Il mercurio è uno dei metalli che inquina i nostri mari. Dagli animali all’uomo, il passo è breve. Alcuni casi studio per riflettere.
Il mercurio è un metallo pesante molto inquinante e dannoso. Quando la sua concentrazione nel sangue umano supera i 100 µg/kg, il metallo arriva agli organi, danneggiandoli.
Un primo allarme da mercurio descritto nel libro “Come è profondo il mare” riguarda sette capodogli trovati in fin di vita sulle spiagge del Gargano qualche anno fa. Gli scienziati erano impreparati. Si trattava di un evento raro. Cosa ha ucciso i capodogli? Le autopsie hanno individuato la plastica come principale colpevole anche perché – come scrive l’autore:
“… assisto impietrito all’estrazione dall’esofago di un capodoglio di una rete nera lunga 150 metri e dal peso di 80 chilogrammi…” (rete di nylon)
Studi più approfonditi hanno mostrato che i colpevoli erano più d’uno: oltre alla plastica (il più evidente), un mix di pesticidi e metalli pesanti ha stroncato la vita di questi mammiferi marini. Danni cerebrali e perdita dell’orientamento è stata la sentenza definitiva.

I capodogli trovati spiaggiati lungo le coste del Gargano (foto ©rainews.it)
Il caso di Minamata. Minamata è una città Giapponese. Qui si trova una ditta che produce acetaldeide. Uno scarto che deriva da questa lavorazione è proprio il mercurio metilico che è stato scaricato nel porto di Hyakken per molti anni (dal 1932 al 1968).
Sono bastati sette mesi perché la “malattia di Minamata” esplodesse in tutta la sua drammaticità:
“In 7 mesi → 40 casi di malattia → 14 vittime → tasso di mortalità del 36,7%”
La malattia dilaga anche nella città di Niigata, tanto da passare alla storia col nome di “malattia di Niigata – Minamata”. Una malattia pericolosissima, che non minaccia solo le generazioni presenti, ma anche quelle future. Una malattia che ha portato alla nascita di bambini con paralisi cerebrali. La placenta, infatti, tende a rimuovere il mercurio metilico dalla circolazione sanguigna della madre per concentrarlo nel feto, dando vita così ad un bambino che sarà già malato gravemente alla nascita.

Il ciclo del mercurio
(foto ©profumodimare.forumfree.it)
La sentenza definitiva arriva solo il 20 marzo 1973 con risarcimenti per i malati e le vittime:
“Più di 2.000 vittime certificate fino alla data di marzo 2001”
Oltre a questa, ricordiamo l’asma di Yokkaichi e la malattia di Itai Itai (quest’ultima causata dal cadmio, altro metallo pesante inquinante).
E non facciamo l’errore di pensare al Giappone come ad un posto lontano, a qualcosa che non ci riguarda. Nel Mar Mediterraneo, l’Ilva di Taranto è uno dei siti più contaminati d’Europa da metalli pesanti e mercurio. Metalli pesanti come cadmio, piombo, zinco e mercurio si fissano nel DNA e causano malformazioni. Dall’acqua, si accumulano negli organismi invertebrati, nei vertebrati e arrivano all’uomo.
In Italia abbiamo anche il triste caso delle città di Priolo-Melilli-Augusta. Qui il mare cambia colore e si dipinge di rosso.
“La Procura di Siracusa stima che dal 1958 al 1980 il mercurio versato in mare è pari circa a 500 tonnellate”
Tante malattie in un solo post. Tanto inquinamento da farci riflettere da qui all’infinito – si potrebbe ben dire. In natura è tutto collegato. La natura se ne rende conto in qualche modo. Ma l’uomo? Qual è il nostro errore? Forse proprio questo, suggerito nel libro:
“Il nodo è aver creato un binomio tra ciò che, invece, deve necessariamente coesistere, e cioè economia ed ecologia. Questa è la madre dei conflitti che viviamo”
*nota* Questo post è stato ispirato dal seguente libro, dal quale sono tratti i dati, le frasi citate tra virgolette e quelle evidenziate: Nicolò Carnimeo – “Come è profondo il mare” – Edizioni Chiare Lettere
Bellissimo articolo! Laura