Siamo Foresta, un insieme di popoli viventi

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La mostra Siamo Foresta è aperta presso La Triennale di Milano fino al 29 ottobre 2023. Realizzata grazie alla Fondazione Cartier per l’arte contemporanea, racconta la foresta come un insieme di popoli viventi, umani e non umani, un mondo possibile se mettiamo un po’ da parte il nostro antropocentrismo.

Siamo Foresta, la mostra presso La Triennale di Milano

Quando sono entrata alla mostra mi ha colpito la grande scritta all’ingresso. Per la sua verità, forse scomoda, per una parte della popolazione mondiale che sta compromettendo la vita e gli habitat di persone, animali, piante e paesaggi dall’altra parte del mondo. Per il fatto che ricorda il titolo del libro di Rachel Carson, Primavera silenziosa e preannuncia un mondo vuoto e silenzioso:

La foresta è viva. Può morire solo se i Bianchi si ostinano a distruggerla. Se ci riescono, i fiumi scompariranno sotto la terra, il suolo diventerà friabile, gli alberi rinsecchiranno e le pietre si spaccheranno per il calore. La terra inaridita diventerà vuota e silenziosa

Davi Kopenava, La caduta del cielo, 2010

La mostra Siamo Foresta racconta una foresta dal punto di vista di pensatori ed artisti che la vivono. È una foresta animata e colorata, piena di luci e di suoni. Artisti indigeni del Nuovo Messico, del Paraguay e artisti non indigeni di Brasile, Cina, Colombia e Francia, dialogano insieme, raccontano un mondo di bellezza, vita e colore. Nasce dall’incontro di due artisti, uno francese, l’altro Yanomami, originario dell’Amazzonia, che decidono di creare un insieme di opere che danno il via alla mostra. Il francese Fabrice Hyber da oltre vent’anni pianta una foresta temperata nella sua Francia occidentale per rigenerare terre sterili. Nella Vandea francese, Fabrice Hyber ha piantato una foresta a partire dagli Anni Novanta. Circa 300.000 semi di alberi, di oltre cento specie diverse, nel tempo hanno creato un’intera foresta.

Artisti indigeni e non indigeni hanno fornito opere per questa mostra. La loro passione comune è quella per tutti i viventi e per la difesa dei territori nei quali vivono. Sono proprio i popoli autoctoni dell’Amazzonia ad inviarci il loro messaggio urgente: ripensare in modo più umile al ruolo che ogni essere umano ha nel mondo. Occorre essere più consapevoli dell’uguaglianza tra esseri viventi, riconoscere che il mondo, la natura, sono uniti e senza confini. Seminare alberi, come seminare idee, pensieri e sogni: questo è il messaggio di tutti coloro che amano la foresta.

La foresta è un insieme di popoli viventi, umani e non umani. Se andiamo oltre il nostro antropocentrismo, ci accorgiamo che la foresta è un mondo colorato, vivo e ricco ed esiste sotto i nostri occhi. I portavoce dei popoli indigeni brasiliani ci ricordano che:

Dobbiamo riforestare le menti per curare la Terra

portavoce dei popoli indigeni brasiliani

Ecco che numerosi artisti europei, della foresta amazzonica e sciamani mettono insieme le loro opere per descrivere come dovrebbe essere la foresta: un mondo colorato, fatto di esseri viventi di tutte le specie.

La foresta è un mondo ricco e colorato

Questa mostra, Siamo foresta, mi ha colpito per la sua bellezza e varietà e per i colori. Si trovano dipinti in bianco e nero, altri con sfondo scuro, e tra questi tutte le altre variazioni di milioni di colori che caratterizzano la foresta.

Tra gli artisti che danno vita alla mostra c’è Virgil Ortiz, nativo americano di Pueblo Cochiti, comunità indigena dove vive tuttora. Rappresenta personaggi strani e fantastici legati alla cultura Cochiti. Mescola insieme caratteri degli indigeni con quelli delle persone e degli animali dei circhi che hanno attraversato l’area nella quale vive. C’è poi Bruno Novelli, artista brasiliano di San Paolo, che dipinge quadri lussureggianti. Nelle sue opere, la foresta è fatta di alberi e panorami tropicali insieme ad animali fantastici; una foresta ricca, viva e colorata.

In un’area dell’esposizione, troviamo una zona con un albero al centro e con attorno tutto quello che si può trovare nella foresta e nel litorale di fiumi e mari. Fa davvero stare male vedere come, a fianco di sassi, conchiglie, insetti, semi e frutti di piante di ogni specie ci siano tappi di plastica, reti da pesca, viti e bulloni, etichette di carte. Il nostro mondo occidentale ha finito per invadere quello selvaggio e naturale delle foresta dell’Amazzonia e di altre parti del mondo.

Non mancano le ispirazioni sciamaniche dell’artista brasiliana Adriana Varejão che ha trascorso del tempo tra le comunità dell’Amazzonia brasiliana per raccontare la foresta e i popoli che la abitano. Disegna tavole botaniche al confine tra il mondo scientifico e quello degli sciamani che usano il potere di alcune piante per creare stati di euforia ed ipnosi.

La voce dei popoli dell’Amazzonia

La mostra Siamo foresta ci fa riflettere su come i popoli occidentali abbiano portato quasi all’estinzione le popolazioni indigene a causa della distruzione dei loro habitat e territori. Ma qualcosa sta cambiando.

La voce dei popoli amazzonici e di quelli delle altre foreste oggi arriva fino a noi. Ad esempio, gli Yanomami sono un popolo indigeno di cacciatori e raccoglitori. Sono circa cinquantamila persone e occupano un territorio dell’Amazzonia, tra Venezuela e Brasile, che è circa l’1,5% del totale della foresta. Questo territorio, grande circa quanto il Portogallo, è stato riconosciuto con un decreto presidenziale nel 1992. Gli Yanomami hanno quindi potuto portare la loro voce e i loro saperi a tutto il mondo. L’artista del popolo yanomami, Ehuana Yaira, ha incontrato l’artista cinese Chi Tuo-Quiang e insieme hanno dipinto un’opera a quattro mani che racconta di una donna che cammina in un bosco coperto di fiori fino a scendere alle origini della vita.

Raccontare la bellezza della foresta, i mondi degli alberi, dei fiori, dei funghi e degli animali che la popolano, oltre alle persone, ci rende partecipi del fatto che siamo tutt’uno con la natura. Riscoprire il contatto con la natura, la sua bellezza e la meraviglia che porta nelle nostre vite è oggi più che mai fondamentale.

Questa mostra mi ha ricordato quanto sia importante la luce che colpisce un oggetto, la luce che una persona porta dai suoi occhi al mondo. L’ho capito mentre fotografavo il corridoio alberato, circondato dalle piante tropicali. La luce è cambiata e i pannelli colorati sul soffitto hanno trasformato la mia visione, da una zona naturale ad una immensamente colorata. Guardare il mondo con occhi nuovi, aperti e colorati, ci permetterà di godere al meglio della sua bellezza.

Sabrina Lorenzoni

Sabrina Lorenzoni

Biologa ambientale

Blogger e green content writer, mi occupo di comunicazione digitale e divulgazione scientifica nei settori ambiente e biosostenibilità.

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