Leggendo il libro di Andrea Bariselli, A wild mind, mi sono soffermata sui capitoli che raccontano da dove veniamo: quali sono le nostre origini e le nostre radici e come influenzano il nostro presente e futuro? Te ne parlo in questo post.
Abbiamo visto quale rapporto esiste tra il cervello umano e i cambiamenti climatici : stiamo vivendo anni nei quali ci rendiamo conto di aver perso il nostro rapporto con la natura, ma noi veniamo dalla natura, noi siamo natura. Se la natura è la nostra casa, se lì sono le nostre radici, come possiamo ristabilire una nuova connessione col mondo naturale?
È stato calcolato che l’uomo occidentale, in media, passi il 90% della propria giornata in spazi chiusi, e del restante 10% si stima che il 5% lo trascorra nel traffico. Spendiamo meno di 30 minuti al giorno nella natura.
Siamo una specie urbana che ha bisogno di riscoprire la bellezza
Negli anni duemila, mi guardo attorno e vedo che abbiamo perso il gusto del bello e della bellezza. Se c’è un bellissimo monumento, ecco che ci si scrive sopra o lo si sporca. Se c’è una statua, viene deturpata. Sembra che il bello sia qualcosa che non sappiamo più riconoscere e dobbiamo, quasi per forza, renderlo brutto.
Siamo nati nella bellezza della natura e, quando la incontriamo e la viviamo, il nostro cervello la riconosce e gioisce. Ammirare la bellezza della natura genera nell’uomo sentimenti positivi. E di questa bellezza, e di questi sentimenti postivi, ne abbiamo grande bisogno.
Siamo diventati una specie urbana, che trascorre al chiuso di case, uffici, automobili, gran parte della propria giornata.
Abbiamo confuso la comodità con la felicità e la nostra vita è adesso pericolosamente succube di un bombardamento continuo di stimoli. Siamo diventati una specie urbana: oggi oltre il 50% degli esseri umani vive in spazi urbani, spesso con accesso ristretto alle aree verdi.
Occorre ripartire dalle città, riprogettare le aree urbane a misura di esseri umani, aumentare le aree verdi che aiutano anche a socializzare. I giardini sono luoghi che curano l’anima e il corpo e aiutano le nostre aree urbane a migliorare e mitigare gli effetti del cambiamento climatico, oggi più che mai sotto i nostri occhi. In natura tutto è collegato. Per questo sono convinta che, oggi e nel futuro, sarà molto importante creare punti di contatto tra scienza, filosofia e discipline olistiche: così facendo, ci colleghiamo all’Universo dentro di noi e al mondo attorno a noi, ricco di esseri viventi vegetali e animali.
I bambini e gli adolescenti vivono maggiormente questo deficit di natura. Andrea Bariselli cita nel suo libro numerosi studi scientifici a conferma del fatto che “molte ore trascorse con gli occhi ai computer e agli smartphone stanno facendo perdere ai ragazzi i movimenti fini delle dita connessi ad attività manuali e artigianali, oltre che all’ipotrofia di alcune aree cerebrali”.
Dobbiamo tornare a stare nella natura e a percepirla con tutti i nostri sensi e dobbiamo trovare soluzioni che nascono dalla conoscenza della natura e dalla curiosità di esplorare il mondo naturale che ci circonda.
Siamo l’unica specie al mondo che distrugge l’ambiente nel quale vive
Spesso diciamo di dover proteggere la natura. In parte è vero, ma in parte non lo è. Non è del tutto vero perché la natura è resiliente, in grado di adattarsi, colonizzare nuovi spazi. Dopo il disastro di Chernobyl, la natura ha colonizzato gli habitat lasciati liberi dall’uomo.
“La natura è un’eterna fenice”: sono gli esseri umani che devono imparare a mutare, adattarsi e trovare nuove soluzioni. La nostra responsabilità è quella di non inquinare, non invadere gli spazi naturali, non creare danni agli ecosistemi che possano portare all’estinzione di specie vegetali e animali. Su questo mi trovo d’accordo col punto di vista espresso nel libro A wild mind.
Ogni specie animale e vegetale non danneggia l’habitat nel quale vive, anzi lo rende migliore. Mi vengono in mente quegli uccelli che regalano frutti e pietre colorate alla loro compagna e costruiscono nidi belli e spettacolari. Al contrario, la specie umana si sta come autodistruggendo e forse stiamo davvero andando incontro ad una sesta estinzione di massa che riguarderà proprio noi esseri umani.
Siamo cittadini della Terra ed è questa “cittadinanza terrestre” che dobbiamo riscoprire e mettere in pratica. Stare nella collettività, appartenere ad una comunità, agire a favore della società sono comportamenti che abbiamo un po’ perso di vista.
Conoscere la natura, stare nella natura è fondamentale per amarla, proteggerla e rispettarla, così come facciamo con persone di altri popoli e culture. La natura è ovunque, la bellezza della natura è lì per noi, ma noi ci siamo abituati a vivere in luoghi chiusi. Non sembriamo essere, dunque, una specie con un’intelligenza naturalistica molto sviluppata. Di sicuro, le piante ci battono.
Le piante mettono in pratica l’intelligenza collettiva
Noi esseri umani siamo in netta minoranza su questo Pianeta. L’87% degli esseri viventi che lo abitano sono piante, mentre tutti gli animali, esseri umani compresi, arrivano solo allo 0,3%. Le piante sono la specie dominante e si meritano questo primato perché le piante hanno capito cos’è l’intelligenza collettiva.
Le piante sono esseri sociali che hanno capito l’importanza dell’insieme, della condivisione. Hanno capito che l’intelligenza unisce, non divide.
La nostra vita è nata dalla natura e dipende dalla natura: distruggere il luogo nel quale viviamo, terra o mare che sia, non è di certo una buona idea. La scienza ci conferma che la vita a contatto con la natura ha numerosi vantaggi:
- Migliora l’invecchiamento
- Sviluppa le attività cerebrali
- Favorisce l’attenzione e la creatività
La luce solare regola il sonno, l’umore e le nostre attività, così come camminare nella natura e fare attività fisica nutre corpo e mente, e anche l’anima.
Numerosi fattori ci hanno allontanato progressivamente dalla natura. Uno tra questi è il modello economico attuale che ha perseguito solo il profitto anche a discapito della salute delle persone e del Pianeta. Dobbiamo sviluppare e mettere in pratica al più presto nuovi modelli di sviluppo che mettano davvero al centro le esigenze delle persone e della natura.
Tornare alla bellezza della natura, a meravigliarci del mondo che ci circonda e di quello che è dentro ciascuno di noi potrebbe essere un ottimo punto di partenza.
Quanta bellezza stiamo togliendo ogni giorno alla nostra esistenza? Non torneranno le occasioni che abbiamo sprecato di esporci alla meraviglia della natura, che sta scomparendo dalla nostra quotidianità. Dobbiamo rilanciare la cultura del bello, dello stupore, dell’ambiente e impegnarci ad esporci alla bellezza. La meraviglia va ricercata, non sarà lei a venire da noi. Abbiamo il dovere di ricordarci perché siamo qui, su questo Pianeta e riacquistare il senso di ciò che è reale.
*nota* Le mie riflessioni che leggi in questo articolo sono state ispirate dalla lettura del libro di Andrea Bariselli, A wild mind, Rizzoli Editore, da cui sono tratte anche le frasi inserite come citazione.
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