Dal 3 al 14 marzo a Bangkok, in Thailandia, è in corso la 40esima Conferenza Mondiale della CITES (“Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora”). Ha luogo in una delle tante Nazioni che non hanno ancora proibito il commercio dell’avorio, che mette in pericolo la vita di elefanti e rinoceronti. Non solo, ma contemporaneamente si svolge il primo Vertice dei network di sorveglianza e lotta ai traffici illegali di animali e parti di essi (ICCWC), allo scopo di arrivare alla formazione di una rete mondiale per combattere i crimini del commercio illegale di animali.
La CITES è una Convenzione, in vigore in Italia dal 1980, ma non ancora applicata da tanti Paesi nel mondo. Nella pratica, in modo operativo, il controllo è gestito dal Corpo Forestale dello Stato e Traffic è il network WWF e IUCN che monitora questi dati fin dagli Anni Settanta.
Il traffico illegale di animali, loro derivati e piante ha un’incidenza enorme, secondo solo al traffico di droga per somme di denaro coinvolte. Si stima attorno ai 200 miliardi di euro l’anno. Il commercio illegale riguarda specie di piante e animali vivi o morti e anche parti di essi: oggetti in avorio, coralli, carapaci di tartaruga, conchiglie, insetti disseccati come farfalle e coleotteri.
Alcuni dati dicono che nel 2011 sono stati uccisi o mutilati più di 25000 elefanti per le loro zanne d’avorio e 700 circa sono i rinoceronti uccisi nel 2012 per il loro corno solo in Sud Africa. A questi numeri ci sono da aggiungere anche le migliaia di squali massacrati per le pinne, cucinate in zuppe molto ricercate nelle zone dell’Asia.
Alla conferenza partecipano rappresentanti di più di 150 nazioni e governi, ma anche popoli indigeni e ONG per discutere circa 70 proposte di modifica del testo della Convenzione, ormai da rivedere dopo tutti questi anni. Infatti sono cambiate le condizioni di molte piante e animali che si sono, purtroppo, unite alla lista delle specie protette perché in via d’estinzione.
Ma non si discuterà solo di commercio illegale: si parlerà anche della distruzione dei fondali marini con la pesca abusiva e in eccesso, dell’ abbattimento delle foreste con il disboscamento senza limiti e del rischio che tutto questo rappresenta in termini di sicurezza per il Pianeta.
Le proposte di cambiamento si possono riassumere in 5 punti principali:
1. cercare di migliorare la conservazione delle specie, in particolare di questi animali, i più minacciati – gli orsi polari, gli elefanti Africani, i rinoceronti bianchi, le tartarughe d’acqua dolce, le rane, i coccodrilli
2. regolamentare l’uso di piante ornamentali e medicinali
3. modificare e aggiornare le parti chiamate “Appendici” che elencano le specie a rischio e quelle in via di estinzione
4. concentrare gli sforzi per combattere i traffici illegali
5. assistere, anche a livello economico, le Nazioni impegnate in queste battaglie per la legalità
Testimonial famosi hanno prestato il loro nome a questa causa, primo fra tutti l’attore Leonardo DiCaprio, che si è unito all’azione di WWF. Anche il Principe William, Duca di Cambridge, ha realizzato questo video-appello alle parti coinvolte.
Ma oggi il post non può essere concluso senza un pensiero. Occorre proteggere anche i luoghi. L’incendio nella notte alla Città della Scienza di Napoli deve fare riflettere tutti noi. Un luogo dove si faceva cultura ed educazione, del quale sembra rimanga ben poco. Ma nonostante l’amarezza iniziale, credo nell’ottimismo e nell’opera della gente, quella maggioranza che ama i luoghi di cultura, di educazione, di scambio e di fermento.
L’incendio della città della scienza è proprio un disastro… Speriamo nella buona volontà di una ricostruzione.