Una specie su otto di quelle che popolano il pianeta potrebbe sparire nei prossimi anni secondo l’ultimo studio IPBES sulla biodiversità promosso dall’ONU
Ieri ho letto molti articoli e ho visto molti servizi televisivi su questa notizia che mi rattrista molto: stiamo perdendo biodiversità.
Lo studio dell’IPBES A Parigi si sono riuniti esperti di 50 Paesi del mondo per analizzare i dati raccolti. La ricerca è stata effettuata dalla IPBES, una piattaforma intergovernativa che studia la biodiversità e gli ecosistemi. Un lavoro che ha coinvolto 145 autori provenienti da 50 Paesi affiancati da altri 310 Paesi detti contributor. Il rapporto conclusivo è un libro di 1800 pagine, nato da censimenti fatti negli ultimi tre anni.
Un milione tra animali e vegetali è destinato ad estinguersi in breve tempo
Questo studio ha valutato i cambiamenti avvenuti negli ultimi 50 anni nell’ambiente, nella flora e nella fauna del nostro Pianeta. I dati sono abbastanza seri e preoccupanti soprattutto per molte specie animali.

L’allodola: negli ultimi 40 anni ne vive il 40% in meno
Le specie più colpite in Europa sono:
l’allodola – negli ultimi 40 anni ne vive il 40% in meno,
la piccola farfalla blu – in diminuzione del 38% dagli Anni Settanta
un terzo delle api e degli insetti è a rischio estinzione.
Altre specie che destano allarme sono lo scoiattolo rosso, il pipistrello e il riccio.
Negli ultimi secoli sono già scomparse 680 specie di vertebrati, in gran parte dovute all’azione dell’uomo.
Secondo molti scienziati stiamo vivendo la sesta estinzione di massa nella storia del nostro Pianeta
La causa di questo declino è principalmente l’uomo. In particolare si è visto che le popolazioni indigene e le comunità locali sono state le uniche ad aver mantenuto una maggiore biodiversità nel loro ambiente di vita. Sono popolazioni povere ma autosufficienti e, molto spesso, le multinazionali hanno tolto loro terreni, promettendo maggior benessere e maggiori guadagni, col risultato che le loro condizioni di vita, al contrario, sono notevolmente peggiorate e anche la biodiversità ha subito un crollo.

un terzo delle api e degli insetti è a rischio estinzione
Occorre agire al più presto Bisogna porre fine allo sfruttamento intensivo degli ecosistemi per le attività umane. Le principali cause della perdita di biodiversità sono i comportamenti umani e il riscaldamento globale. Servono interventi legislativi e politici per regolamentare lo sfruttamento delle terre, delle acque e delle risorse naturali
Siamo ancora in tempo, serve limitare l’uso dei pesticidi, inquinare meno, cambiare atteggiamento nei confronti della natura e della biodiversità. Le attività antropiche hanno alterato i tre quarti della superficie terrestre e il 40% degli ecosistemi acquatici, marini e di acqua dolce.
La perdita di biodiversità riguarda ognuno di noi
e ha ripercussioni sul cibo, sull’energia, sull’acqua potabile, sull’atmosfera.
Ad esempio, il 75% delle medicine naturali, che curano 4 miliardi di persone, si ottengono grazie al lavoro degli insetti impollinatori.
Alcune opinioni degli esperti
“Stiamo erodendo i pilastri stessi delle nostre economie, i nostri mezzi di sostentamento, la sicurezza alimentare, la salute e la qualità di vita del mondo intero” – Robert Watson, presidente dell’IPBES – “Ma non è troppo tardi per agire.”
“Quanto emerge da questo rapporto è devastante. Nonostante il ruolo fondamentale della biodiversità nella conservazione della vita sul Pianeta, il prevalere degli interessi economici ha portato ad un tale sfruttamento delle risorse naturali da rischiare ora conseguenze irreversibili. Per mantenere le temperature globali sotto il grado e mezzo ed uscire dalla crisi climatica che stiamo attraversando è urgente combinare una drastica riduzione delle emissioni di anidride carbonica con la conservazione della biodiversità, prestando particolare attenzione agli ecosistemi naturalmente capaci di immagazzinare grandi quantità di carbonio, come le foreste torbiere” – Martina Borghi, Greenpeace Italia.
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