Sinceramente questo finale non era quello che mi sarei aspettata. Pensavo che tutti gli uomini, gli Enti e i Comuni preposti a decidere (secondo la legge) del destino di Daniza e dei suoi cuccioli potessero mettersi d’accordo. Così non è stato e Daniza è morta.
Volevo vederci chiaro e non farmi influenzare dall’amore per la natura, non più del dovuto, insomma. Così ho letto vari articoli sull’argomento.
Ad esempio il comunicato di WWF Italia e il post della LAV, così come la presa di posizione di tutticrimini. E poi i principali quotidiani italiani.
Ho letto con interesse questo articolo di Danilo Mainardi, famoso etologo, studioso del comportamento animale. Ho avuto il piacere di ascoltarlo, qualche anno fa, durante una conferenza: vi assicuro che è davvero coinvolgente e da ogni sua parola si sente l’amore che ha per la natura, quello di tipo scientifico, la passione che mostra nel volerla studiare, capire e proteggere. (Senza contare che invidio molto la sua abilità nello schizzo e nel disegno… ma questa è una piccola parentesi personale :-)…)
Anche lui, come me e come molti di voi, del resto, si aspettava un finale diverso che non c’è stato. Vi ripropongo il testo da lui scritto per corriere.it: cosa posso dire di più, se non che approvo ogni sua parola e che, a fronte di molte persone competenti, spesso si lascia che le decisioni più importanti siano prese dalle persone meno adatte.
Daniza, una sequenza di scelte errate di Danilo Mainardi
Sono riusciti a fare due cose insieme: catturarla e ucciderla allo stesso tempo. E resta da capire cosa ne sarà dei due cuccioli ancora in circolazione
La storia della drammatica fine della povera orsa Daniza appare come una sequenza di scelte errate da ogni punto di vista: ecologico, biologico e gestionale. E non è finita qui, perché pare siano ancora in circolazione i 2 cuccioli il cui destino, senza la madre, è incerto o, forse, tragicamente certo.
Ho scritto poco tempo fa di questa vicenda per la mia rubrica Animalia sull’inserto settimanale Sette. Il pezzo, ancora non uscito, l’avevo chiuso così: «Mi auguro che alla comparsa di questa rubrica, l’orsa e i suoi cuccioli si aggirino ancora liberi nei boschi». Avevo fiducia ed ero certo che ragionevolezza unita a competenza avrebbero guidato ad una sensata conclusione una storia, una normale, ordinaria storia di vita di una madre di una specie selvatica libera in natura coi suoi 2 cuccioli da nutrire, da crescere, da proteggere. Non è andata così.
L’incontro ravvicinato con un individuo della nostra specie, curioso e poco competente, ha definitivamente segnato la sorte di quel gruppo familiare. Perché teoricamente conosciamo molto bene le esigenze ecologiche delle specie selvatiche che ci adoperiamo per reintrodurre e cerchiamo di salvaguardare, ma appena si verifica un evento – una razzia di bestiame o un tentativo d’attacco – salta ogni principio scientifico e ogni pratica di corretta gestione della fauna. Daniza doveva essere fermata. Questo è stato l’editto.
Sono riusciti a fare 2 cose insieme: catturarla e ucciderla allo stesso tempo. Le dosi di narcotico per la fauna selvatica sono un passaggio delicatissimo, rischioso da utilizzare con molta consapevolezza ed esperienza. Ancora una volta – forse qualcuno ricorda la povera giraffa di Imola – è stata incredibilmente ucciso per incompetenza uno splendido esemplare di orso che ha fatto solo il suo mestiere, non tanto di predatore, ma di madre.
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