Ho incontrato il signor Nino a colazione, un giorno, la scorsa estate. Ero seduta e stavo già mangiando quando è arrivato e si è presentato: mi chiamo Nino, sono nato a Roma e vivo a Roma. Già, si sente, ho pensato mentre lo ascoltavo e facevo colazione. Sono sposato, ho due figli grandi, hanno studiato qui, abitano lì. Continuava a parlare, il signor Nino e intanto mangiava. Anch’io mangiavo.
Poi mi ha subito raccontato che è stato operato al cuore, perciò doveva stare attento. Non affaticarsi troppo, non mangiare né bere troppo. Però, intanto, mangiava.
Quella era una giornata di gruppo, tutta organizzata. Prevedeva trekking e snorkeling, merende, pranzo, aperitivo, cena e imprevisti vari. Eravamo tutti pronti.
Io, con le scarpe da trekking, i vestiti estivi, il cappello, gli occhiali da sole e lo zaino. E nello zaino: costumi di ricambio, vestiti di ricambio, telo mare, borraccia, cibo e un sacco di altre cose più o meno utili e non indispensabili.
Si parte. Subito il signor Nino comincia a parlare. A dire il vero ha parlato più lui di me, io ascoltavo e ogni tanto mi perdevo. Parla più o meno così:
– Ma come sei magra … ma nun te reggi in piedi … ma quanto pesi? … ma sei tutt ossa!
– Non lo so, signor Nino .. però anche lei non è tanto alto e grosso..
– Sì perché l’operazione …
Così mi racconta dell’operazione, della moglie, dei posti che ha visitato. Io lo ascolto e ogni tanto mi distraggo.
– Ma dov’hai messo tutta la roba che te sei magnata a colazione?
– Non lo so signor Nino, però anche lei in quanto a mangiare..
– Ma no, dopo l’operazione, col cuore …
E camminiamo e il signor Nino dice subito che lui vuole essere l’ultimo della fila: perché ogni tanto si ferma, perché non può correre, perché così lo sanno tutti e lo aspettano.
Io sono la penultima: perché ogni tanto scivolo, perché vedo un fiore, perché mi è sembrato di vedere un animale, perché devo fare fotografie. Perché, oh, che paesaggio mozzafiato devo osservare meglio, perché un turista inglese vuole informazioni, perché c’è un profumo di focacce laggiù. Perché mi devo fermare a bere e a sgranocchiare qualcosa, qua e là … e tanti altri perché.
Cammino, ma ogni tanto c’è come una forza che mi impedisce di andare avanti, che mi trascina verso il basso, che mi tira indietro. Lo so cosa devo fare, grido:
– Aiuutoo! Signor Niiinooo!
Si sentono i passi, pian piano sta arrivando e poi la voce:
– Arivo, nun te move, te sei incastrata tra l’arberi!
Proprio così: mi sono incastrata! Sono le pinne che sporgono dallo zaino! Ogni tanto trovo un ramo più basso, un arbusto sporgente e m’incastro e il signor Nino deve disincastrarmi. Più volte durante la camminata, a dire il vero.
La giornata è bella, piena di sole e di luce. Il signor Nino racconta un sacco di cose. Di quando era giovane, di quando si è sposato, di quando c’era la guerra. Io ascolto volentieri ma ogni tanto mi perdo.
Poi a fine giornata il signor Nino:
– Ma come fai? Ma nun te fermi n’attimo … e nuota, cammina, e gira, e fai, e mangia, e bevi
– Non lo so signor Nino, però anche lei, mi sembra …
– Nino, me devi chiamà Nino!
– Va bene, signor…cioè: Nino!
Mi racconta che ha fatto qualche giorno di vacanza e deve tornare a casa: lo aspettano i controlli dal medico. Così ci salutiamo, lui va verso il traghetto, io verso la doccia.
– Adesso te lo dico: ma lo sia che sei forte!
– Anche lei signor Nino è forte!
– No, da me te lo aspetti. Ma da te, no! Sei piccola, magra, tutt ossa! Ma da dove la prendi tutta ‘sta forza?
– Non lo so signor Nino, forse dalle persone come lei …
– Nino, me devi chiamà Nino!
– D’accordo, signor … cioè: Nino!
Mi giro e mi incammino verso la doccia. Ma lo sento, e mi devo voltare di nuovo.
Lui è lì che mi saluta con la mano e dice:
– Nino, me devi chiamà Nino!
– Ok, signor … cioè: Nino!
Ma come si fa a chiamarlo Nino! Lui è il signor Nino. Più che Nino, è un Signore. Con la esse maiuscola! E anche lui quanto a bere, mangiare, camminare, nuotare, non si è poi fermato così tanto :-))
Mi sarebbe pi\aciuto incontrare il tuo Signor Nino con la esse maiuscola… Deve essere un bel tipo…
Anonimo un corno… son sempre io che pasticcio… Baci.