o sei un’azienda che vorrebbe intraprendere lo stesso percorso verso la neutralità carbonica ma non sai quali passai fare in pratica? Te lo racconto in modo semplice nel prossimo paragrafo.

Come rendere la tua azienda carbon neutral in 5 passaggi con Up2You
Come rendere la tua azienda carbon neutral in 5 passaggi con Up2You

Come calcolare le emissioni di CO2 del tuo sito

Anche per la carbon neutrality, come per ogni impegno o decisione a livello personale o aziendale, il primo passo da fare è informarsi. Nel precedente post dedicato alla presentazione di Up2You, la startup che ti aiuta a ridurre il tuo impatto ambientale, ti ho parlato di come anche le attività digitali generano inquinamento e di come possiamo compensare le nostre emissioni con l’aiuto di Up2You.

È importante cercare di rendere minimo il proprio impatto sul Pianeta. Ogni azione produce CO2, anidride carbonica e quindi inquinamento atmosferico. Essere un sito carbon neutral significa avere un impatto neutro sul nostro Pianeta, cioè compensare al 100% tutte le emissioni nette prodotte in un anno.

Se lavori in ambito digitale devi sapere che anche il digitale inquina. Ti faccio qualche esempio:

  • se utilizzi 1 computer, in 1 anno emetti circa 230 kg di CO2
  • inviare 1 mail genera 19 grammi di CO2
  • 1 ora di videoconferenza produce da 150 grammi fino a 1 kg di CO2

Quindi il secondo passaggio da fare è quello di sapere quanto inquini. Quante sono le emissioni annuali di anidride carbonica del tuo sito? Non devi fare tu questo calcolo, lo faranno per te gli esperti di Up2You, attraverso il calcolatore online di carbon footprint.

In generale, un’azienda produce inquinamento attraverso le proprie attività. Queste attività e l’inquinamento associato a ciascuna di esse sono di tre tipi:

  • inquinamento diretto
  • inquinamento indiretto, come ad esempio i consumi energetici, l’elettricità utilizzata, i metodi di riscaldamento o raffreddamento
  • emissioni indirette non compensate, le più difficili da calcolare perché riguardano clienti e fornitori.

Riuscire a compensare almeno le prime due categorie di emissioni renderà la tua azienda carbon neutral.

In pratica, quali dati ti serve avere sottomano per rispondere al questionario? Ti serve conoscere, per il tuo sito o per la tua realtà digital, sette dati in particolare:

  1. il numero di mail giornaliere inviate, con o senza allegati
  2. quanto utilizzi la messaggistica istantanea, tipo WhatsApp o Telegram
  3. il tuo sito web quante visite ha all’anno o al giorno
  4. le ore di call fatte giornalmente
  5. l’utilizzo di servizi di cloud
  6. se sono presenti applicazioni scaricabili dal sito
  7. quanto consuma la tua connessione internet.

Con questi dati, grazie al calcolatore, i ragazzi di Up2You ti forniranno il tuo report aziendale nel giro di due settimane. Il calcolo delle emissioni di CO2 viene fatto utilizzando uno standard internazionale: G.R.I., Global Reporting Iniziative.

Una volta noto il dato relativo al tuo inquinamento annuale, sei pronto per il terzo passaggio: valutare una strategia aziendale di riduzione delle emissioni e compensazione delle emissioni non riducibili finanziando progetti di tutela ambientale certificati.

Per ogni azienda, Up2You propone una strategia personalizzata. Sarà importante avere comportamenti pratici virtuosi e compiere azioni quotidiane che limitano l’inquinamento prodotto. Ma solo questo non basta e occorre affiancare pratiche di efficientamento energetico per ridurre le emissioni di tipo non riducibile e arrivare alla neutralità carbonica.

Compensare le emissioni di tipo non riducibile significa ripristinare un equilibrio tra la quantità di CO2 emessa e quella catturata dai progetti di forestazione finanziati. La neutralizzazione delle emissioni avviene attraverso i crediti di carbonio:

“un credito di carbonio o carbon credit è uno strumento certificato, ufficiale e trasparente che attesta l’avvenuta cattura o non-emissione di CO2 attraverso progetti di tutela ambientale nati con l’unico scopo di compensare o ridurre le emissioni di CO2

Up2You propone ad ogni azienda un progetto che tenga conto dell’attività svolta dall’azienda, della sua mission e della vision. I progetti di tutela ambientale che Up2You finanzia rientrano in due categorie principali:

  • progetti nature-based, che hanno l’obiettivo di preservare le foreste e la biodiversità
  • progetti technology-based, finalizzati allo sviluppo di tecnologie volte alla cattura o alla non-emissione di CO2

Entrambe le categorie di progetti aiutano, supportano e coinvolgono le comunità locali.

A questo punto è quasi fatta. Il tuo impegno sarà certificato grazie a Verra, ente internazionale che sviluppa e gestisce i crediti di carbonio, e registrato in un registro tramite blockchain.

Up2You è la prima azienda in Europa autorizzata a gestire crediti di carbonio certificati Verra e GS utilizzando la blockchain, una tecnologia innovativa che permette di salvare informazioni digitali in modo sicuro e trasparente. Potrai mostrare a tutti, sul tuo sito, il tuo certificato che attesta il tuo impegno ambientale e il nome della tua azienda sarà rintracciabile da tutti attraverso un registro pubblico.

Rendi il tuo sito carbon neutral con Up2You e contribuisci a rendere il mondo più sostenibile perché il futuro dipende da te: it’s up to you!

My Plant and Garden 2023, le tendenze del green

Dal 22 al 24 febbraio 2023 si è svolta la settima edizione della fiera del green e del florovivaismo. Ecco le tendenze per quest’anno con grande attenzione all’ambiente e all’economia circolare.

Chi sono e quanti sono oggi gli amanti del verde in Italia

Il mondo del giardinaggio italiano è in grande espansione. Secondo un’indagine presentata al Salone Internazionale del Verde 2022(*) ci dice che i pollici verdi in Italia, ovvero chi coltiva piante in casa, sul terrazzo o in piccoli giardini, sono passati da 16 milioni nel 2019 a quasi 20 milioni nel 2020. Se pensiamo che dieci anni fa gli appassionati di verde erano circa 10 milioni, possiamo notare i numeri di questa grande crescita: oggi un italiano su tre ha piante e fiori in casa e sul balcone.

Anche il numero di hobbisti che curano un giardino o un orto, gli interessati al giardinaggio amatoriale, sono aumentati di circa il 7%. Quello dei fiori e del giardino è un settore in crescita con aziende che si confrontano sempre più con i temi della sostenibilità ambientale e dell’economia circolare.

Secondo questa ricerca commissionata da My Plant and Garden in collaborazione con Nomisma, Passione Verde ed Edagricole, i pollici verdi e cultori delle piante si dividono in due grandi categorie. Al primo gruppo appartengono gli entusiasti del verde, appassionati di giardinaggio in casa e sul balcone, abitano in prevalenza al Nord Italia, sono donne con un’età media di 45 anni. Tra i fiori, prediligono le orchidee e coltivano piante aromatiche, piante grasse e ornamentali, ma anche aromatiche e alberi. Nel secondo gruppo troviamo gli esperti del verde che dedicano diverse ore la settimana a curare orti o giardini fuori casa. Si trovano sia al Nord, che al Sud, dove hanno appezzamenti di terreno di maggiori dimensioni. Producono soprattutto ortaggi e verdura per autoconsumo e hanno in media 53 anni. Per i loro acquisti si rivolgono a garden center specializzati e a consorzi agrari.

Per tutti gli appassionati di orti, verde e giardini, questa edizione di My Plant and Garden ha portato alla luce alcuni nuovi trend che mostrano grande attenzione all’ambiente e alla sostenibilità.

Economia circolare e sostenibilità, le parole chiave del 2023

In questa edizione 2023 di My Plant and Garden, come sempre dedicata al verde e alla sua progettazione, una prima impressione è proprio quella di una grande attenzione alla sostenibilità e all’economia circolare. Sempre meno fiori ed oggetti in plastica, sempre più attenzione all’ambiente e agli ecosistemi naturali.

I vasi sono in terracotta, porcellana o materiali di riciclo. Anche le sementi, i concimi e i terricci sono realizzati per rispettare l’ecosistema del suolo ed evitare l’inquinamento da plastica.

Una grande svolta green è quella alla quale stiamo assistendo, non solo da parte dei consumatori, ma anche da parte delle aziende e delle istituzioni e associazioni che progettano il verde pubblico e urbano.

Una seconda importante tendenza per gli amanti di orti e giardini è proprio il giardinaggio lento. Lo slow gardending è un giardinaggio che lascia spazio alla calma e alla tranquillità, permette di osservare e toccare gli elementi vegetali e il terreno, di trascorrere tempo nel verde e conoscere gli animali che ne fanno parte, dalle api alle farfalle, fino ai lombrichi e alle larve di insetti che popolano il più grande ecosistema chiamato suolo. In questa nuova ottica si lascia grande spazio alla biodiversità, il giardinaggio include i principi del bio e dell’ecologia, vengono preferite le piante autoctone e si eliminano le sostanze chimiche nocive o non necessarie. Si torna a riscoprire la permacultura e le antiche tecniche di coltivazione del suolo.

La scelta delle piante e del tipo di coltivazione tiene sempre più conto dei cambiamenti climatici in atto, che tutti noi osserviamo ogni giorno. In periodi di grande siccità diventa essenziale conservare l’acqua e utilizzarla in modo razionale e con parsimonia. Le piante resistenti alla siccità, le piante grasse e succulente entrano a far parte dei giardini e delle case. Il paesaggio diventa un paesaggio sostenibile, che punta la sua attenzione sulla semplicità e sulla sobrietà, privilegia il riciclo e la conservazione degli ecosistemi naturali. Le prime due grandi novità riguardano dunque l’attenzione all’economia circolare, alla sostenibilità, ai cambiamenti climatici: temi che entrano a far parte delle scelte delle piante per le nostre case e i giardini.

Oltre ai consumatori, anche le aziende sono coinvolte in questo percorso verso un gardening più semplice, più equo e rispettoso della natura. Nella zona della fiera dedicata al Garden Center New Trend l’attenzione è rivolta al Bchanging – essere in cambiamento. Un invito alle aziende che si occupano di fiori, piante e accessori per il giardino a far parte del cambiamento in atto, a trasformare in chiave sostenibile non solo i propri spazi espositivi del negozio rivolti alla clientela, ma anche l’organizzazione aziendale stessa, ripensando al modo di fare business attraverso percorsi di cambiamento che portano alla trasformazione in B-Corp e società benefit. Anche le aziende svolgono un ruolo fondamentale nella sensibilizzazione sull’importanza del collaborare col consumatore per risolvere i problemi ambientali, etici e sociali del nostro tempo.

Quattro sono i concetti guida di questo cambiamento in atto:

  • sostenibilità
  • cambiamenti climatici
  • economia circolare
  • etica.

Il colore e le tendenze 2023 a My Plant and Garden

Gli ultimi due trend riguardano il mondo del vegetale e del colore. Questo 2023 è caratterizzato dal colore dell’anno scelto da Pantone. Si tratta del Pantone 18-1750 Viva Magenta. Un colore nato dalla fusione tra caldo e freddo, un incontro tra tecnologia e natura. Colore definito “non convenzionale” che si ritrova in molti fiori e nei colori delle foglie dei paesaggi naturali. Una tonalità vibrante, un colore ibrido che ha origine nella natura. Pantone lo ha definito così:

“un rosso animato che si crogiola nella pura gioia, incoraggiando la sperimentazione e l’espressione di sé senza limiti”

Pantone 18-1750 Viva Magenta

In molti fiori che coloreranno i nostri giardini sono presenti le tonalità del rosso e del rosa scuro, in palette col Colore dell’Anno 2023.

Molte sono le tendenze per chi ama le particolarità e lo stile. My Plant and Garden definisce il must have del 2023: la giungla selvaggia. Pergole e piante rampicanti, con piante e fiori di diverse forme , colori e dimensioni.

Per gli esperti di specie botaniche, My Plant suggerisce le tendenze per questo nuovo anno:

  • orchidee
  • broccolo per le eduli
  • celosia
  • amaryllis per i bulbi,
  • rudbeckia
  • spirea.

Tra le piante di design o varietà rare, faranno tendenza in questo 2023:

  • monstera albo variegata tra le piante di appartamento
  • begonia maculata e begonia dall’ala di angelo
  • alocasia cuprea
  • philodendron brandtianum.

My Plant and Garden resta una fiera espositiva molto interessante per la sua scelta verso la sostenibilità che quest’anno è stata il focus principale dell’esposizione. Alla prossima edizione e buon giardinaggio lento a tutti!

(*) [fonte: indagine presentata al Salone Internazionale del Verde 2022, realizzata da Nomisma in collaborazione con Passione In verde e Edagricole ripresa da My Plant and Garden news]

2023 Anno Internazionale del Miglio

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 2023 come l’Anno Internazionale del Miglio. Conosciamo meglio questo antico cereale che può essere di grande aiuto all’ambiente e alla nutrizione umana.

Alla data di oggi, nel mondo si contano otto miliardi di persone. L’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, stima che nel 2037 la popolazione mondiale raggiungerà i nove miliardi. Siamo chiamati ad una sfida importante per la società e per l’ambiente, quella di assicurare cibo e acqua ad ogni persona, ad ogni essere vivente, su un pianeta nel quale le risorse naturali stanno iniziando a non essere più disponibili per tutti.

Anche per questo motivo, lo scorso dicembre 2022 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 2023 Anno Internazionale del Miglio. La sigla che ritroveremo sarà IYM 2023 dal termine inglese International Year of Millets. Una proposta che arriva dall’India e che è stata approvata durante la settantacinquesima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

La storia del miglio

Nella società occidentale di oggi, il miglio è un cereale poco conosciuto e poco utilizzato nell’alimentazione umana: Europa e Stati Uniti utilizzano il miglio come alimento per animali, soprattutto come cibo per uccelli e volatili.

Nel resto del mondo, il miglio è un’alimento importante che nutre gran parte della popolazione in Africa e in Asia: in queste zone la sua storia e il suo utilizzo è stato preponderante per oltre settemila anni.

Il miglio è originario dell’India dove lo troviamo già nel 100 a.C come una varietà autoctona, cioè tipica di quell’area geografica. In seguito, grazie ai viaggi e al commercio, il miglio è arrivato in Cina e in Africa e in queste zone sono nate nuove varietà coltivate. L’India oggi è il maggior produttore di miglio al mondo e questo cereale viene usato in prevalenza per il consumo nazionale.

Nei secoli passati, in Occidente, il miglio non ha avuto grande successo come cereale destinato alla nutrizione umana, ma sono numerose le civiltà indigene che conoscono da sempre il miglio e la sua coltivazione. 

Gli attuali problemi ambientali e nutrizionali stanno portando ad una nuova riscoperta e utilizzo di questo cereale.

Le caratteristiche del miglio

Dal punto di vista botanico, il nome scientifico del miglio è Panicum miliaceum, L. È una pianta erbacea annuale della famiglia delle Graminacee. Si tratta di una pianta xerofila o pianta xerofita, un vegetale che si adatta molto bene ai climi secchi e aridi e cresce in zone desertiche. Il miglio si semina a fine aprile e dopo due o tre mesi, il raccolto è già disponibile. Sono numerose le specie di questa famiglia e le conosciamo coi nomi di miglio perlato, bruno, coda di volpe ma anche sorgo, teff o kodo.

Il miglio è un cereale molto antico con alti valori nutrizionali. È un alimento che può aiutare nell’eliminare la fame nel mondo e si adatta molto bene ad essere coltivato su un pianeta che sta affrontando numerose sfide derivanti dal cambiamento climatico. La scelta del miglio è stata perciò incoraggiata dal Direttore Generale della FAO, Qu Dongyu che ha ribadito l’alto valore nutrizionale di questo cereale e ha incoraggiato a diffonderne le coltivazioni.

In alcune aree del mondo come Asia e Africa, gli agricoltori saranno incentivati a sostituire le coltivazioni di mais e riso con quelle di miglio, dato che riso e mais sono cereali che richiedono un grande consumo di acqua. 

L’acqua è una delle risorse più scarse e limitanti sulla Terra e lo sarà anche nel futuro. Risparmiare acqua sarà una scelta obbligata in ogni settore, anche in agricoltura. Nuove aree coltivate a miglio in sostituzione di altri cereali potranno creare nuovi posti di lavoro e contribuiranno ad un mondo più sostenibile.

2023 Anno Internazionale del Miglio
2023 Anno Internazionale del Miglio

I benefici del miglio per l’ambiente e sulle nostre tavole

I vantaggi ambientali che si hanno nel coltivare il miglio sono numerosi. Il miglio è un cereale antico che resiste a condizioni climatiche difficili e all’attacco di parassiti. La pianta del miglio sopporta bene diversi climi, è una pianta sana che difficilmente manifesta delle malattie o patologie particolari.

Durante la sua crescita necessita di poca acqua, oltre la metà in meno di quella che serve per coltivare un quantitativo pari di riso. Inoltre il miglio cresce facilmente senza l’apporto di sostanze chimiche dall’esterno. 

Oltre che per l’alimentazione umana, il miglio è già impiegato per nutrire animali e per produrre birra. Questo cereale è anche una fonte di energia perché viene impiegato come biocarburante.

I cereali della famiglia del miglio sono stati scelti come cereali del 2023 anche perché concorrono a facilitare il raggiungimento di quattro degli Obiettivi ONU 2030, in particolare:

  • Zero fame, obiettivo 2
  • Buona salute e benessere, obiettivo 3
  • Produzione e consumo responsabile, obiettivo 12
  • Cambiamenti climatici, obiettivo 13

Dal punto di vista nutrizionale, il miglio ha molte caratteristiche che lo rendono un alimento da riscoprire per il futuro. Una caratteristica interessante del miglio è quella di essere privo di glutine: per questo motivo può essere consumato tranquillamente dai celiaci

Anche chi ha problemi di glicemia può utilizzare il miglio, dato che questo cereale ha un indice glicemico molto basso. Le persone che hanno scelto una dieta a base vegetale o vegana, hanno introdotto il miglio nelle loro cucine perché è un alimento completo e facile da cucinare.

Il miglio è un cereale molto indicato anche per chi vuole una dieta varia e salutare: è cinque volte più nutriente del riso e del grano se consideriamo le quantità di proteine, vitamine e minerali che contiene. Analizzando le vitamine e gli elementi della sua tabella nutrizionale, troviamo che è ricco di calcio, ferro, zinco, potassio e magnesio. Conta inoltre alti valori di vitamina B.

Un cereale da utilizzare e da scoprire, per rendere la nostra dieta più varia e per salvaguardare l’ambiente e i suoi abitanti.

Up2You, la startup che ti aiuta a ridurre il tuo impatto ambientale

Le attività digitali fatte con smartphone, tablet e computer inquinano, producendo gas serra. Cosa fare? Calcolare le emissioni prodotte dalla nostra azienda e avviare un percorso verso la neutralità carbonica grazie a Up2You. Perché il futuro dipende da te!

Up2You, come nasce la startup green tech

Gennaio 2020 è la data ufficiale che segna la nascita di Up2You, anche se il progetto è nato molto prima, dall’amicizia di tre ingegneri aerospaziali che non si sono mai persi di vista: Andrea Zuanetti, Alessandro Broglia e Lorenzo Vendemini. Dopo la laurea, lavorando nel loro settore di competenza si rendono conto di cosa manca sul territorio italiano: la capacità di fare impresa rispettando l’equilibrio fragile e delicato del nostro Pianeta.

Ecco allora che i tre compagni di banco dell’università si ritrovano, riprendono in mano il loro progetto comune e fanno nascere la startup Up2You. Obiettivo di questa azienda green-tech è quello di supportare le aziende verso modelli di business con impatto positivo sull’ambiente.

Ogni persona, ogni azienda, ogni settore, può e deve fare passi verso la sostenibilità ambientale. Da ingegneri, sanno bene che ogni lavoro va progettato, eseguito e misurato: non bastano le parole, occorrono i fatti, i dati alla mano.

Per questo ogni azienda viene ascoltata e aiutata a seguire la propria strada verso la sostenibilità. Sì, perché si tratta di un percorso sempre in divenire e non di un punto di arrivo.

Nel settembre 2021 Up2You prende parte al UN Global Compact, patto mondiale delle Nazioni Unite e aderisce alla campagna UN Race To Zero per la crescita sostenibile verso emissioni zero in atmosfera. Due mesi dopo, Up2You diventa B Corp, perché “vogliamo colmare la distanza tra il grande obiettivo di salvare il Pianeta e la vita quotidiana”.

Oggi in Up2You lavorano quasi quaranta persone, una squadra giovane che collabora a Milano e da remoto per aiutare persone e aziende nel loro percorso per ridurre l’impatto ambientale e compensare le emissioni di anidride carbonica e gas serra in atmosfera.

Up2You, la startup che ti aiuta a ridurre il tuo impatto ambientale
Up2You, la startup che ti aiuta a ridurre il tuo impatto ambientale

Quanto inquina il digitale?

Scrivere una mail, inviare un allegato, fare ricerche online sono tutte azioni che generano inquinamento. Così come avere un blog, un sito, un e-commerce. È anche vero che molte attività sono state alleggerite dal digitale. Pensiamo ad esempio a quanta carta risparmiamo se leggiamo una mail e non la stampiamo. Allo stesso modo, evitiamo di inquinare inviando meno posta, mandano un allegato invece di spedire un pacco cartaceo. Esempi di questo tipo ce ne sono molti e hanno permesso di tagliare meno alberi, risparmiare nei trasporti e inquinare meno.

Ma anche il digitale ha un suo costo ambientale: anche il digitale inquina. Le attività svolte con computer, smartphone e tablet, lavorare online in generale produce anidride carbonica ed emette gas serra.

Dopo la pandemia, il lavoro digitale è aumentato e in questi ultimi anni più che mai ci stiamo rendendo conto del fatto che inquiniamo.

Non si tratta solo di emettere anidride carbonica e gas serra in atmosfera. se pensiamo ai grandi data center, ci rendiamo conto che consumano molta energia, hanno bisogno di tanta acqua per il raffreddamento e per evitare il surriscaldamento.

Anche la costruzione dei device elettronici, come computer, tablet, smartphone inquina, consuma metalli e terre rare, per non parlare del grave impatto ambientale e sociale.

Leggendo di inquinamento digitale ho scoperto che esiste anche l’inquinamento dormiente, cioè l’energia che i nostri computer e telefoni consumano solo per conservare i dati come le mail, i video, i messaggi.

Allora cosa possiamo fare? Non possiamo e non dobbiamo arrestare il progresso ma utilizzarlo a nostro vantaggio, senza recare danno alle persone e all’ambiente.

I percorsi di Up2You verso la certificazione carbon neutral
I percorsi di Up2You verso la certificazione carbon neutral

I percorsi di Up2You verso la certificazione carbon neutral

Singole persone e aziende possono ridurre le proprie emissioni di CO2 e diventare più sostenibili. Prima di tutto, applicando alcuni accorgimenti pratici che troviamo sul sito Up2You:

  • riparare computer e smartphone il più possibile prima di acquistare un nuovo device
  • acquistare prodotti tecnologici rigenerati o di seconda mano
  • smaltire in modo adeguato i dispositivi elettronici
  • fare una corretta raccolta differenziata
  • scegliere server e cloud green.

Ma tutto questo non basta: occorre conoscere le proprie emissioni, calcolando la digital carbon footprint. Solo in questo modo, dati alla mano, Up2You potrà aiutarti nel tuo percorso di sostenibilità e verso la carbon neutrality.

Diventare carbon neutral ha numerosi vantaggi. In primo luogo, i consumatori oggi sono molto attenti ai temi ambientali e preferiscono acquistare da aziende certificate. Recenti sondaggi ci dicono che il 70% dei consumatori sceglie prodotti e aziende sostenibili.

Il cambiamento climatico è sotto i nostri occhi e le leggi si adeguano ogni giorno per limitare e ridurre ogni tipo di inquinamento. Stare al passo col cambiamento e prevederlo, sarà sempre più fondamentale.

Le aziende che dimostrano con i propri dati, comportamenti e azioni di essere attente all’impatto ambientale e sociale ricevono maggiori finanziamenti. Anche tu potresti realizzare la tua idea di impresa green come ha fatto Up2You.

Infine, i giovani millennial sono molto sensibili alle tematiche ambientali. Tutto il mondo mostra oggi maggiore interesse ai temi del cambiamento climatico e dell’inquinamento. Perché, oggi più che mai, spetta a ciascuno di noi costruire un futuro più sostenibile. The future is up to you: il futuro dipende da te!

Anche curiosa di natura ha deciso di rendere il blog carbon neutral facendo da testimonial per Up2You. Grazie al loro aiuto, vi racconterò nel prossimo post come rendere il vostro blog carbon neutral, passo dopo passo.

Se hai un sito o un e-commerce o sei un’azienda che vuole compiere lo stesso percorso sostenibile seguici perché il percorso e i passi da fare sono gli stessi per tutti. The future is up to you!

Scopri come rendere carbon neutral la tua azienda

Natura, libertà e bellezza, il pensiero di Adriano Olivetti

“Io voglio che la Olivetti non sia solo una fabbrica, ma un modello, uno stile di vita. Voglio che produca libertà e bellezza perché saranno loro, libertà e bellezza, a dirci come essere felici!” Il pensiero di Adriano Olivetti, allora futuristico, oggi più che mai attuale.

Olivetti, tecnologia e bellezza insieme per un mondo migliore

Se hai qualche anno sulle spalle e dici Olivetti il pensiero corre alla Lettera 22, la famosa macchina da scrivere sulla quale molti giornalisti e scrittori hanno iniziato a comporre i primi articoli di cronaca, il primo racconto o romanzo. Anche chi non l’ha provata, chi è nato con una tastiera sotto le dita, ha sicuramente ammirato in qualche museo la bellezza di queste prime macchine per la scrittura.

È così che molti di noi hanno incontrato per la prima volta Adriano Olivetti, imprenditore italiano noto in tutto il mondo per le sue idee innovative ma soprattutto per il valore che ha dato al lavoro, alla bellezza, alla comunità.

Nato ai primi del Novecento, inizia il suo percorso lavorativo nella fabbrica del padre per poi studiare negli Stati Uniti dove incontra il pensiero di Ford sul progresso che deve essere per tutti. Olivetti come imprenditore ha sempre cercato di mettere insieme tecnologia e scienza con l’organizzazione del lavoro. Ma ha anche capito presto che tutto questo non bastava.

La fabbrica e la ripetitività sono alienanti perché staccano l’uomo dall’ambiente naturale e lo pongono in un un’ambiente artificiale, estraneo. Oggi più che mai questa condizione torna ad essere attuale e molto comune. Le imprese devono dare lavoro, portare innovazione e profitto ma anche sviluppo sociale e culturale per i lavoratori e per tutta la società civile. 

La frase che ho letto spesso negli articoli su Adriano Olivetti è il lavoro come idea di felicità collettiva. E questa idea non è rimasta nel vago ma è diventata concreta nel 1900 con la moderna organizzazione della fabbrica Olivetti, un’area industriale circondata da numerosi servizi per i lavoratori: dai mercati e negozi, alle scuole, agli ambulatori medici fino alle zone all’aperto, alle biblioteche, al cinema.

Passare dalla macchina da scrivere ai primi computer come Elea 9003 il passo è stato breve per un imprenditore intuitivo come Olivetti che aveva compreso già ai primi del Novecento come un lavoro non è solo fonte di reddito ma deve portare bellezza e soddisfazione personale.

Natura, libertà e bellezza, il pensiero di Adriano Olivetti
Natura, libertà e bellezza, il pensiero di Adriano Olivetti

L’evoluzione moderna del pensiero di Olivetti, le società benefit

Quale può essere oggi l’evoluzione moderna del pensiero di Adriano Olivetti? Essere una società benefit che produce guadagno con attenzione all’ambiente e al sociale attraverso impegni e progetti concreti.

Nel 2023 Olivetti diventa società benefit. L’azienda Olivetti è attualmente specializzata in soluzioni IoT e big data e si aggiunge alle oltre 2.500 società benefit già presenti in Italia. Come impresa innovativa, si impegna ad operare e progettare in modo sostenibile. 

Olivetti vuole contribuire a creare una società che punta sul digitale e sulla tecnologia, rispettando gli ecosistemi. Nella società Olivetti così come nella società civile ciascuno di noi è responsabile della tutela dell’ambiente.

Leggendo l’articolo di presentazione di Olivetti Società Benefit da parte di Nativa, ho ritrovato un pensiero del suo fondatore che è davvero attuale, ma anche futuristico se pensiamo agli anni nei quali è stato proposto.

La fabbrica, così come le città e le aree chiuse nelle quali molte persone oggi vivono e lavorano sono zone che ci allontanano dal nostro essere a contatto con la natura:

L’uomo, strappato alla terra e alla natura dalla civiltà delle macchine, ha sofferto nel profondo del suo animo.

La spinta per la conquista di beni materiali ha in qualche modo corrotto l’uomo, […] ricco del dono di amare la natura e la vita, che usava contemplare lo scintillio delle stelle e amava il verde degli alberi, amico delle rocce e delle onde”

Adriano Olivetti

Il percorso per essere società benefit e il percorso verso la sostenibilità che oggi molte imprese e aziende stanno mettendo in atto anche attraverso le certificazioni ambientali sono un’evoluzione del pensiero di imprenditori illuminati e visionari come Adriano Olivetti. 

Nella sua prima fabbrica, nel 1955, Olivetti si chiedeva se un’industria ha come fine solo l’indice dei profitti e rispondeva che ogni azienda o fabbrica deve avere una sua vocazione. Nel 2023 questo concetto è ormai chiaro: ogni individuo, ogni azienda evolve verso una vocazione sociale e ambientale. 

Oggi è bello ritrovare il pensiero innovativo e illuminante di Adriano Olivetti in numerose aziende e start up che credono nella sostenibilità e nell’economia circolare ma soprattutto nel ritorno alla bellezza, alla meraviglia e al contatto con la natura.

COP 15, Conferenza ONU sulla biodiversità

Dal 7 al 19 dicembre 2022 è in corso a Montreal in Canada COP 15, Conferenza delle Parti sulla Diversità Biologica. Cosa significa COP 15, perché è importante proteggere la biodiversità e la situazione in Italia: ecco cosa trovi in questo post.

Cosa significa COP 15?

Dal 7 al 19 dicembre 2022, a Montreal, in Canada si sta svolgendo la 15esima COP, ovvero Conferenza delle Parti. Non si tratta di una conferenza sui cambiamenti climatici, come quella appena conclusa, la COP 27: qui si parla della biodiversità a livello mondiale.

È una Conferenza delle Parti (COP) della Convenzione sulla Diversità Biologica o Biodiversità (CBD) delle Nazioni Unite. Le COP sulla biodiversità si svolgono ogni due anni per due settimane. A questo incontro internazionale partecipano 196 Paesi del mondo, quelli che hanno firmato l’accordo chiamato Convenzione sulla Biodiversità, ovvero quasi tutti gli Stati del mondo tranne lo Stato del Vaticano e gli Stati Uniti d’America.

La prima COP della storia, COP 1, si è svolta a Nassau, nelle Isole Bahamas (novembre-dicembre 1994). Ad ogni incontro sono ammessi i Governi dei 196 Paesi firmatari, i rappresentanti delle comunità locali e della società civile, oltre alla stampa e ai mezzi di informazione.

Questa COP 15 è particolare perché si sta svolgendo in due periodi diversi a causa della pandemia. Una prima parte dei lavori si è svolta online a ottobre 2021 e in questi giorni i rappresentanti degli Stati si trovano in presenza in Canada. Il Canada è Paese partner di COP 15 perché la presidenza di COP 15 spetta alla Cina in quanto è saltato l’incontro del 2019 a Kunming nella Repubblica Popolare Cinese.

Un importante appuntamento, iniziato con il discorso del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres che ha detto una grande verità:

La natura è la migliore amica dell’umanità. Senza natura, non abbiamo niente. Aria, acqua, cibo, energia: tutto deriva dalla natura. Nonostante l’importanza della natura, le abbiamo dichiarato guerra

Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres

Guterres ha ribadito anche che questa è l’ultima opportunità che abbiamo per salvare la natura.

COP 15 Conferenza ONU sulla Biodiversità

Perché è importante proteggere la biodiversità

Altro punto cruciale di questa COP 15 consiste nel fatto che sono scaduti gli accordi sulla biodiversità mondiale che vengono presi ogni dieci anni. Nel 2010, in Giappone, sono stati approvati gli accordi noti come Aichi Target: dei 20 obiettivi previsti, gli studiosi concordano nel dire che non ne è stato raggiunto nemmeno uno. Non siamo riusciti a proteggere il 17% della superficie terrestre e il 10% delle aree marine.

Tre dati fra tutti sostengono quanto sia sempre più importante proteggere il nostro patrimonio naturale:

  • 1 milione di specie animali e vegetali sono a rischio estinzione
  • i tassi di perdita delle specie, a causa dell’uomo, sono 1.000 volte più veloci dei tassi naturali
  • l’ultimo rapporto IPBES ci dice che circa il 75% degli ambienti terrestri e il 66% di quelli marini sono alterati dalle azioni dell’uomo.

La natura viene distrutta dai comportamenti umani, come dimostrano i sei principali fattori della perdita di biodiversità a livello mondiale:

  • i cambiamenti dell’uso del suolo e dei mari
  • le sfruttamento delle specie
  • i cambiamenti climatici
  • l’inquinamento
  • le specie invasive
  • il consumo e la produzione insostenibile.

In questi giorni negli incontri di COP 15 si discutono le bozze di oltre venti progetti per arrivare a definire un documento chiamato Global Biodiversity Framework che dovrà fare da linea guida per la biodiversità come l’Accordo di Parigi per il clima.

Fermare la perdita di biodiversità e proteggere i servizi ecosistemici: questi sono i due punti essenziali dai quali partire per arrivare ad un accordo finale. Oltre 1 milione di specie si sono già estinte. Se il mare e i suoi abitanti collassano, perderemo la pesca e la sopravvivenza di intere popolazioni. Allo stesso modo, la perdita delle api e degli insetti impollinatori impoverisce le produzioni agricole e ci porta ad una dieta sempre più povera e meno varia.

Il Global Biodiversity Framework dovrebbe contenere dai 20 ai 25 obiettivi, misurabili e monitorabili. Si parte dal 30-by-30 una sigla che indica la necessità di proteggere il 30% degli habitat terrestri e marini entro il 2030.

Il problema dei finanziamenti resta un punto chiave: gli inviati a COP 15 riferiscono che occorrerebbero almeno 100 miliardi di dollari l’anno per tutelare la biodiversità. Altro punto che crea discordia è la necessita di ripensare e rivedere i sussidi per le industrie e le multinazionali che inquinano e danneggiano gravemente l’ambiente e la natura.

Come succede per il clima, anche per la natura occorre una equa ripartizione dei benefici, benefit sharing, in modo che i benefici economici che derivano ad un Paese da una risorsa naturale presente nel proprio territorio possano restare al Paese stesso.

Lo Stato della biodiversità in Italia

Un interessante articolo di LifeGate fa il punto sullo stato della biodiversità in Italia. L’Italia è un hotspot di biodiversità, una zona molto ricca in specie. Di tutte le specie presenti, 240 sono a forte rischio estinzione.

Gli ultimi dati raccolti sulle specie vegetali e animali in Italia ci dicono che le piante sono una grande risorsa e contiamo:

  • 8.195 specie di piante vascolari (le classiche piante)
  • 1.169 specie di briofite (muschi e piante simili)
  • 2.704 specie di licheni

Il mondo animale conta 60.000 specie sul territorio italiano. Il 98% sono Invertebrati e sono presenti oltre 1.300 specie di Vertebrati. Anche i mari italiani sono molto ricchi di specie: 2.800 specie compongono la flora marina e 9.300 specie la fauna marina.

Secondo le Liste Rosse IUCN delle specie a rischio, il 43% della flora tutelata resta classificata come minacciata a rischio di estinzione. In Italia numerose leggi tutelano la biodiversità e i territori: la Direttiva Habitat e la Rete Natura sono le principali, ma molto di più può essere fatto sia dal settore pubblico che da quello privato.

In attesa della fine dei lavori e delle decisioni di questa COP 15 pensiamo che le principali minacce alla natura sono date dalla plastica, dai combustibili fossili e dall’inquinamento.

Come ci ricordano le parole di Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite:

“Non facciamo della natura il nostro gabinetto e non permettiamo che a guadagnare dalla natura siano soltanto le grandi multinazionali”.

Fonti: Materia RinnovabileLifeGateItalia Clima