Il Wildlife Photographer of The Year è la mostra di fotografie naturalistiche più prestigiosa al mondo: scatti che ci mostrano la bellezza e la fragilità della natura. Non una semplice mostra, ma un modo per osservare e conoscere animali e ambiente attraverso la fotografia e riflettere sul nostro destino comune.
Il Wildlife Photographer of The Year è una delle mostre di fotografia naturalistica più conosciute ed apprezzate al mondo. Torna quest’anno a Milano, in una nuova sede, presso Palazzo Francesco Turati (ex spazio Forma) in via Meravigli, nel centro di Milano, fino al 31 dicembre 2021. La mostra è organizzata dall’Associazione culturale Radicediunopercento con il patrocinio del Comune di Milano.
Non solo una mostra, ma un grande evento dedicato alla natura: ecco cos’è il Wildlife Photographer of The Year. Un modo per conoscere gli animali, le piante e l’ambiente attraverso gli scatti dei fotografi naturalisti, persone che hanno girato il mondo, stazionato per giorni e giorni in condizioni estreme, per fotografare un particolare animale, un momento di vita selvatica, una zona della Terra.
Wildlife Photographer of The Year è un prestigioso concorso, nato a Londra nel 1965 grazie al Natural History Museum. Lo scorso anno la competizione ha accolto 45.000 scatti fotografici provenienti da oltre 95 Paesi del mondo, realizzati da fotografi professionisti e dilettanti di ogni età.
Alla fine dello scorso anno, una giuria internazionale di esperti ha selezionato i 100 scatti che sono in mostra a Milano presso Wildlife Photographer of The Year. Gli scatti sono stati scelti in base alla creatività, al valore artistico, alla complessità tecnica. Possiamo osservare animali rari nei loro habitat, comportamenti insoliti e paesaggi straordinari.
Ogni anno la mostra mi colpisce con le sue meravigliose immagini che mostrano la bellezza e la fragilità della natura, degli animali e dei loro habitat. Durante il percorso della mostra Wildlife Photographer of The Year, incontriamo diverse sezioni:
Molto interessanti sono anche le sezioni dedicati ai portfolio dei ragazzi e dei giovani e storie di fotoreporter e fotogiornalismo.
All’ingresso troviamo ad accoglierci gli scatti dei vincitori. Meravigliosa l’immagine della tigre dell’Amur in Siberia, un felino raro, in via d’estinzione, che abbraccia un albero antico, un abete della Manciuria, per marcare il territorio. C’è voluto quasi un anno di lavoro, appostamenti e autoscatti per realizzare questa fotografia.
Durante la visita alla mostra Wildlife Photographer of The Year sono rimasta colpita dallo sguardo e dall’espressione degli animali. I loro occhi, il loro atteggiamento, la postura comunicano senza parole in un linguaggio che abbiamo dimenticato, vivendo nelle città, in un mondo un po’ troppo artificiale. In ogni sezione ho trovato la meraviglia, i colori, il movimento degli esseri viventi che condividono la vita sul nostro Pianeta.
Le bellissime vespe ritratte dal giovane fotografo italiano, Alberto Fantoni, hanno vinto nella categoria Stella Nascente, fotografi dai 18 ai 26 anni. Anche il vincitore della categoria Comportamento Invertebrati ha ritratto due vespe di soli sei millimetri così in primo piano da sembrare dei giganti. Le lucciole che illuminano a giorno la notte ci ricordano di come sono ormai rare: la distruzione degli habitat e l’inquinamento luminoso fanno perdere loro il senso del tempo e dell’orientamento.
Nella sezione Ritratti animali della mostra Wildlife Photographer of The Year un animale come la nasica del Borneo sembra essere in posa per il fotografo. Questo ritratto è uno spunto per riflettere su come l’adattamento sia diverso per ogni specie: poco adattabile, elusiva, difficile da studiare la nasica. Mentre la volpe rossa è ormai il mammifero col più ampio areale naturale dopo l’uomo ed è stata ritratta mentre sembra schivare una fredda folata di vento. La volpe che difende tra i denti la sua preda è la foto che ha permesso di vincere alla giovane finlandese Liina Heikkinen.
Per il Comportamento degli Uccelli gli scatti fotografici ci raccontano dei colori e delle espressioni di una famiglia di svassi maggiori, foto vincitrice della sezione. Tra gli Anfibi e Rettili, invece, a vincere è l’immagine di una rana di Mandurian che sta in equilibrio mentre si nutre di un ragno.
Nel Wildlife Photographer of The Year ogni Regno naturale è ben rappresentato: abbiamo così la sezione dedicata a Piante e funghi. L’alba del grande crestato è lo scatto vincitore che racconta di fiori gialli delle piante di senecio sulle Ande che si scagliano contro il cielo azzurro blu. Le araucarie del Cile, il ranuncolo con uno sfondo di luce abbagliante, il mughetto bianco che risalta nel buio ci ricordano la bellezza dei colori del mondo vegetale, messa in risalto dagli sfondi scuri delle fotografie.
Nel Mondo subacqueo il colore e la forma sono importanti per comunicare nell’oscurità degli abissi. Così vediamo il calamaro dorato, la medusa luminosa, i pesci che si riparano e nascondono tra le meduse, gli squali sullo sfondo, tra conchiglie e molluschi.
La sezione Fauna selvatica urbana è una zona di passaggio, quella che ci conduce alla riflessione, verso le sezioni della mostra Wildlife Photographer of The Year dedicate al fotogiornalismo e ai reportage. Guardare te che guardi loro è lo scatto vincitore: in casa, un uomo al computer guarda un nido di pigliamosche proprio fuori dalla sua finestra. Nelle periferie di Mumbai può accadere che un leopardo si trovi vicino alle case, così come in Australia dei possum fanno il nido sotto la lamiera di una doccia del giardino. In India si può trovare un leopardo sdraiato sulla cancellata di una scuola e dei corvi possono fare un bel nido con le grucce degli abiti, nuovo materiale ormai abbondante in natura.
La mostra Wildlife Photographer of The Year è interessante per i suoi numerosi spunti di riflessione sul mondo animale. L’altra medaglia della bellezza della natura è il modo in cui l’uomo tratta gli altri esseri viventi.
Quest’anno le fotografie in mostra ci hanno ricordato come l’adattamento animale e la sopravvivenza siano diverse da specie a specie. Le specie elusive sono quelle difficili da vedere e osservare. Avendo pochi dati, diventa complicato conoscerle e proteggerle. Un altro spunto di riflessione di questa edizione del Wildlife Photographer of The Year è il rendersi conto che spesso è possibile ripristinare la natura. Ad esempio piantando alberi dove vengono tagliati, bonificando un’area quando possibile, ripulendo una spiaggia o un’areale.
Mi ha fatto molto riflettere anche l’utilizzo degli animali selvatici. Il termine utilizzo non è di per sé bello per un essere vivente: si utilizzano oggetti, non animali o persone. Purtroppo però, nel mondo, gli animali sono considerati ancora oggi come oggetti di divertimento, di svago, soggetti per selfie e fotografie dei turisti. Anche la moda e alcune medicine tradizionali li utilizzano in questo senso.
Ogni anno il Wildlife Photographer of The Year mi fa riflettere e anche indignare su questi temi importanti attraverso premi dedicati ai reportage. Quest’anno i due premi assegnati alla Storia fotoreporter fauna selvatica parlano di abuso per intrattenimento.
Gli orsi tibetani in Cina sono ancora usati nei circhi: con una museruola, intrattengono il pubblico, muovendosi sulla pista invece di essere liberi in natura. I macachi a Giava sono imprigionati in gabbie, con i polsi legati. Il loro sguardo, catturato in queste foto, resta difficile da dimenticare. Gli oranghi a Sumatra possono essere animali da tenere in casa, così come gli scimpanzé che prendono parte agli spettacoli di strada. Ho provato dolore e sofferenza nel vedere tutte queste foto, in particolare per l’orso cieco costretto in strada ad essere soggetto di scatti fotografici per turisti.
Il secondo premio assegnato nella categoria del fotogiornalismo ha un titolo che da solo dice tutto: ci sono più tigri in gabbia negli Stati Uniti che in natura in Asia. Le fotografie di questa sezione del Wildlife Photographer of The Year mostrano le tigri e i leoni che sono spesso allevati e tenuti in giardino come attrazioni per turisti. Gli incroci fatti in casa, tra tigri e leoni, sono molto dannosi perché spesso nascono individui ciechi e soggetti a diverse malattie. Nelle gabbie, in casa, a bordo piscina o per strada, questi incroci di animali diventano quasi fenomeni da baraccone, impensabile nell’anno 2021.
Questa sono alcune riflessioni dopo la visita alla mostra Wildlife Photographer of The Year. Consiglio a tutti di andare a vedere coi propri occhi la bellezza del mondo naturale e riflettere sulle malvagità delle quali molti uomini sono ancora capaci.
Tutte le informazioni sulla mostra le trovate sul sito Wildlife Photographer of The Year. L’Associazione Radicediunopercento organizza visite guidate, corsi online con contenuti multimediali e serate gratuite di approfondimento. Buona visita a tutti!
Bell’articolo.
Condivido le riflessioni pienamente.
Ci sono fotografie che quasi rendono vivi i soggetti ritratti, non c’è bisogno di ingabbiarli 😉
Grazie ancora,
Bruno Berselli
Grazie Bruno