COP29, la scienza, le donne e il coraggio

ECOLOGIA

La città di Baku, in Azerbaigian, ha ospitato COP29, la ventinovesima Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Tra i pochi risultati raggiunti, mi hanno colpito alcuni eventi all’interno di questa conferenza, che riguardano la scienza e le donne.

Ridare voce alla scienza all’interno delle COP

Ho seguito anche quest’anno da casa la 29esima Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici. Vorrei iniziare ringraziando tutte le persone che sono state a Baku e hanno riportato notizie in diretta da COP29. In questo modo hanno permesso a tutti noi di seguire in tempo reale gli eventi. Per i miei post ed articoli, ho seguito principalmente Materia Rinnovabile, Italian Climate Network, LifeGate e la newsletter Areale di Ferdinando Cotugno. Le considerazioni che seguono derivano dalla lettura dei loro articoli e newsletter.

La scienza e gli scienziati sono stati messi da parte a Baku e anche nelle precedenti COP che si sono svolte in Paesi che hanno il petrolio e le fonti fossili come principale interesse commerciale. Spero che, nei prossimi anni, si tenga conto di questo fatto scegliendo i Paesi e le città che ospiteranno conferenze delle Parti sul clima.

A COP29 la scienza è stata messa ai margini. Se esistono queste Conferenze è propio grazie al lavoro fatto dall’IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change, che ha creato queste occasioni di incontro a livello mondiale.

Queste sono alcune frasi che mi hanno molto colpito in riferimento alla scienza a COP29:

Gli scienziati si sentono fuori posto e messi da parte dal negoziato climatico, da quando le COP sono ospiti di Paesi produttori di fonti fossili e frequentate in massa da aziende oil and gas.

 

Alle COP la voce della ricerca e le presentazioni delle nuove scoperte si perdono nel rumore di fondo di incontri, affari e trattative che ormai prescindono dagli scienziati.

 

C’è un distacco evidente, la nostra voce non arriva mai nelle stanze negoziali
Florence Colleoni, Senior Scientist presso Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale

COP29, Baku, Azerbaigian, novembre 2024

COP29, Baku, Azerbaigian, novembre 2024
Donne, scienza e cambiamenti climatici [foto©ItalianClimateNetwork]

Le donne e il coraggio, un esempio da COP29

Come abbiamo visto nelle foto di apertura di questa COP29 le donne sono in minoranza. La presenza complessiva delle donne a COP29 è diminuita rispetto alla scorsa edizione, COP28. Le donne sono le più colpite dai cambiamenti climatici in tutte le aree del mondo, sono tra i soggetti più vulnerabili.

Ma anche questa COP29 non ha portato grossi progressi sulla parità di genere e sul ruolo delle donne nel clima. Non si sono fatti passi avanti a proposito delle attiviste e degli attivisti ambientali che sono stati uccisi in diverse aree del mondo.

Il coraggio delle donne arriva comunque forte attraverso le manifestazioni e le proteste, anche se a COP29 le manifestazioni e le proteste sono state tutte silenziate:

Non potere urlare, non potete dire niente ad alta voce perché siete troppi e disturbate.

Leggendo gli articoli che ho citato in apertura, mi ha colpito il caso della calciatrice Katie Rood. Katie, insieme ad altre calciatrici, ha scritto una lettera aperta alla FIFA contro la sponsorizzazione di Saudi Aramco, azienda oil and gas che sarà lo sponsor principale dei prossimi mondiali di calcio.

La lettera aperta è stata firmata da 103 calciatrici. Quando l’intervistatore, Ferdinando Cotugno, ha chiesto quanti uomini sono riuscite a coinvolgere, Katie ha risposto: solo uno. Mi ha colpito la conclusione che il giornalista ambientale ha proposto:

Cos’è il coraggio? 103 donne con meno difese, soldi, risorse, hanno preso una posizione epocale e difficile nell’interesse del gioco, della sua reputazione e del Pianeta. Sono riuscite a tirare a bordo un solo maschio. Questo è il coraggio o la sua assenza.

A conclusione di questa COP29 forse c’è da dire che è mancato il coraggio di prendere scelte decisive, magari contro corrente, ma per il bene del mondo intero e delle future generazioni. Sono ancora gli interessi forti a dominare il Pianeta e non il bene comune. Per questo andiamo incontro ad anni complicati per il clima e il sociale.

Io comunque resto fiduciosa e ottimista.

Sabrina Lorenzoni

Sabrina Lorenzoni

Biologa ambientale

Blogger e green content writer, mi occupo di comunicazione digitale e divulgazione scientifica nei settori ambiente e biosostenibilità.

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