Il clima che cambia: non solo un problema ambientale

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Il clima che cambia non è solo un problema ambientale come ci raccontano nel loro libro Carlo Carraro e Alessandra Mazzai. Un libro da leggere per avere una panoramica sulla situazione climatica presente.

Il clima che cambia. Non solo un problema ambientale” è il libro scritto da Carlo Carraro e Alessandra Mazzai per la casa editrice Il Mulino. Un libro di circa duecento pagine che racconta, basandosi su dati scientifici, la situazione del clima che cambia. Raccontare il libro è impossibile: diviso in brevi paragrafi e di facile lettura ci guida attraverso vari aspetti del clima che cambia, dal problema dell’Artico, agli accordi sul clima, dai comportamenti singoli e collettivi ai green jobs.

Ho scelto, dunque, di raccontare due aspetti che mi hanno colpito: l’analisi del decennio 2001-2010, decennio di record negativi per l’ambiente, e il “paradosso di Giddens

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Il messaggio di Barack Obama, Presidente degli U.S.A.

Premessa. Le scienze ci confermano che c’è una relazione tra cambiamenti climatici ed eventi meteorologici, così come c’è una relazione tra cambiamenti climatici ed emissioni di gas serra in atmosfera. Sappiamo (con la probabilità del 95%) che i cambiamenti climatici hanno come principale causa le emissioni umane di gas serra: le anomalie climatiche estreme hanno cause antropogeniche.

Un decennio da record: 2001-2010. Un’analisi interessante, che mi ha fatto riflettere, è quella del decennio 2001-2010 (a pagina 66 del libro). In questo decennio si sono registrati molti record, tutti negativi, preoccupanti, che fanno meditare (senza angosciarsi, ma pensando al fatto che occorre agire al più presto).

  1. 2001-2010, il decennio più caldo dall’inizio delle misurazioni (1850) con estremi climatici importanti
  2. la temperatura media terrestre e oceanica è aumentata di 0,4°C rispetto alla media globale del periodo 1961-1990 e di 0,21°C rispetto alla media degli anni 1991-2000
  3. I 10 anni più caldi di sempre sono tutti dopo il 1998 (e ben 9 dopo il 2002)
  4. 2001-1010, il decennio più piovoso dall’inizio del 1900. Inondazioni in Europa (2001-2005), in India (2005), in Africa (2008), in Asia e Australia (2010) sono tutti eventi estremi frequenti
  5. le inondazioni, legate alla siccità, che hanno colpito più persone: Australia (2002 e altri anni), Africa dell’est (2004-2005), Bacino dell’Amazzonica (2010)
  6. il ciclone tropicale più mortale del decennio 2001-2010: il Ciclone Nargis (Birmania 2008) che ha colpito 8 milioni di persone e ne ha uccise 138.000
  7. il ciclone tropicale più costoso del decennio 2001-2010: l’Uragano Katrina (USA 2005) con 130 miliardi di dollari di danni
  8. le vittime di catastrofi naturali sono aumentate in questo decennio del 20% rispetto al decennio precedente e hanno raggiunto la cifra di 370.000 morti.

Il paradosso di Giddens. Il sociologo Anthony Giddens propone un paradosso da tenere in considerazione. L’opinione pubblica si sta interessando sempre più al tema dei cambiamenti climatici. L’interesse aumenta, dunque, ma le azioni compiute sono ancora poche.

Il problema è ancora percepito come distante, lontano e astratto

“I pericoli prodotti dal riscaldamento globale non sono tangibili, immediati e visibili nel corso della vita quotidiana perciò molti non agiscono. Se si aspetta che i problemi diventino macroscopici e gravi prima di agire, a quel punto sarà già troppo tardi per agire” (paradosso di Giddens)

Secondo Giddens le azioni per contrastare il cambiamento climatico sono ancora troppo poche: i costi sociali ed economici saranno troppo alti, perché il clima che cambia è un problema ambientale, ma anche sociale ed economico. Servono leggi, politiche nazionali e internazionali adeguate, ma anche le azioni dei singoli, le azioni quotidiane.

Per l’80% dei cittadini europei i cambiamenti climatici sono un problema grave. Per 1 europeo su 6 sono il problema più grave in assoluto.

La crisi economica di questi anni ha fatto passare in secondo piano il problema dei cambiamenti climatici.

Solo un terzo degli europei riconosce la propria responsabilità personale verso i cambiamenti climatici

Occorre tradurre la consapevolezza in azione. Occorre prendere esempio dal caso di New York, ma non aspettare sempre l’ennesima catastrofe prima di agire.

Il caso di New York. L’uragano Sandy, il 29 ottobre 2012, ha provocato 43 morti, danni e distruzione per migliaia di dollari. Il Sindaco Bloomberg, nel giugno del 2013, ha proposto un piano di qualificazione urbana ambizioso e costoso (20 miliardi di dollari) per evitare futuri danni e contenere eventuali disastri naturali. Il progetto è stato approvato perché tutti avevano ancora negli occhi le scene del disastro provocato da Sandy pochi mesi prima: se non ci fosse stato l’Uragano Sandy, molto probabilmente il progetto sarebbe stato bocciato perché troppo ambizioso e troppo costoso.

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Carlo Carraro – Alessandra Mazzai – Il clima che cambia. Non solo un problema ambientale – casa editrice Il Mulino

In cocnlusione. Nel 2050 saremo circa 9,6 miliardi di persone ad abitare la Terra. Il Pianeta è già oltre la sua capacità di rigenerazione. Attualmente utilizziamo già le risorse di 1 Pianeta e 1/2. L’impronta ecologica è più che raddoppiata dal 1961 ad oggi per l’aumento di gas serra in atmosfera. Continuando così, nel 2030 ci serviranno le risorse di 2 Pianeti. Pensiamoci, agiamo di conseguenza verso uno sviluppo sostenibile inclusivo che comprenda anche le zone in via di sviluppo.

Un ringraziamento alla casa editrice Il Mulino, in particolare ad Ida Meneghello, per avermi inviato una copia omaggio che ho già provveduto a regalare al sistema bibliotecario della provincia di Milano.

Carlo Carraro – Alessandra Mazzai – Il clima che cambia. Non solo un problema ambientale – casa editrice Il Mulino – 2015- 208 pagine – prezzo di copertina 14€

Sabrina Lorenzoni

Sabrina Lorenzoni

Biologa ambientale

Blogger e green content writer, mi occupo di comunicazione digitale e divulgazione scientifica nei settori ambiente e biosostenibilità.

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